Aviatico ricorda la panchina e la casa dove villeggiava Manzù

LA CERIMONIA. Dopo lo svelamento del «Grande Cardinale in piedi» a Bergamo, la figlia dell’artista ha raggiunto il Comune sull’altopiano.

È ancora lì la panchina di pietra, poco distante dalla chiesina di San Rocco ad Aviatico, dove un giovane Giacomo Manzù si sedeva a riposare, così come la casa di villeggiatura dove, spiega il sindaco di Aviatico Mattia Carrara, «non è cambiato nulla. Nella stanza utilizzata da Manzù e dalla sua famiglia, c’è ancora il letto e le suppellettili, così come erano allora».

La cerimonia

Dopo lo svelamento del «Grande Cardinale in piedi» in piazza Carrara a Bergamo, sabato 8 novembre, la figlia di Giacomo Manzù, Giulia, ha raggiunto il Comune sull’altopiano, per la cerimonia di svelamento di una targa commemorativa dedicata al padre. Accanto alla targa, da qualche tempo, già è stato posizionato un mosaico, in ricordo dell’artista.

«Veniva tutte le estati»

Ricorda il sindaco Carrara: «Avevamo iniziato a pensare a questo omaggio a Manzù già nel 2019, ma la pandemia ha rallentato le cose e non ha permesso di fare una cerimonia ufficiale che invece abbiamo organizzato oggi (ieri per chi legge). Lo abbiamo omaggiato in una forma inedita, perché su scultura e pittura era inarrivabile, chiedendo alla scuola di Spilimbergo, la più grande in Italia con committenti in tutto il mondo, di realizzare un’opera, ispirandoci a una fotografia. Il mosaico è stato collocato vicino alla casa di villeggiatura, dove Manzù soggiornava quando ancora non era un artista affermato, con la sua famiglia e la sua prima moglie (Antonia Oreni). In questa casa sono mancate le sue due bambine, veniva tutte le estati, dal 1934 al 1942 e poi, dal 1947 a intervalli. Manzù ha sempre coltivato le relazioni con la gente del posto». La comunità lo ricorda come «uomo dolce e dimesso, riservato e quasi timido – si legge nel testo di Aurora Cantini, poetessa e storica locale, “Manzù e Aviatico un unico cuore” -. Manzù trascorreva il tempo eseguendo schizzi sulla carta gialla del formaggio, oppure, nei giorni della fienagione, si mischiava ai contadini sul pendio aiutandoli nel raccogliere il fieno. Divideva senza nessun timore la stessa cucina con la signora Teresina (che metteva a disposizione la sua casa). La sera era d’obbligo la recita del rosario, a cui Manzù non mancava mai, come pure alle funzioni della sera in chiesa».

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