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Venerdì 10 Ottobre 2025
Alla Carrara le pietre preziose e i colori dell’antica sfida alla scultura
L’EVENTO. La mostra «Arte e Natura», aperta fino al 6 gennaio, offre in 60 opere un raro percorso nella pittura su pietra tra ’500 e ’600. La direttrice Pacelli: «Un affascinante capitolo della storia dell’arte».
Bergamo
Marmo nero, lapislazzulo, ametista, alabastro, tele «solide» dipinte per creare opere eterne, in una sfida aperta con la scultura, speranza poi rivelatasi mera illusione. L’ardita sperimentazione con pigmenti e supporti è andata avanti per cento anni, raccontata, con alcuni esemplari di rarità assoluta, in Accademia Carrara, nella mostra «Arte e Natura. Pittura su pietra tra Cinquecento e Seicento», dal 10 ottobre fino al 6 gennaio.
Opere per collezionisti

Un evento curato da Patrizia Cavazzini insieme alla direttrice del museo Maria Luisa Pacelli, che dato forma a un’idea tratteggiata da chi l’ha preceduta (Martina Bagnoli). Sono 60 le opere selezionate in rappresentanza di una tecnica raffinata, pezzi che 500 anni fa stavano esposti perlopiù nelle «Wunderkammer» di collezionisti. Dalla Roma dei Papi alla Firenze dei Medici, da Genova a Verona, la tecnica, avviata da Sebastiano del Piombo nel 1525 circa, è stata sperimentata da artisti come Paolo Veronese, Jacopo Bassano, Palma il Vecchio, l’Orbetto, Antonio Tempesta, Orazio Gentileschi e Salvator Rosa, in mostra grazie a prestiti da importanti collezioni pubbliche e private, come la Galleria Borghese, Opificio delle Pietre Dure, Gallerie degli Uffici, Palazzo Barberini, Musei reali di Torino, Museo e Real Bosco di Capodimonte.
Capitolo poco noto
Secondo la direttrice Pacelli, la mostra che ancora una volta indaga il rapporto tra natura e cultura (ricordiamo gli «Orti Tintori» di Paolo Chiasera), «approfondisce un capitolo della storia dell’arte molto affascinante e poco conosciuto. Un percorso che pone luce su una tecnica interessante per materiali e competenze e che invita il pubblico a riconoscere l’intervento dell’artista, la straordinarietà del supporto naturale, osservando come la luce riflette attraverso le superfici trasformando immagini e significati».
Committenti e materiali

(Foto di Yuri Colleoni)
La quasi totalità dei pezzi in esposizione è frutto di prestiti. Nella prima sezione i marmi neri di del Piombo e Veronese, «con grandi figure iconiche di cui si vuole sottolineare forza e valore morale, come Papa Clemente VII, successore di Pietro, raffigurato su pietra» spiega Cavazzini. Che illustra la fase successiva con Jacopo Bassano, dove il fondo viene lasciato a vista. Le vene delle pietre diventano così skyline di paesaggi, scenari di rocce e deserti in cui inserire le figure. Esposte le battaglie di Antonio Tempesta, i fiori orientali nelle nature morte della collezione Barberini, dove si cerca di rendere eterno l’effimero. E ancora, le opere su paesina (fango solidificato) della corte di Cosimo II de’ Medici. Nel Seicento il declino, quando manufatti come altaroli e tabernacoli prendono il sopravvento, quando si inizia a manifestare la fragilità del supporto in pietra che aveva promesso l’eternità. Nell’ultima sala «pezzi antichi di alabastro, così all’epoca non venivano più cavati – si sofferma Cavazzini -. Erano pietre pagane da convertire, non vi è nessun tema mitologico, sono oggetti della controriforma, a rappresentare la vittoria della Chiesa Cattolica sui protestanti». Tra le rarità, la scena di Pietro salvato dalle acque (di mano anonima) su alabastro marino, «forse un pezzo di colonna usato per una serie di dipinti della stessa collezione».
Plauso del Comune
A sottolineare «l’alto profilo scientifico» della mostra, la sindaca e presidente di Fondazione Accademia Carrara Elena Carnevali: «L’esposizione rafforza il ruolo della Carrara come museo vivo ed europeo, capace di coniugare ricerca e divulgazione, natura e comunità, di parlare al pubblico di oggi ma anche al visitatore di domani». «Entriamo nel vivo della programmazione, con la prima mostra articolata messa a punto dalla direttrice - aggiunge l’assessore alla Cultura Sergio Gandi -. Una mostra che tiene fede agli intenti esposti a febbraio: innanzitutto la valorizzazione del patrimonio museale, esponendo opere poco note, inserite in una cornice storica che ne rileva il valore».
Spazio ai piccoli visitatori
Accanto alla mostra c’è «A& N Kids», a cura dei servizi educativi della Carrara con l‘Unibg, un percorso pensato per i più piccoli (dai 6 ai 12 anni) con due stanze dense di materiali e opere dai depositi del museo. Una sfida (e un atto di fiducia) al pubblico più giovane che potrà osservare e sperimentare, scovare tesori nelle cassettiere, giocare con colori e texture. Nelle sale, ad altezza bambino, opere originali, come il «San Girolamo penitente» di Giovanni Mansueti (1515-1520) e le «Due civette» di Giorgio Duranti (1730-1750). Spiega la direttrice Maria Luisa Pacelli: «Per la prima volta presentiamo un percorso per i bambini. Un incontro ravvicinato con le opere. Monitoreremo la loro reazione, per capire se stiamo andando nella direzione giusta».
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