
Cultura e Spettacoli / Valle Brembana
Sabato 09 Agosto 2025
Arte, suoni e astronomia per parlare la «lingua» del bosco
RONCOBELLO. Il programma Gamec «Pensare come una montagna» ha compiuto una nuova tappa al Passo del Vendulo. Le installazioni di Francesco Pedrini sono state «animate» con un mix di sonorità costruite dal sound designer Nicola Gualandris.
È raro trovare un punto nel bosco in cui la vegetazione si apra completamente al cielo. Ma là dove il bostrico ha agito in profondità, lasciando vuoti tra i tronchi, c’è chi ha saputo trasformare quella ferita in una forma di espressione collettiva. Dare voce ai suoni del bosco sembrerebbe altrettanto improbabile. Eppure Nicola Gualandris, sound designer, è riuscito a sonorizzare «Magnitudo», l’opera ambientale dell’artista Francesco Pedrini, restituendo una vibrazione a un paesaggio silenziosamente in trasformazione.
Gesti simbolici nella natura
Installazione è composta in tre parti, nei pressi del Passo del Vendulo, un crocevia di sentieri nel comune di Roncobello. È qui che musica, arte e astronomia si intrecciano in uno scorcio delle Orobie segnato dal passaggio del bostrico, insetto che negli ultimi anni sta ridisegnando la morfologia delle foreste alpine. In questo contesto fragile, Magnitudo si inserisce come un gesto simbolico, parte del progetto «Pensare come una montagna» promosso da Gamec all’interno della Biennale delle Orobie: un invito a rallentare, osservare e ascoltare. «Un ecosistema boschivo in trasformazione, a causa del cambiamento climatico e della diffusione delle monocolture di abete rosso, che hanno favorito la proliferazione del bostrico. una piaga per questo ecosistema ma dove siamo riusciti a creare un osservatorio poetico a cielo aperto» ha spiegato Pedrini.
I tre elementi
Dopo aver lasciato il centro di Roncobello, una camminata di circa mezz’ora conduce a «Magnitudo». Qui, lo sguardo viene subito catturato da due tronchi: il primo è quello in verticale, «Aerofono», una struttura cava che raccoglie i suoni dal cielo. La superficie è solcata da linee che pur richiamando i segni lasciati dal bostrico, traggono in realtà ispirazione dal percorso sinuoso del fiume Valsecca, dalle baite di Mezzeno fino a Bordogna. Poco più avanti l’altro tronco, «Polaris», è inclinato di 42 metri come la latitudine al Passo del Vendulo che aiuta a guidare l’occhio dell’osservatore verso la stella polare. Un’opera che simboleggia stabilità e guida e che invita a riflettere sull’origine dell’uomo e sull’infinito. La terza parte dell’installazione, «Posa», è un’area pianeggiante, livellata con assi di legno. Qui è custodita l’essenza del progetto, un’opera viva, che coinvolge la comunità.
Le pietre e la meridiana
Fino al 7 maggio del 2026, una volta al mese una persona sarà invitata a portare una piccola pietra da incastonare nel punto segnato dall’ombra della meridiana. «Un gesto che si ripeterà fino a quando i 12 sassi andranno a tracciare un’analemma solare, rappresentando la forma geometrica dell’infinito» conclude Pedrini. A rendere ancora più immersiva l’esperienza, il lavoro di Gualandris ha dato voce ai suoni nascosti del bosco, intrecciando la dimensione acustica con quella visiva delle opere.
Una quadrifonia d’accompagnamento
Gualandris, sound designer e musicista, in questi mesi di lavoro a Roncobello ha raccolto i suoni del bosco li ha uniti e rielaborati per creare una composizione in quadrifonia, pensata per accompagnare le tre installazioni di «Magnitudo» come un racconto sonoro immersivo. Un viaggio acustico, di suoni registrati e interpretati al momento con strumenti inusuali (un palloncino, insalata, tronchi di legno e una bacinella d’acqua), attraverso gli elementi - quindi aria, legno, cielo, acqua – che dialoga con lo spazio e con la trasformazione del paesaggio.
Dalla tempesta al battito del cuore
«Ho costruito un racconto in movimento dal micro al macro cosmo, seguendo le trasformazioni del bosco e l’operato del bostrico - spiega Gualandris - All’inizio ho creato la tempesta, la distruzione. Poi, il silenzio. È lì che entra in scena il bostrico, che ho registrato infilando un a go microfonico nelle cortecce degli alberi, fino a catturare il suo lavoro: un suono nascosto, ma potente. Da lì ci siamo sollevati verso il cielo, ricalcando le opere di Pedrini. Infine, di nuovo sulla terra, nella dimensione dell’acqua, dove tutto scorre, dove nasce la vita. L’esibizione si è chiusa con un battito cardiaco: il ritorno al corpo e alla nostra presenza dentro questa trasformazione». L’installazione di Pedrini rimarrà nel bosco, visitabile da chi si addentra per i sentieri.
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