Addio a Marcello Magni, la potenza del teatro alla scoperta della vita

Lutto. Si è spento ieri a 63 anni l’attore di Bergamo, che aveva costruito una intensa carriera internazionale prima a Parigi, poi a Londra. Il sodalizio con la moglie Kathryn Hunter, l’incontro fondamentale con Peter Brook.

«Qui mi sento a casa», diceva Marcello Magni parlando di Bergamo, la città dove era nato 63 anni fa e che aveva lasciato presto per affinare il suo talento teatrale prima a Parigi, poi a Londra, dove viveva ormai da diversi anni con la moglie Kathryn Hunter, apprezzata attrice e regista. E a Bergamo – circondato dall’affetto della sua famiglia, i genitori e i fratelli Giuliano e Renato, quest’ultimo collaboratore della redazione spettacoli de «L’Eco di Bergamo» – aveva scelto di tornare negli ultimi tempi, quando la malattia si era fatta più cattiva. «Se ne va un caro amico e un grande attore – ha commentato ieri Fabio Comana, fondatore della compagnia Erbamil, che con Magni ha condiviso i primi anni di formazione e una lunga amicizia –. Abbiamo iniziato insieme alla scuola di teatro alle Grazie, ed entrambi abbiamo avuto la fortuna di realizzare i nostri sogni teatrali, anche se a livelli diversi».

Una carriera intensa, quella di Marcello Magni, fatta di studio e insegnamento, incontri importanti e tournée in giro per il mondo. Conclusa l’esperienza giovanile bergamasca e incassati due no alla scuola del Piccolo che non l’avevano certo scoraggiato, Magni aveva seguito uno stage a Bologna con Pierre Billon per poi raggiungere Parigi e frequentare la scuola di Lecoq. In Francia incontra Simon McBurney, col quale fonda il Theatre de Complicité, una famiglia di amici e colleghi – la definirà – con i quali lavorerà a lungo. Da Parigi al Globe di Londra il passo è breve. «Ero stato invitato a fare “Il Mercante di Venezia” – racconterà l’attore –, durante gli intervalli dovevo creare intrattenimenti comici portando in scena delle maschere della Commedia dell’Arte. La gente si divertiva, facevo il clown e tutti ridevano dei miei pasticci». Inizia a recitare in inglese, faticando perché per imparare le battute in una lingua non sua ci voleva del tempo. Porta in scena «La Commedia degli errori», con la regia di Kathryn Hunter, «e lì ho sentito di poter fare il testo, che è stato sempre il mio limite, perché l’inglese non è la mia lingua e non mi sento così libero. Per imparare le battute mi ci vogliono degli anni. Quindi sono partito dal clown, per poi andare al teatro creativo, fisico, costruttivo», con il periodo del Globe che lo spinse a trovare una dimensione più legata al testo e alla sua ricchezza.

Colleziona parti importanti. Recita ne «Il Mercante di Venezia», «La Commedia degli errori», «Pericle», «Re Lear». L’incontro con Peter Brook – che lo dirige in «Fragments», «The valley of astonishment» e «Why» al Theatre des Bouffes du Nord di Parigi– lascia il segno. Per il regista inglese cura la direzione dei movimenti nel mozartiano «Flauto magico», tour mondiale nel 2010, un successo planetario. Lavorerà con Brook in molti spettacoli teatrali, televisivi e film. «Nel suo teatro – spiegava Magni in un’intervista al nostro giornale – Brook proponeva un viaggio assieme agli attori e al pubblico alla scoperta della vita, un viaggio che apre la mente, il cuore e lo spirito e rivela la verità più profonda dell’esistenza. Un viaggio che apre la porta alla speranza».

Magni lavora per il Royal National Theatre, la Royal Shakespeare Company, recita a New York, a Tokyo, al Teatro di Epidauro in Grecia. Prende parte anche ad alcuni film: il musical «Nine» di Rob Marshall, «Le avventure di Pinocchio» di Steve Barron e «Turner» di Mike Leigh. È spesso in scena con la moglie, con la quale c’è un’intesa perfetta. «Siamo stati fortunati io e mia moglie – dirà in una recente intervista a “Sipario” – a portare in scena “Le sedie” di Ionesco alla nostra età, perché lavoriamo con una gioia immensa dovuta all’essere in scena insieme. È letteralmente un regalo».

A Bergamo Magni rappresenta i suoi spettacoli solo due volte, agli inizi della carriera, negli anni Ottanta, e nel 2019 al Teatro Sociale. Forse perché nessuno è profeta in patria, nemmeno nella nostra città, forse perché trovare l’occasione per una tappa in Bergamasca non era così semplice visti i tanti impegni dell’attore, che trovava comunque il tempo per condurre seminari internazionali sul teatro fisico, un mix di rigore, precisione e immaginazione, qualità al centro del suo lavoro e dei suoi insegnamenti. «Non era un clown con il naso rosso, il suo lavoro era sotterraneo, esprimeva il lato umoristico e comico della vita – continua Comana, che nel 2020 lo aveva portato a Bergamo per uno stage che la pandemia bloccò sul nascere –. Era un uomo pieno di energia, sul palco e nella vita. Il corpo era determinante nel suo modo di recitare; era un trascinatore, una persona molto vitale, stargli dietro era difficile. Anche per questo la sua morte è tanto dolorosa». Nell’ultima intervista rilasciata al nostro giornale l’attore aveva confessato una certa nostalgia per la sua città. «Di Bergamo mi mancano tutte quelle sensazioni che sono vicine a me e che sono l’essenza di me stesso – aveva detto –: la lingua, il dialetto, la libertà di recitare in italiano. Ma allo stesso tempo all’estero sei a contatto con modi di affrontare il teatro totalmente diversi e questo mi piace molto». Marcello Magni riposa nella casa del fratello Giuliano, in via Morelli 13, a Bergamo; la data dei funerali sarà decisa nella giornata di oggi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA