«Coronavirus, usiamo il farmaco anti-artrite
Ma stiamo lavorando anche ad altro»

Al Papa Giovanni in corso due studi con prodotti già utilizzati per altre malattie. Rambaldi: uno è usato contro le reazioni alle infusioni di Car-T.

«Il ragionamento è stato semplice, intuitivo: puntare ad attenuare la violenta infiammazione che causa il coronavirus, così da permettere all’organismo dei pazienti colpiti di recuperare una condizione migliore per reagire all’infezione. E abbiamo puntato su due farmaci, uno in particolare utilizzato anche per contrastare la violenta reazione che può essere determinata nell’organismo quando in un malato di tumori del sangue vengono infuse le Car-T, quelle cellule potenziate che aggrediscono il cancro». Alessandro Rambaldi, direttore dell’Unità di Ematologia e del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo illustra le «armi» farmacologiche con cui sono stati avviati due studi, al momento «nominali», per l’utilizzo nella guerra al coronavirus di due differenti preparati.

Il Papa Giovanni di Bergamo, quindi è in trincea non soltanto per trovare sempre più spazi per curare i malati di coronavirus, ma anche e soprattutto sul fronte delle terapie e della ricerca. «I prodotti sono due, il tocilizumab, e il siltuximab, in uso attualmente uno per curare i fenomeni gravemente infiammatori causati dall’artrite reumatoide e l’altro, come dicevo, per combattere la violenta reazione dell’organismo che può essere scatenata dalla infusione delle Car-T. Si tratta di due inibitori di una proteina. L’obiettivo è quello di poter portare i pazienti a respirare meglio, in uno stato di infiammazione davvero complesso, e quindi evitare situazioni gravi di insufficienza respiratoria. I pazienti infettati dal coronavirus sviluppano una violenta polmonite, in molti casi anche gravissima: questi farmaci si stanno rivelando utili contro la fase infiammatoria grave – sottolinea Rambaldi –. Farmaci che agiscano direttamente contro il virus attualmente non esistono, a Bergamo stiamo usando gli antivirali che inizialmente venivano utilizzati per combattere l’infezione da Hiv». Il tocilizumab è stato utilizzato anche a Napoli, tanto che l’oncologo Paolo Ascierto, dell’Irccs «Pascale» ha spiegato che in 24 ore la terapia ha evidenziato ottimi risultati e sarà estubato uno dei due pazienti che per primi sono stati trattati in Italia. Dall’oncologo è stato lanciato l’appello affinché venga attivato da subito un protocollo nazionale.

«Altri centri – ha spiegato Ascierto – come Bergamo, Fano e Milano stanno utilizzando questo farmaco su altri pazienti: è molto importante che il suo utilizzo venga esteso quanto prima, così potremo salvare più vite». A Bergamo, al Papa Giovanni, spiega Rambaldi sono già stati avviati due studi per l’utilizzo di questi due preparati: «Si tratta di studi organizzati non secondo le metodiche classiche, ma in una situazione di emergenza. Seguiamo con interesse quanto emerge dagli studi dei colleghi cinesi, che per primi hanno utilizzato questi farmaci. Ma non ci fermiamo qui: a Bergamo siamo concentrati sulla ricerca, anche e soprattutto in questo momento di emergenza, ed è presto per fare annunci, ma stiamo lavorando anche a qualcos’altro che potrebbe essere determinante nella lotta al coronavirus».

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