Artisti per Nepios, colori e ricordi si traducono in viva solidarietà

CITTA’ ALTA. Inaugurata la mostra nel Luogo Pio Colleoni con opere donate da 60 autori. Vecchi: la bellezza può diventare strumento concreto di cambiamento. Locati: collaborazione fondamentale.

«Ogni anno questa mostra è un momento speciale: non solo un’occasione per ammirare opere d’arte, ma soprattutto un segno tangibile di impegno, vicinanza e solidarietà. Ci ricorda che la bellezza può diventare strumento concreto di cambiamento». Con queste parole, Tullia Vecchi, presidente di Nepios Onlus, ha inaugurato il 29 agosto la 17esima edizione della mostra «Gli artisti bergamaschi per Nepios» che fino al 28 settembre riempirà gli spazi del Luogo Pio Colleoni in via Colleoni, 9 in Città Alta. Sessanta artisti hanno scelto di donare le proprie creazioni per sostenere i progetti di Nepios Onlus, l’associazione che da più di 20 anni si dedica all’infanzia e alle fragilità familiari in collaborazione con l’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Il ricordo di Bergamelli

Un’edizione che porta il ricordo di Gianni Bergamelli, il pittore bergamasco mancato a 95 anni poche settimane fa (il 10 agosto), molto legato a Nepios e alla mostra. «Gianni è stato il curatore della nostra mostra sin dalla prima edizione, e ci ha accompagnato con dedizione e passione per ben 17 anni consecutivi - ha detto Vecchi - Oggi questa mostra porta inevitabilmente la sua impronta». Tra i colori e i ricordi, al centro della mostra c’è volontà di dare continuità a iniziative che fanno davvero la differenza attraverso i progetti portati avanti da Nepios nati dall’ascolto dei bisogni della comunità.

Benefici concreti

«L’impegno e la continuità nella collaborazione con Nepios si rivelano fondamentali per affrontare le tematiche legate alle esigenze delle nostre unità operative. I progetti, sia quelli in corso che quelli già conclusi, hanno contribuito a trasformare le modalità operative degli operatori, generando benefici concreti per le persone a cui il lavoro è destinato», ha detto Francesco Locati, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni.

Sostegno alla genitorialità

Tra le progettualità, che i ricavati della mostra aiuteranno a sostenere, c’è il programma «Mediare in carcere» che da anni offre ai detenuti della Casa Circondariale di Bergamo la possibilità di mantenere e ricostruire i legami con i propri figli, grazie a spazi dedicati e a percorsi di sostegno alla genitorialità. «Porre attenzione verso il disagio significa riconoscere ciò che spesso viene accantonato o relegato a margini invisibili della società e che il carcere, inevitabilmente, accoglie - ha dichiarato Antonina D’Onofrio, direttrice del Carcere di Bergamo - L’obiettivo che ci deve vedere tutti partecipi è quello di costruire una comunità inclusiva, un vero mosaico umano dove ogni pezzo possa trovare il proprio posto al di là delle fragilità».

Dialogo e accoglienza

Una comunità basata sull’ascolto, sul dialogo e sull’accoglienza, capace di donare «cornice a chi ha visto sottrarsi un pezzo di vita, trasformando quel vuoto che ha dentro in un’opera d’arte, ha aggiunto monsignor Giulio Dellavite, delegato vescovile per le relazioni istituzionali della curia diocesana. Accanto al progetto all’interno della casa circondariale, Nepios proseguirà il suo impegno nella prevenzione dei comportamenti autolesionistici e suicidari nei giovani: un fenomeno che negli ultimi anni ha assunto proporzioni preoccupanti.

Supporto psicologico e pediatria

Il progetto, intitolato «Dal corpo osannato al corpo osteggiato, umiliato», prevede un approccio multidisciplinare: dal supporto psicologico individuale agli incontri di gruppo, fino a percorsi di rielaborazione e cura della propria immagine corporea. Infine, parte dei fondi della mostra sarà destinata all’implementazione della neurochirurgia pediatrica dell’ASST Papa Giovanni XXIII, con particolare attenzione al trattamento delle complesse patologie vascolari cerebrali come la Moyamoya. Il contributo di Nepios permetterà di sostenere un incarico professionale per la raccolta e l’analisi dei dati clinici, fondamentali per migliorare la ricerca e le possibilità di cura. Una mostra che ha anche il sostegno del Comune di Bergamo.

«Un dono alla città»

«Un modo per unire arte e solidarietà in favore dei cittadini più fragili della nostra città», ha detto l’assessore alla Cultura, Sergio Gandi. «Un dono importante alla città. Segno di un impegno condiviso verso una comunità che cerca di offrire soluzioni concrete», ha aggiunto Marcella Messina, assessore alle Politiche Sociali. La mostra, con ingresso libero, potrà essere visitata tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 18 alle 22 e dalle 10.30 alle 22 nel fine settimana.

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