Pillola anti Covid, arrivate a Bergamo le prime 80 confezioni

Il Paxlovid della Pfizer è un antivirale in pillole e si può assumere a domicilio. Rizzi, Malattie infettive: «Va prescritto e preso entro 5 giorni dai sintomi. Ma la vera profilassi resta il vaccino».

Il nuovo farmaco per contrastare il virus Sars-Cov2 ora è a disposizione dei bergamaschi: da martedì 8 febbraio sono pronte per la distribuzione, nella Farmacia interna dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo (struttura individuata per la logistica della distribuzione, a cui fanno riferimento anche le altre Asst), 80 confezioni di trattamento di Paxlovid (è la prima consegna, ne seguiranno altre), il nome commerciale del preparato prodotto da Pfizer, che è composto da due principi attivi, nirmatrelvir e il ritonavir. Come si intuisce dalla denominazione, si tratta di un antivirale, che contrasta l’azione del virus e permette, a chi lo assume, di limitare i rischi di progressione dell’infezione in malattia grave, di ospedalizzazione e riduce il pericolo di morte.

«Paxlovid si aggiunge agli altri antivirali che abbiamo già in utilizzo: il molnupiravir, che è commercializzato dalla Merck, e il remdesivir, prodotto da Gielad – spiega Marco Rizzi, direttore di Malattie infettive dell’Asst Papa Giovanni XXIII – . Paxlovid, proprio come il molnupiravir, è consigliato per soggetti con particolari profili di rischio, per più patologie o particolarmente fragili, con sintomi Covid lievi e che non hanno bisogno di ossigeno: la terapia va somministrata in modo tempestivo, per 5 giorni consecutivi, entro 5 giorni dalla scoperta della positività; un farmaco per uso orale, sono pastiglie da assumere due volte al giorno».

Diagnosi precoce

E se il vantaggio dei due antivirali, il Paxlovid e l’altro prodotto da Merck, già utilizzato anche a Bergamo, è che si assumono a domicilio, c’è il rovescio della medaglia, come rimarca Rizzi: «Il limite sta nel fatto che l’efficacia del farmaco si basa sul suo utilizzo entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi, e quindi dal test che provi l’infezione da Sars-Cov2 in atto: un ruolo importante spetta quindi ai medici di base e agli operatori sanitari nell’intercettare con rapidità i possibili candidati all’utilizzo. Le stesse regole valgono per il preparato di Merck. Noi, al “Papa Giovanni”, raccogliamo le segnalazioni dai professionisti e, dietro prescrizione, possiamo consegnare il trattamento da eseguire a domicilio. Il prodotto può essere consegnato anche a un parente o un caregiver del malato». Paxlovid, comunque, può essere utilizzato anche da persone ricoverate in ospedale. «Si tratta di casi limitati, possono essere pazienti segnalati dai pronto soccorso o quei pazienti con altre patologie che vengono scoperti positivi al momento del ricovero. O su segnalazione degli specialisti che hanno in cura pazienti per patologie complesse, per esempio oncoematologiche o in particolari condizioni di fragilità, che si scoprono positive e hanno lievi sintomi – rimarca Rizzi –. Ma su un punto è fondamentale insistere: questo trattamento antivirale, come quello prodotto dalla Merck, non può essere inteso come terapia profilattica per evitare l’infezione: l’unico strumento valido per proteggersi dal contagio è il vaccino. Il terzo antivirale che abbiamo a disposizione è il remdesivir, già in uso da tempo, ma questo va somministrato in ospedale, entro 7 giorni dai primi sintomi: è una infusione endovenosa, va fatta per tre giorni di seguito, sono circa un centinaio i pazienti già trattati con questo antivirale, mentre con l’antivirale della Merck abbiamo già distribuito almeno 50 trattamenti». In Italia la prima distribuzione di Paxlovid ammonta a poco più di 11.200 confezioni; è prevista la fornitura di 600mila trattamenti nel 2022, che verranno distribuiti alle strutture sanitarie regionali.

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