Tabacco, torna a salire il consumo : dal 2020 diecimila fumatori in più

Vent’anni dalla legge Sirchia. Inversione di tendenza segnalata dalle cifre: erano il 22% nel 2019, ora sono cresciuti fino al 24,2%. Allarme per i giovani: «Il Covid ha contribuito alla dipendenza».

Si torna a fumare di più; non accadeva dal 2003, anno della legge Sirchia (dal nome dell’allora ministro della Salute) che vietò il fumo nei locali chiusi, innescando una progressiva discesa del numero dei tabagisti in Italia. Lo dicono i dati: vent’anni fa fumava il 27,6% degli italiani, nel 2019 la percentuale era scesa fino al 22%. Gli ultimi dati, relativi al triennio 2020-2022, parlano invece di un’inversione di tendenza, con la quota di fumatori che è tornata a crescere fino al 24,2%, oltre due punti percentuali in più, pari a 800mila nuovi fumatori in tutta Italia, vale a dire all’incirca 10mila solo nella provincia di Bergamo.

Un campanello d’allarme per epidemiologi e medici che si occupano di dipendenze, e che risuona forte analizzando soprattutto le curve disegnate dai comportamenti dei ragazzi. I dati Espad relativi al 2021 (una ricerca su scala nazionale relativa agli stili di vita e sugli atteggiamenti a rischio legati al consumo di fumo, alcol e droghe) rivelano come dopo il picco in discesa del 2020, la percentuale dei giovani tra i 15 e i 19 anni che fumano ogni giorno è tornata ai livelli del 2018 (il 21,6% contro il 21,7% di 5 anni fa). E dire che nell’anno del lockdown era precipitata al 14,6%. Una brusca inversione di tendenza che preoccupa gli esperti e che potrebbe essere stata causata proprio dal prolungato confinamento della primavera del 2020.

«I dati provinciali ricalcano storicamente quelli diffusi su scala nazionale – spiega Luca Biffi, responsabile dell’Unità di prevenzione delle dipendenze di Ats –. Ragionevolmente, dunque, anche in provincia di Bergamo si è tornati a fumare di più. Verrebbe da dire che il Covid ha dato un contributo significativo a questo fenomeno: se mettiamo insieme questi dati con i numeri relativi alle attività degli sportelli psicologici che lavorano nelle scuole, vediamo che c’è stato un aumento delle problematiche legate ai disturbi d’ansia e dell’umore. Una delle motivazioni che portano anche i giovani a fumare tabacco, è proprio la gestione dell’ansia. In generale, l’uso di sostanze psicoattive è legato a questa dimensione». I disagi provocati dalla pandemia, insieme ad altri fattori, potrebbero dunque aver favorito la ripresa del numero dei fumatori tra i giovani non ancora maggiorenni.

Sempre la ricerca Espad mostra come nel 2021 tra i sedicenni a fumare siano state più le ragazze dei ragazzi (il 18,7% contro il 12,2%), mentre generalmente tra i 15 e i 19 anni sono sempre i maschi a fumare di più: «È come se fosse in atto una rincorsa delle femmine a raggiungere e superare i maschi nei consumi – dice Luca Biffi –. Assistiamo a questo tipo di atteggiamento anche per quanto riguarda le sigarette elettroniche: per la prima volta, nel 2021, le ragazze hanno superato i ragazzi, con una percentuale del 23,6% contro il 21,7%». Non un segno di maggiore responsabilità da parte delle ragazze verso una modalità di consumare tabacco che fa meno male, secondo l’esperto dell’Ats, ma piuttosto una mancanza di appeal della sigaretta elettronica per i maschi.

«È vero che fanno meno male – puntualizza Luca Biffi –, tuttavia ci sono studi recenti che mettono in evidenza aspetti importanti riguardo ai rischi provocati dalle sigarette elettroniche». Resta il fatto che la tendenza a consumare tabacco si è invertita, i consumi sono tornati a crescere e questo è un dato che preoccupa chi lavora nelle dipendenze: «Il fumo di tabacco – rivela Biffi – può diventare la porta d’accesso ad altri tipi di consumi; sono pochi quelli che iniziano a usare sostanze illegali che prima non sono passati dal consumo di tabacco».

Lavorare sulla prevenzione torna a essere fondamentale. «In provincia di Bergamo e nel resto della Lombardia sono attivi da anni programmi di prevenzione con le scuole dalle primarie alle superiori, che hanno dimostrato di essere efficaci – dice ancora Luca Biffi –. Si tratta di iniziative che si occupano di sviluppare le cosiddette abilità di vita dei ragazzi, dalla capacità di comunicare, a quella di resistere alle pressioni esterne, fino alla gestione delle emozioni (rabbia e ansia, per esempio) e allo sviluppo del pensiero critico. Non si tratta di entrare nelle classi a fare informazione, ma di formare i docenti chiedendo loro di coinvolgere i ragazzi durante tutto l’anno in una serie di iniziative mirate. I riscontri ci dicono che la propensione dei ragazzi a mettere in bocca una sigaretta è inferiore del 41% tra coloro che hanno preso parte a queste iniziative, rispetto agli altri. E c’è anche un 21% in meno che ha iniziato a bere alcolici».

© RIPRODUZIONE RISERVATA