Usure, estorsioni, isotopo rubato e falsi: chiesto il processo per 24

L’indagine ad Azzano San Paolo nata da una pensionata che si era vista svuotare il libretto postale: il 17 settembre la prima udienza.

L’udienza preliminare è stata fissata il 17 settembre davanti al giudice Massimiliano Magliacani: il pm Emanuele Marchisio ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 imputati, 11 dei quali residenti in Bergamasca (uno è deceduto nel 2019) per l’indagin e «Tabula rasa orobica» della Guardia di finanza di Bergamo su una serie di presunti falsi, usure, truffe, contraffazioni, estorsioni, riciclaggi, favoreggiamenti dell’immigrazione clandestina (a quattro è contestata anche l’associazione per delinquere).

L’inchiesta era nata nell’aprile 2014 dopo la denuncia di una pensionata di 76 anni che si era vista sottrarre 329 mila euro, i risparmi di una vita, attraverso la clonazione del suo libretto postale da qualcuno che aveva utilizzato documenti contraffatti.

Gli investigatori avevano così scoperto un’associazione per delinquere, con sede ad Azzano San Paolo, dove i vertici disponevano di una stamperia professionale clandestina utilizzata per creare documenti d’identità contraffatti e clonare carte di credito . Attraverso intercettazioni telefoniche, pedinamenti e video, i militari avevano ricostruito i traffici illeciti: attraverso l’uso di documenti falsi, il gruppo noleggiava auto e camper, li privava dei ricevitori gps, li trasferiva all’estero (Austria, Germania, Paesi dell’Est Europa), per poi rivenderli dopo averne falsificato targhe e libretti di circolazione. I proventi derivanti dalla vendita venivano depositati su conti esteri dai quali, periodicamente, alcuni «corrieri» prelevavano denaro contante da riportare in Italia. Erano stati ricostruiti oltre due milioni di euro di riciclaggio derivanti da queste operazioni. Le indagini avevano condotto anche alla scoperta di diversi casi di estorsione e usura con tassi fino al 552%. Ma la banda era specializzata anche nel favoreggiamento all’immigrazione clandestina: 60 le persone che, in virtù di false assunzioni, avevano ottenuto il rilascio del permesso di soggiorno. Nell’ottobre 2017 i primi arresti, a giugno 2018 quello di una donna che era riuscita a sfuggire. Tra i capi di imputazione che la vedono indagata c’è la contraffazione di pubblici sigilli. Per il pm lei e il suo compagno avrebbero fornito a un terzo complice il modello per la clonazione del sigillo dell’Ordine dei Chimici del Veneto, rilasciato a una dottoressa. Questo, stando alle contestazioni, per tentare di «sdoganare» 10 chili di rame elettrolitico in polvere ad alta dispersione (valore, circa un milione e 800 mila euro) di dubbia provenienza. Materiale pericoloso e tossico, noto col nome di isotopo di rame, impiegato in campo medico e biomedico e destinato a usi clinici e diagnostici. Sarebbe stato trafugato da un ospedale militare russo con la complicità di un generale e consegnato ai due a Mosca nel 2014 , successivamente dato in custodia a un imprenditore bergamasco che viveva in Slovacchia (nella città di Poprad), che lo avrebbe tenuto in una cassetta di sicurezza. Dopo la richiesta di perquisizione per rogatoria, negata dall’autorità giudiziaria slovacca, alla fine i 10 chili di rame elettrolitico erano stati ritrovati nel febbraio 2018 in un laboratorio nei pressi di Berlino.

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