Sei studenti bergamaschi ancora in Cina «Quarantena? Deciderà il ministero»

Sono sei gli studenti bergamaschi ancora impegnati in Cina nel «Progetto Intercultura» riservato ai ragazzi delle classi quarte superiori.

«Nessun allarmismo. Ci atteniamo alle disposizioni contenute nella circolare. Facciamo un altro mestiere. Rispettiamo i ruoli». Così i presidi bergamaschi liquidano le polemiche scatenatesi nelle ultime ore dopo la proposta di tre governatori (Lombardia, Veneto e Friuli) di integrare le disposizioni del ministero della Salute per la gestione degli studenti di ritorno dalle aree della Cina con una sorta di quarantena di due settimane, prima del rientro a scuola.

Sono sei gli studenti bergamaschi ancora impegnati in Cina nel «Progetto Intercultura» riservato ai ragazzi delle classi quarte superiori. Un’esperienza formativa e didattica che avrebbe dovuto terminare a giugno, ma che verrà interrotta a breve: i ragazzi stanno bene e rientreranno in Italia nei prossimi giorni. Tuttavia la circolare del Ministero della Salute ha aperto un vivace dibattito.

«Abbiamo un nostro studente impegnato a Hong Kong – sottolinea Ugo Punzi, dirigente scolastico del liceo scientifico Mascheroni -. Le circolari diramate dal Ministero della Salute e anche da Ats sono le nostre linee guida di riferimento. A queste dobbiamo attenerci. Io faccio un altro mestiere, non devo commentare. A noi risulta che lo studente stia bene e ciò è sufficiente». Nella circolare del Ministero della Salute, tra i vari punti, si raccomanda agli studenti rientrati dalla Cina nelle ultime due settimane di monitorare l’eventuale insorgenza di sintomi come tosse, febbre e difficoltà respiratorie e di chiamare, in casi di sintomi, il numero 1500, proteggendo le vie aeree con mascherina ed evitando contatti stretti fino alla definizione dello stato di salute da parte del personale sanitario. «La circolare è molto precisa al riguardo – ribadisce Luciano Mastrorocco, preside del liceo Scienze umane e musicale Secco Suardo -. Non c’è ragione di creare allarmismi, oggettivamente non giustificati. Si tratta di un non problema, perché è stato mal posto. Non si possono assecondare gli umori di pancia. Il protocollo è razionale e dobbiamo attenerci a queste indicazioni. Con il blocco del traffico aereo da e per la Cina non ci sono aspetti particolari da sottolineare».

Tra le misure preventive sono stati estesi su tutti i voli i controlli con i termoscanner, compresi quelli europei ma esclusi quelli nazionali, in arrivo negli aeroporti italiani. Ogni scalo installerà gli scanner nelle aree più idonee anche se nella maggior parte dei casi saranno messi alle uscite o nell’area controllo passaporti. Negli aeroporti senza la strumentazione, i controlli saranno effettuati da volontari medici e paramedici della Croce rossa e di altre associazioni di Protezione Civile con i termometri a pistola. Al momento tuttavia all’aeroporto di Orio non sono giunte indicazioni o prescrizioni operative al riguardo. «Serve serietà nell’approccio – spiega Antonio Signori, preside del liceo classico Sarpi -. Non abbiamo studenti del Progetto Intercultura in Cina, ma negli Stati Uniti. Non mi arrogo il diritto di fare commenti su una circolare emanata da soggetti competenti in materia. O si è esperti del settore o si fanno danni. La comunità va informata con i canali appropriati. E quelli del ministero sono sufficienti». Claudio Berta, dirigente scolastico dell’IIS Caniana, aggiunge: «Nessuno dei nostri studenti è in Cina, però è utile che sia stata sollevata la questione della sicurezza, in senso propositivo. Mi fido degli esperti. Importante è porre domande, non allarmismi. Abbiamo 850 studenti e famiglie che chiedono certezze».

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