Scuole, verso lo «spreco zero» in mensa: una seconda vita per il cibo avanzato

Bergamo città. La sperimentazione attiva in 30 istituti su 55. Gori: «Presto sarà estesa a tutti». Il vicedirettore della Fao Martina: «Bene la sovranità alimentare, diversa dal sovranismo».

Un furgone che passa nelle scuole per raccogliere il cibo in eccesso distribuito nelle mense e destinarlo a chi ne ha più bisogno. Parte anche da qui la lotta allo spreco alimentare nelle città e Bergamo è tra le prime in Italia ad aver promosso un’iniziativa che riduce al minimo le quantità di cibo destinato alle scuole e gettato nel cestino. La sperimentazione è attiva in 30 delle 55 mense scolastiche della città e presto sarà ampliata a tutti gli istituti. È uno degli esempi che ieri il sindaco Giorgio Gori ha portato nella conferenza «Città, politiche per il cibo e cambiamento climatico» organizzata a Palazzo Frizzoni dall’Università in collaborazione con il Comune, Slow Food Italia, Fao e Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile, nell’ambito della VI rassegna «Agricultura e Diritto al Cibo» in corso a Bergamo per parlare di agricoltura sostenibile e diritto all’alimentazione sana.

Martina: «Lotta alla fame, tre grandi sfide da affrontare»

«Ci sono tre grandi sfide che stiamo affrontando nella lotta alla fame – ha detto il vicedirettore generale della Fao, Maurizio Martina, presente all’incontro –: le conseguenze della pandemia, le guerre e il cambiamento climatico. Queste sfide hanno nella lotta alla fame e alla malnutrizione l’emergenza assoluta; la risposta non è facile, ma è fondamentale che le comunità più forti, come quella di Bergamo, siano consapevoli di queste sfide e si attrezzino». Il tema delle politiche urbane del cibo, attorno al quale si è discusso in settimana, è già una parte di risposta, secondo Martina: «Sprecare meno, consumare meglio, avere un rapporto diverso con il territorio che ci circonda e dare valore al cibo, sono azioni che hanno senso se rafforziamo il rapporto con chi produce e vive di agricoltura. Avere un rapporto forte con loro è fondamentale». Da qui il ruolo delle città e in particolare dei grandi agglomerati urbani, dove si sta concentrando sempre più la vita della popolazione: «Le città – ha detto ancora Martina – possono contribuire a sviluppare una forma di educazione: serve sprecare meno perché un terzo di quello che compriamo e che arriva in cucina lo buttiamo via, ed è un’enormità».

Ogni volta che si spreca del cibo, ha ricordato Giaime Berti, della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, «sprechiamo la parte di energia, di terreno e di lavoro che sono stati utilizzati per produrlo». Servono dunque politiche che, partendo dal risparmio, siano in grado di ristabilire un equilibrio nella distribuzione del cibo. «A Bergamo abbiamo lavorato partendo dall’idea di dare una mano ai produttori, dando forza, sostenibilità e nuovi sbocchi al loro lavoro – ha ricordato Gori –. Abbiamo lavorato sulla costruzione di filiere di valorizzazione dei prodotti agricoli locali, in particolare con un occhio ai produttori che operano nelle aree collinari e montane. E lì vogliamo tornare nel 2023 con il progetto “Terre Alte” per portare a Bergamo un appuntamento internazionale sull’agricoltura di montagna».

Il sindaco Gori: «Abbiamo introdotto l’idea del menu salva-clima proponendo un menu vegetariano un giorno alla settimana. L’idea è di andare oltre e di estenderlo anche alle strutture sociosanitarie, alla rete dei ristoranti e alle mense delle aziende, non solo in città, ma anche in provincia»

Il sindaco ha ricordato anche gli sforzi del Comune per dare più visibilità alle piccole aziende e il tentativo - attraverso il nuovo Pgt - di ampliare le zone in cui è possibile fare agricoltura, con il recupero di 800mila metri quadrati a uso agricolo sottratti a possibili, nuove edificazioni. E ancora sulle mense scolastiche: «Abbiamo introdotto l’idea del menu salva-clima – ha detto Gori – proponendo un menu vegetariano un giorno alla settimana. L’idea è di andare oltre e di estenderlo anche alle strutture sociosanitarie, alla rete dei ristoranti e alle mense delle aziende, non solo in città, ma anche in provincia».

Sovranità alimentare

Produrre e consumare cibo locale significa parlare anche di «sovranità alimentare», un concetto introdotto nel ministero dell’Agricoltura del nuovo governo, che ha già fatto discutere maggioranza e opposizione: «Chi confonde sovranità con sovranismo, però, fa un errore clamoroso – ha rilevato Maurizio Martina –. La sovranità è un’idea di emancipazione, di diritto, di autonomia, di forza; un concetto che non regalerei a nessuno, e che ha una storia che andrebbe conosciuta meglio. Il sovranismo è un’altra cosa: ha a che fare con un’idea di chiusura. Che il nuovo governo abbia deciso di fare come in Francia (inserendo, appunto, la “sovranità alimentare” nel nome del ministero) non suscita particolare scandalo, anzi, lo accolgo come un elemento di sfida».

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