Sigarette, si inizia sempre più presto. Prima dei 18 anni un fumatore su due

LA RICERCA. Studio sul fenomeno in Bergamasca commissionato da Lilt a Swg. Il 47% degli intervistati ha cominciato a fumare «per curiosità» e il 74% ha già tentato di smettere.

Si comincia da giovani, giovanissimi. Quasi per gioco, sempre più spesso per curiosità, e poi di quel vizio si resta prigionieri a lungo, a volte tutta la vita. Tra i fumatori bergamaschi, il 9% ha iniziato addirittura prima dei 14 anni; un altro 22% lo ha fatto tra i 14 e i 15 anni, un altro 16% tra i 16 e i 17 anni: così, in sintesi, il 47% di chi fuma – un fumatore su due – ha iniziato prima dei 18 anni, un altro 31% lo ha fatto dalla maggiore età, e infine un 22% non se lo ricorda, con l’età media pari a 17,8 anni. E se dai dati si toglie la quota di chi non ha memoria precisa sulla prima sigaretta, il «peso» dei minorenni sale addirittura al 60%. É quanto rivela lo studio che la Lilt Bergamo, la Lega italiana per la lotta contro i tumori, ha commissionato all’istituto di ricerca Swg sulle abitudini dei fumatori in Lombardia e in Bergamasca, in vista della Giornata mondiale senza tabacco che ricorre oggi 31 maggio.

Il 42% degli intervistati risponde che fumare è «un modo per rilassarmi», e solo il 22% dice che «è un piacere».

Come si comincia

Da questi dati emerge come il fattore anagrafico sia appunto un elemento cruciale. Il 65% dei fumatori bergamaschi ha iniziato con le sigarette tradizionali, mentre – ed è un segno dei tempi recenti – si scorge un «nuovo» 7% che è partito dai dispositivi a tabacco riscaldato e un 3% con le sigarette elettroniche con nicotina. Ma perché – e come – si comincia? Il 47% racconta che lo ha fatto per curiosità, il 15% perché voleva «sentirsi grande», l’11% perché lo facevano persone che frequentava; nell’80% dei casi la prima sigaretta è stata accesa insieme agli amici, ma c’è anche un 5% che l’ha fatto in famiglia. Si giunge poi al presente, al rapporto odierno col fumo. Che cosa rappresenta, oggi, quest’abitudine? Il 42% degli intervistati risponde che fumare è «un modo per rilassarmi», e solo il 22% dice che «è un piacere»; il 29% riconosce che è «una dipendenza che vorrei non avere», il 13% ammette che «è una condanna», il 23% lo vede come «un costo».

Tra chi non vuole smettere, il 35% motiva tale scelta perché «ora fumo meno di prima» e un altro 32% perché «fumare mi piace».

Smettere di fumare

Ma chi prova – e, soprattutto, chi riesce – a smettere di fumare? Il 74% dei fumatori bergamaschi ha tentato di smettere (contro il 68% della media lombarda), e in particolare il 28% ha cercato di farlo più volte; è un dato coerente col 62% dei fumatori orobici che dichiarano di voler smettere di fumare. Tra chi vuole smettere di fumare, appunto, il 72% vorrebbe riuscirci perché è consapevole che il fumo rappresenta un rischio per la salute, e un altro 45% (si potevano dare più risposte) lo farebbe «per risparmiare». Ci sono però anche gli irriducibili della sigaretta: tra chi non vuole smettere, il 35% motiva tale scelta perché «ora fuma meno di prima», un altro 32% perché «fumare mi piace e non intendo smettere»; c’è anche un 12% più rassegnato, che non vuole smettere di fumare perché «sa che tanto non ce la farebbe».

Se il prezzo dei prodotti da fumo raddoppiasse, il 24% smetterebbe completamente e un altro 44% ne ridurrebbe il consumo.

Sensibilizzazione e prevenzione

La ricerca dedica un focus anche alle attività di sensibilizzazione. Il 23% dei fumatori bergamaschi ha partecipato a eventi sulla lotta al fumo, in particolare a conferenze organizzate in giornate ad hoc. Quale strategia sarebbe la più efficace, per smettere (o diminuire)? Il 41% opterebbe per un divieto assoluto di fumo in tutti gli spazi pubblici, anche all’aperto, e il 27% indica l’ipotesi di un drastico aumento dei prezzi. Non a caso, se il prezzo dei prodotti da fumo raddoppiasse, il 24% smetterebbe completamente e un altro 44% ne ridurrebbe il consumo.

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