Mortalità, l’effetto Covid si è attenuato: i dati dell’Istat

Coronavirus Nei primi 4 mesi del 2022 in Bergamasca il cosiddetto «eccesso di mortalità» è rimasto contenuto e corrisponde a 139 decessi in più rispetto al periodo 2015-2019. Il professor Carlo La Vecchia: ma l’attenzione resti alta, i fragili vanno protetti.

La verità sta nel mezzo: il Covid fa ancora vittime, ma la mortalità si sta attenuando. La dose di realismo è condensata nei numeri dell’Istat sull’eccesso di mortalità: in maniera cruda, è l’analisi di quante persone in più muoiono oggi – per qualsiasi causa, non solo per Covid – rispetto al periodo pre pandemico. Nei primi quattro mesi del 2022, nonostante il numero esorbitante di oltre 130mila contagi, in Bergamasca l’eccesso di mortalità è rimasto contenuto al 3,76%. Un’oscillazione che, in altri termini, corrisponde a 139 decessi in più rispetto a quanti mediamente se ne registravano tra gennaio e aprile del quinquennio 2015-2019, il periodo preso a riferimento dall’Istituto di statistica per comparare l’andamento della mortalità prima che il Covid sconvolgesse ogni logica.

A livello nazionale l’eccesso di mortalità tra gennaio e aprile di quest’anno è stato del 5,7%: il valore della Bergamasca è dunque più basso di un paio di punti percentuali, anche per via della drammatica eredità della prima ondata

«Un eccesso di mortalità lo si registra anche in questa fase di Omicron ma è contenuto – rileva il professor Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica medica all’Università degli Studi di Milano –, anche se sui dati occorrono alcune precisazioni. Per esempio, l’eccesso di mortalità effettivo potrebbe essere anche leggermente inferiore: i dati di comparazione si riferiscono al 2015-2019, bisogna viceversa tener conto dell’invecchiamento della popolazione intervenuto nel frattempo.

L’eccesso di mortalità dell’Italia, tra l’altro, è inferiore al numero di vittime per Covid registrate nello stesso periodo». A livello nazionale l’eccesso di mortalità tra gennaio e aprile di quest’anno è stato del 5,7%: il valore della Bergamasca è dunque più basso di un paio di punti percentuali, anche per via di quella drammatica eredità della prima ondata che ha portato alla decimazione delle persone più fragili.

Post Covid da monitorare

Si sta comunque entrando in un’altra fase, quella di convivenza ed endemizzazione del virus, e sono i numeri a indicarlo. Non c’è alcun paragone possibile con quanto si è vissuto due anni fa: nel primo quadrimestre del 2020 in Bergamasca erano morte – per tutte le cause, non solo per Covid – 9.813 persone, nel primo quadrimestre del 2022 i decessi – sempre per tutte le cause – sono scesi a 3.839. Praticamente, 6mila decessi in meno. Si è appunto tornati attorno ai valori pre Covid, perché a gennaio-aprile degli anni 2015-2019 erano morte mediamente 3.700 persone in Bergamasca. Va però segnalato che ad aprile c’è stato un discreto rimbalzo della mortalità, con 102 decessi in più della media in Bergamasca; anche su scala nazionale l’andamento ha oscillato verso l’alto.

«Nella fase di Omicron rimane un modesto eccesso di mortalità, tra l’altro inferiore al numero di decessi per Covid effettivamente registrato»

Dunque, l’attenzione deve rimanere adeguata: «I dati di aprile vanno ancora consolidati, e analizzati meglio – premette La Vecchia –. Va tenuto conto anche del fatto, dimostrato dagli studi, che nei due-tre mesi successivi all’infezione dal Covid c’è un eccesso di infarti e ictus, per via dell’impatto che la malattia ha sulle dinamiche della trombosi. Un altro tema, da monitorare sempre più, è l’impatto dell’emergenza sulla cura delle altre patologie, dagli infarti agli ictus e sino ai tumori: in questi due anni le cure sono rallentate».

La sintesi sul presente della pandemia a quasi due anni e mezzo dall’inizio è però corroborata dai numeri: «Nella fase di Omicron rimane un modesto eccesso di mortalità, tra l’altro inferiore al numero di decessi per Covid effettivamente registrato», spiega La Vecchia.

Omicron 5

Quanto a Omicron 5, la variante che sta determinando una nuova recrudescenza epidemiologica, «l’aumento dei casi è evidente – risponde La Vecchia -: l’indicatore del rialzo delle infezioni è il tasso di positività di nuovo alto. L’impatto sui servizi sanitari è però modesto: sembra un quadro clinico analogo a quello delle precedenti varianti Omicron, e questo è positivo». Proprio perché il virus continua a circolare e lo farà a lungo, La Vecchia lancia un messaggio: «È vero che le conseguenze su giovani e adulti sono modeste, ma gli anziani e i fragili devono continuare a proteggersi. La quarta dose è importante, li mette al sicuro dalle conseguenze più gravi della malattia».

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