Origami nel bosco per ricordare i 260 minori ucraini uccisi in 100 giorni di guerra

L’iniziativa Nel bosco per la pace di via Europa a Bergamo si sono ritrovati i rappresentanti dell’associazione Zlaghoda: «La violenza si fermi subito».

Nel bosco piantato un anno prima del Covid come simbolo di pace e di vita a ridosso dell’istituto Quarenghi in via Europa, nel pomeriggio di sabato 4 giugno l’associazione Zlaghoda ha celebrato la giornata istituita dal governo ucraino in memoria dei bambini morti durante la guerra. A oltre cento giorni dall’inizio del conflitto, sono più di 260 i minorenni caduti sotto le bombe dei russi: per ognuno di loro i volontari dell’associazione hanno preparato un origami a forma di gru (animale simbolo della purezza assoluta) che hanno appeso agli alberi piantati dai cittadini ucraini che vivono in città. Un’idea nata da una signora giunta in Italia circa un mese fa, in fuga da Zaporizhzhia, e che oggi vive accolta da una famiglia di Bergamo. In 50 si sono dati appuntamento al parco; tra loro anche qualche profugo in fuga dalla guerra, soprattutto mamme con bambini.

«Qui a Bergamo i nostri bambini vivono in pace – dice la presidente dell’associazione –, si divertono e dimenticano i momenti di orrore che hanno passato in Ucraina».

«Ci troviamo nel parco dove abbiamo piantato le querce per la vita e purtroppo oggi siamo qui per un altro motivo – ha detto Yaroslava Vyshnevska, presidente dell’associazione Zlaghoda –. Stanno morendo i nostri bimbi e noi non possiamo permetterlo. Dobbiamo urlare questa ingiustizia, perché la violenza si fermi subito». Da Bergamo il pensiero corre inevitabilmente alle migliaia di persone che resistono nelle città dell’Ucraina bombardate dai russi: «Vivere sotto gli edifici, senz’acqua e senza cibo, è una tragedia. Parliamo di qualcosa che non dovrebbe mai più succedere nel mondo». Nella Bergamasca sono ancora quasi tremila i rifugiati censiti che continuano a vivere lontano dalla loro terra, nell’attesa di una fine della guerra che ancora nessuno riesce a intravvedere. Tra loro ci sono tanti bambini: «Qui almeno vivono in pace – ha detto ancora la presidente dell’associazione –, si divertono e dimenticano i momenti di orrore che hanno passato prima di lasciare l’Ucraina».

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