«Operata al cuore e non ho un segno»: l’intervento speciale al «Papa Giovanni»

La storia. Serenella Barbieri, ballerina, e la tecnica trans-ascellare per la riparazione della valvola mitralica. Il cardiochirurgo: già 72 operazioni simili.

«Cosa posso dire? Quello che ho detto al chirurgo subito dopo l’intervento: siete stati dei maghi. Ecco, io sento di aver vissuto una magia: sono arrivata in sala operatoria dopo aver perso tanti chili, ero affaticata, non riuscivo nemmeno a muovere un braccio senza sentirmi stanca, e ne sono uscita come rimessa a nuovo, con una energia ritrovata. E soprattutto senza alcun segno visibile di quello che avevo dovuto affrontare: giusto un tagliettino sotto l’ascella che non si vede proprio. E, per il mio lavoro, non avere segni sul corpo era fondamentale. Ora ho ritrovato la gioia, la bellezza della vita: nel corpo e nell’anima». Serenella Barbieri ha una voce garrula, quasi una musica di campanelli, mentre racconta quello che le è accaduto.

Ha 55 anni, è una ballerina professionista, diplomata alla Royal Academy di Londra, ha due figli, un maschio e una femmina, di 16 e 17 anni «ma loro non sono ballerini», ed è direttrice e insegnante di una scuola di danza che richiama allievi da Bergamo e provincia, lo studio «Attitude» a Ranica, dove lei abita. «Tutto è cominciato con questa pesante stanchezza, mi sentivo affaticata, non sopportavo alcun sforzo. Il mio medico mi ha indirizzato all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dove sono stata presa in carico dal cardiochirurgo Samuele Bichi – racconta Serenella Barbieri – . Mi viene spiegato che soffro di una insufficienza valvolare mitralica di grado severo, la valvola del mio cuore era affetta da una degenerazione mixomatosa. Bisognava intervenire, ma l’intervento classico prevede un profondo taglio all’altezza dello sterno, e una sternotomia. Con tempi di ripresa lunghissimi. E una cicatrice che certo non avrei voluto». L’insufficienza valvolare mitralica era un rischio troppo alto, non compatibile con la sua attività di istruttrice: la degenerazione mixomatosa comporta che lo strato della valvola si assottiglia, i lembi della valvola diventano più allungati, cedevoli ed ispessiti, le corde tendinee che sostengono i lembi si allungano fino a rompersi e l’anello della valvola si dilata. Ad ogni battito, il sangue torna indietro e refluisce nell’atrio sinistro.

Questa condizione può portare nel tempo a una dilatazione dell’atrio sinistro e, potenzialmente, anche a una insufficienza cardiaca. L’intervento classico è pesante, e la valvola di Serenella andava o riparata o sostituita.

«Ho studiato il caso di questa ballerina, e alla fine ho optato per una tecnica mini-invasiva.

L’età ancora giovane della paziente, le sue ottime condizioni da sportiva sono stati fattori determinanti nell’optare per questa modalità, che ha un livello di sicurezza sovrapponibile a quello della tecnica tradizionale (che resta tuttavia preferibile nei casi di pazienti con patologia cardiaca valvolare in stadio avanzato), ma nel contempo garantisce tempi migliori di recupero, cicatrici meno visibili e si riduce il dolore in sede di incisione e soprattutto il rischio di infezione – spiega il cardiochirurgo Samuele Bichi, che è responsabile all’Asst Papa Giovanni della nuova Unità di Cardiochirurgia mini-invasiva e della correzione ibrida dell’aorta toracica, che fa capo alla Cardiochirurgia diretta da Maurizio Merlo – . Non abbiamo dovuto sostituire la valvola mitralica, ma l’abbiamo riparata con una sorta di anello, una protesi che permette di ripristinarne il corretto funzionamento. L’incisione, con la scelta della via trans-ascellare, non avviene più a livello classico con la sternotomia, ma è un taglio di 5-6 centimetri, in posizione laterale del torace. La paziente ha avuto una ripresa rapidissima: poco dopo l’intervento era già stata dimessa dalla Terapia intensiva e qualche giorno dopo già camminava con sicurezza da sola».

E l’incisione non si vede, proprio come Serenella Barbieri desiderava. «Per il mio lavoro e la mia professione era importante non avere segni troppo visibili, ma il risultato è andato oltre le mie aspettative. È stato davvero tutto una magia, anche entrare in sala operatoria e incontrare una mia allieva è stata una sorpresa: come anestesista ho trovato Federica Pellicioli, che è stata mia alunna quando insegnavo alle scuole medie di Albino – si commuove Serenella – . Per di più, sua sorella è stata anche mia allieva di danza. Così come altre allieve di danza le ho trovate tra le infermiere: che dire, ho avuto angeli che si sono presi cura di me. La vita mi ha riservato questo grande regalo: quando erano bambine queste ragazze mie allieve le sentivo come figlie. Il bene che ho voluto loro mi è stato tutto restituito quando io sono stata male: mi hanno curato, accudita e coccolata in ospedale. È stata tutta una magia, dalle infermiere fino ai medici».

Con la tecnica trans-ascellare – praticata in pochi centri in Italia –, che il cardiochirurgo Samuele Bichi ha adottato per Serenella Barbieri, all’ospedale «Papa Giovanni» sono già stati effettuati 72 interventi per la riparazione plastica o la sostituzione della valvola mitralica; per questa modalità mini-invasiva tutto lo strumentario chirurgico è stato adeguato, speciali telecamere endoscopiche permettono di operare nel torace e nelle cavità cardiache con la massima precisione. «E proprio in questi giorni abbiamo effettuato altri interventi simili – rimarca Bichi – . Uno degli ultimi su una paziente di 47 anni di Firenze: la ripresa di questa giovane donna è stata sorprendente, poche ore dopo l’intervento, quando l’ho vista in Terapia intensiva, mi ha parlato come se avesse subito un’operazione per un’ernia. Ma non siamo maghi: questa è la chirurgia del futuro».

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