Ticket ed esenzioni, in arrivo nuovi verbali di accertamento

SANITÀ. Le lettere dall’Ats. Alla Cgil tante richieste di aiuto. Amboni: molti fragili, prima di pagare rivolgersi ai sindacati per verifiche.

Periodicamente il tema si ripropone: nella cassetta della posta arriva una lettera, e quella lettera porta cattive notizie. Sono i verbali di «accertamento e contestazione per indebita fruizione del ticket sanitario», in sostanza le richieste di pagamento per esenzioni che non erano dovute. La procedura di accertamento è avviata dal ministero dell’Economia e delle Finanze tramite il portale del «Sistema Tessera sanitaria», che incrocia i dati con il ministero del Lavoro e verifica i requisiti di chi aveva autocertificato il diritto all’esenzione dal ticket; dopodiché, l’Ats estrae i codici fiscali segnalati dal ministero, effettua una eventuale scrematura attraverso un proprio controllo e infine invia il verbale. In molti casi si tratta di verbali pesanti, anche di 900 euro: «In questi giorni stanno arrivando le prime lettere che contestano l’indebita fruizione di prestazioni sanitarie senza aver pagato il relativo ticket – segnala Orazio Amboni, responsabile del Dipartimento Welfare della Cgil Bergamo –. È una questione che si ripete ogni anno con numeri importanti: un paio di anni fa si arrivò a 12mila lettere, quest’anno non è ancora dato sapere quante saranno. Riceviamo segnalazioni e richieste d’aiuto da parte di persone molto spaventate, agitate e preoccupate per i toni della lettera, perché i riferimenti normativi al codice penale e alle sanzioni creano disorientamento. Si tratta di persone per lo più di umile e umilissima condizione economica e sociale, con periodi di disoccupazione e precariato e con plurime esenzioni per reddito, patologie, invalidità cronica».

Ma perché queste persone, pur in condizioni di fragilità, ricevono questa contestazione? «Spesso queste persone incappano nell’errore per via della normativa complicata, oppure perché c’è un mancato dialogo tra i dati che determinano l’esenzione e la fase di controllo – spiega Amboni –. L’errore è legato all’autocertificazione, alla confusione dovuta al fatto che occorre considerare il reddito del nucleo fiscale e non il reddito del nucleo familiare, oppure allo status di disoccupazione. Per questo consigliamo alle persone che ricevono queste lettere di rivolgersi ai sindacati per una verifica delle specifiche condizioni, di non pagare e di aspettare l’esito degli incontri che chiederemo all’Ats. In molti casi si attendono ancora gli esiti dei ricorsi presentati negli anni scorsi».

Sul tema, l’Ats di Bergamo ha predisposto una specifica pagina di informazioni sul proprio sito (www.ats-bg.it), al cui interno sono disponibili anche i recapiti e-mail e telefonici per chiedere chiarimenti.

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