Rapine azzerate in posta, in banca -85%. «Più pattuglie in strada, scelta vincente»

Il bilancio. Dal 2011 al 2022 il netto calo dei reati predatori nella Bergamasca: -40%. Nei negozi dato giù del 63%. Il prefetto: «Merito dell’impegno delle forze dell’ordine, sicurezza è bene comune». Il questore: «Mutato il crimine».

A parlare sono i dati. Negli ultimi dodici anni le rapine hanno registrato una nettissima frenata a Bergamo e provincia: un calo del 40%, se si comprendono tutte le categorie di obiettivi, con un dato che arriva ad azzerarsi completamente negli uffici postali e a registrare un meno 85% nelle banche e un meno 63% nelle attività commerciali.

Se nel 2011 le rapine alle Poste erano state 15, lo scorso anno non se n’è registrata nemmeno una, dopo un calo costante negli anni (nel 2021 ne era stata messa a segno una, nel 2020 cinque, l’anno prima 6, nel ’18 solo una, nel ’17 sei, nel 2016 sette, con un crescendo andando a ritroso negli anni: 2, 4, 7, 13 e 15 appunto nel 2011). Identico il trend in calo per gli assalti alle banche: dai 21 del 2011 si è arrivati ai 3 dell’anno scorso (di cui una nel capoluogo), mentre nel 2021 non c’erano stati colpi, nel 2020 solo uno, nel ’19 tre, zero anche nel 2018 e poi, all’indietro, 7, 13, 8, 10, 14, 18 e appunto 21 dodici anni fa.

Restano invece più alti i numeri assoluti delle rapine nei negozi, benché si registri un calo significativo anche su questo fronte: nel 2011 i colpi erano stati 94, l’anno scorso 34, 60 in meno in valori assoluti e un -63% in percentuale. Calo del 14% anche delle rapine «sulla pubblica via», spesso conseguenze di liti, scese da 223 a 192 in 12 anni, e calo del 45% per le «rapine in casa», che non sono gli assalti delle bande nelle ville, dei quali purtroppo anche la Bergamasca era stata teatro diversi anni fa, bensì furti scoperti dai proprietari e che degenerano in rapine perché i padroni di casa vengono a quel punto spintonati o minacciati. Comprendendo tutte le tipologie di rapine, negli ultimi 12 anni il calo netto è stato dunque del 40%, con i colpi scesi da 562 a 333.

«I dati registrano un trend in diminuzione soprattutto per quanto riguarda i reati che creano maggiore allarme sociale, appunto i reati predatori – sottolinea il prefetto Giuseppe Forlenza –: il calo è stato confermato nel 2022, soprattutto se confrontato con il 2019, che è l’ultimo anno pre-Covid al quale facciamo riferimento. Questo è frutto dell’impegno che le forze dell’ordine mettono quotidianamente in campo: polizia, carabinieri e Guardia di finanza svolgono una efficace e mirata attività di prevenzione e repressione. Tutte le criticità vengono esaminate in seno al Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, che è la sede naturale in cui vengono analizzate e vengono rimodulati in base alle esigenze i servizi di prevenzione, nell’ambito del controllo coordinato del territorio. La sicurezza è un bene comune. A essa concorrono tutti e viene declinata nelle sue varie accezioni: partecipata, integrata, urbana». E, complice anche la diminuzione del contante in circolazione, è cambiato anche l’«approccio» del crimine: «Sono aumentati i reati informatici, soprattutto le truffe, che hanno registrato un’impennata durante la pandemia – prosegue il prefetto –. Abbiamo in corso un’attività info-investigativa per contrastare le truffe, a danno soprattutto delle fasce più deboli della popolazione».

«Credo che il dato di questi ultimi 12 anni sia il risultato di quanto messo in atto dalle forze dell’ordine sul territorio, ovvero l’incremento di personale di pattuglia sulla strada – aggiunge il questore Stanislao Schimera –: benché le risorse siano sempre di meno, non abbiamo mai fatto mancare la presenza sulla strada. Anzi, il numero di servizi è andato aumentando. In questo modo anche i criminali si sono resi conto che mettere a segno un certo tipo di reati, quelli predatori e più violenti, è diventato sempre più difficile. La vera cartina di tornasole per noi sono in realtà le denunce: se, come sta avvenendo, anche queste diminuiscono in contemporanea con i reati, significa che il lavoro di prevenzione messo in atto è positivo e questo, oltre a essere motivo di orgoglio per noi, significa anche che dobbiamo continuare su questa strada, ovvero in una tipologia di lavoro che sia più vicino alla realtà e alle esigenze del territorio. Nel contempo sono cresciute le truffe on line: ce ne siamo accorti soprattutto durante la pandemia, quando non c’era nessuno in giro e anche i criminali si sono dovuti reinventare, colpendo tramite la rete. Anche su questo fronte la nostra attenzione e il nostro impegno sono altissimi».

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