Uccise la moglie Zina, dopo 4 mesi
sì al giudizio immediato per il marito

In Aula il 7 maggio. Lettera dal carcere in cui si dichiara pentito e chiede perdono alle figlie.

Prima le coltellate mortali sferrate alla moglie, Zinaida «Zina» Solonari, poi lui, il marito, Maurizio Quattrocchi che fugge al volante della Peugeot, quindi il fermo, le ammissioni, il carcere. L’omicidio del 6 ottobre 2019 a Cologno finirà a processo il 7 maggio, prima udienza davanti alla Corte d’assise e forse il racconto di Quattrocchi, imputato reo confesso, potrebbe non essere diverso da quanto disse tra le lacrime in carcere, nell’interrogatorio di convalida, a poco più di 48 ore dall’omicidio. «Non volevo, è stato il mostro delle gelosia dentro di me che mi ha trasformato in una bestia e l’ha uccisa», aveva dichiarato al giudice il 48enne, padre di tre figlie, le prime due avute da Zina, la terza, più grande, frutto di una precedente relazione di lei ma da lui adottata.

Quattro coltellate alla moglie, appena scesa dall’auto ed entrata nel cancello di casa, due fatali alla giugulare, due a una gamba, alle due di notte di domenica 6 ottobre, nel giardino del condominio della cognata, la sorella di lei, in via Alberto da Giussano, a Cologno. Dove Zina si era trasferita con le figlie da un paio di giorni per fuggire all’escalation di aggressività e gelosia del marito, denunciata ai carabinieri il 23 settembre e il 3 ottobre. E dove lui era tornato ad aspettarla dopo averla cercato invano alle sei del pomeriggio di sabato, per vedere le figlie, secondo quanto riferito dalla cognata agli inquirenti.

L’aggravante da ergastolo

Il pm Letizia Ruggeri, che ha ha chiesto e ottenuto dal gip Federica Gaudino il decreto di giudizio immediato, gli contesta l’omicidio aggravato (dall’aver commesso il fatto contro la moglie) e il porto di coltello, un serramanico di 18 centimetri, con lama di 8, l’arma del delitto. Ma è la prima contestazione, l’aggravante dell’omicidio, che rischia di pesare come un macigno sull’esito del processo.

Entro 15 giorni dalla notifica del decreto che dispone il giudizio l’imputato ha facoltà di chiedere il giudizio abbreviato, con sconto di pena di un terzo. Ma le recenti modifiche introdotte dalla legge (33 del 12 aprile 2019) in materia di «inapplicabilità del giudizio abbreviato a delitti puniti con la pena dell’ergastolo» escludono la possibilità di accedere all’abbreviato nei casi di omicidio aggravato, tra cui quelli commessi contro il coniuge, per i quali il codice prevede l’ergastolo. A norma di legge, è il caso del delitto di Cologno.

La battaglia costituzionale

Sul punto però l’avvocato Gianfranco Ceci, che assiste Quattrocchi, promette battaglia giuridica. «Chiederemo l’abbreviato e solleveremo la questione di legittimità costituzionale della norma davanti al gip ed eventualmente davanti alla Corte d’assise, forti di alcuni precedenti», tra i quali l’ordinanza del gup di La Spezia del novembre scorso che nell’ambito di un processo per omicidio aggravato ha sollevato la questione di legittimità della nuova norma paventando la violazione dei principi costituzionali di uguaglianza e ragionevole durata del processo.

La lettera: «Mi manchi tanto»

Nel frattempo in carcere, «dove è dimagrito 16 chili», Quattrocchi ha scritto una lettera destinata alla famiglia e in particolare alle figlie. Ripercorre la genesi della sua ossessionante gelosia, spiega di essere andato nel panico quando ha capito che stava perdendo la moglie, chiede perdono alle figlie. «Mi manchi tanto» conclude riferendosi idealmente a Zina, la donna che ha ucciso. «Non se lo meritava, mi amava tantissimo», disse al giudice nell’interrogatorio di ottobre.

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