Addio ad Abele Galbiati, imprenditore e pittore figurativo molto conosciuto in città

Vedute e ritratti. Nato a Seregno, studiò con Piero Urbani al Collegio Baroni. Da molti anni era socio ed esponeva al Circolo artistico: aveva 91 anni.

Cesare Morali

Lunedì 30 gennaio è morto il pittore e imprenditore Abele Galbiati. Nato a Seregno il 19 luglio 1931, era molto conosciuto in città, dove per oltre cinquant’anni ha esercitato l’attività di produzione e commercio di macchinari per abbigliamento e maglieria. In giovane età Galbiati si trasferisce a Neuchâtel in Svizzera, dove per tre anni frequenta i corsi di disegno per la decorazione dei tessuti. Per molti anni esegue per varie aziende i disegni per i campionari di numerosi articoli d’abbigliamento. Accanto al serio impegno imprenditoriale Galbiati asseconda la sua straordinaria propensione per l’arte visitando mostre e musei in Italia e all’estero e studiando artisti antichi e moderni. Per completare la sua formazione artistica segue i corsi di nudo che il pittore Piero Urbani gestisce al Collegio Baroni in via Pignolo.

Spirito indipendente e libero

Frequenta assiduamente alcuni artisti di successo come Ernesto Quarti Marchiò, Raffaello Locatelli, Donnino Rumi, Gigi Lizioli, Giulio Masseroni, Giovanni Sirtoli, Piero Urbani e il monzese Roberto Crippa, esponente dell’arte spaziale. Di questi pittori egli possiede un’interessante raccolta di opere. Due celebri artisti che hanno impressionato in modo particolare Galbiati sono Oskar Kokoschka e William Turner. Spirito indipendente e libero, il pittore mette a frutto il suo personale linguaggio figurativo basato sugli effetti di luce e sull’essenzialità del colore. Nei dipinti utilizza l’olio, la tempera i colori acrilici, i gessetti, la sanguigna, l’acquerello e anche il collage. Ama molto l’acquerello per la rapidità di esecuzione, la spontaneità e l’immediatezza espressiva. Pittore figurativo, con qualche propensione per l’espressione astratta, sperimenta numerose tecniche, studia e raffigura molteplici soggetti che interpreta con un linguaggio personale semplice e immediato.

Galbiati ama Venezia, la sente nel suo intimo come un insieme di acqua–cielo-architettura e interpreta le sue vedute con un delicato impressionismo

Un interessante ciclo di dipinti sono le vedute veneziane. Galbiati ama Venezia, la sente nel suo intimo come un insieme di acqua–cielo-architettura e interpreta le sue vedute con un delicato impressionismo sostenuto da leggere modulazioni cromatiche e una luminosità soffusa che unisce in una sintesi armonica tutti gli elementi del dipinto. Nel suo racconto sfilano la sontuosità delle Chiese e delle Basiliche, gli eleganti palazzi, i canali, le calli, le gondole, i ponti, i campielli, la laguna. Ai paesaggi veneziani si possono aggiungere vedute lacustri e montane, composizioni di figura e di natura morta, ritratti di bambine e immagini circensi. La stesura cromatica è ottenuta con una gamma di toni freschi, vivaci e luminosi ben accordati negli accostamenti. Per molti anni il pittore ha considerato l’arte come gioia di dipingere e ha condiviso i suoi dipinti con un gruppo ristretto di amici e di collezionisti, senza presentare esposizioni. Questo sino alla significativa mostra alla Galleria d’Arte «Le Pleiadi» di Monza nel 1982.

Nel 1992 è stato ospite di riguardo alla 5ª Fiera di Monza con l’esposizione intitolata Venezia chiama Europa che ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico e di critica. Nel 1994 una nuova personale è stata allestita al centro Fiere Elmepe di Erba con ottimi risultati. Recentemente una Banca cittadina ha inaugurato nelle sue sale con uno stimolante allestimento l’esposizione personale di Galbiati intitolata Giocoliere dei sogni. Nel 2019 il pittore ha vinto il primo premio al Concorso di acquerello Michele Agnoletto. Ultimamente Abele Galbiati presentava le sue opere a esposizioni collettive in città e, con regolare cadenza, alla Galleria del Circolo Artistico Bergamasco al quale era associato da molti anni.

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