Roby Facchinetti il 21 luglio a Bergamo: «Che emozione ricantare a Bergamo»

Il tour di Roby Facchinetti: «Il 21 luglio sarò al Lazzaretto, felice di suonare per la mia città». Un’estate all’insegna dei concerti, col nuovo singolo «L’ultima parola» e il primo romanzo «Katy per sempre».

«È più facile dire quel che non ho fatto in questo periodo: sono in pieno allestimento del tour, del concerto, è appena uscito il nuovo singolo “L’ultima parola”. Di carne al fuoco ce n’è tanta».

Roby Facchinetti è un vulcano in eruzione, pronto a partire per il tour che dal primo luglio lo porterà in giro per l’Italia con due tipologie di concerto e il «firma copie» del suo primo romanzo «Katy per sempre».

Dica la verità, quando è uscito il primo cartellone dei concerti estivi al Lazzaretto, e non c’era il suo nome, c’è rimasto male!

«Sono rimasto malissimo. Posso capire, c’era un bando e io ero in un altro gruppo di artisti, altrettanto importanti. È chiaro che sul piano artistico si è trattato di una scelta. Però mi aspettavo almeno una telefonata dall’ente che organizzava l’estate cittadina. Una cosa che è mancata. A questo punto la telefonata l’ho fatta io. Certe volte, come dice lo slogan, una telefonata salva la vita, e aggiungo, mette in pace i cuori. Ora c’è la data del 21 luglio e io sono felice di suonare per la mia città».

Guarda il video dell’ultimo singolo di Roby Facchinetti

Tutto è bene quel che finisce bene?

«È bene quel che finisce meglio».

Dai primi di luglio parte un’estate con tanti impegni e un tour diversificato. Come sarà?

«Per prima cosa, lo ribadisco, mi fa piacere cantare nella mia città. L’ultima volta ho suonato al Creberg nel dicembre del 2019, poco prima che scoppiasse la pandemia. Tornare al Lazzaretto sarà prima di tutto emozionante, per tutto quel che è accaduto nel mezzo, per il brano “Rinascerò rinascerai” dedicato a un tempo tanto difficile. La tournée di questa estate sarà particolare. Ci saranno i concerti con la band, come quello che terremo a Bergamo, ci sono tre concerti con l’orchestra sinfonica che per me rappresentano musicalmente un ritorno a casa. Mi sento molto dentro quel clima. Alcuni brani del mio e del repertorio dei Pooh sono nati proprio in chiave sinfonica. In più farò qualche partecipazione al festival della letteratura per presentare il mio romanzo, uscito in un periodo complicato, a settembre dell’anno scorso. Non c’è stato modo di fare una gran promozione. Per quanto riguarda i concerti restano un po’ di restrizioni, ma l’importante è farli per far ripartire anche l’indotto, rimettere al pezzo i lavoratori dello spettacolo. Veniamo tutti da un anno di ferma dei live».

«L’ultima parola» è un singolo importante. Stefano D’Orazio ha scritto questo testo dedicandolo a Valerio Negrini, ma col senno di poi sembra che quel non detto in qualche misura lo riguardi. Che ne pensa?

«Ironia della sorte quel brano sembra dedicato a entrambi: ai due Pooh che se ne sono andati. Quando ho scritto la musica del pezzo telefonai a Stefano per dirgli che mi sarebbe piaciuto dedicare quelle note alla fine di qualcosa, di un grande amore, di un rapporto cruciale, di un qualcosa di importante, finito senza spiegazioni, senza parole. Lui mi richiamò dopo due giorni dicendo che aveva dedicato “L’ultima parola” a Valerio. L’idea mi piacque, naturalmente. Prese a recitarmi il testo al telefono, e dopo due frasi si fermò, non riusciva ad andare avanti. Si era commosso. Questo ci fa capire, ancora una volta, quanto Stefano fosse generoso nelle piccole e grandi cose. Forse quelle parole, inconsciamente, le ha dedicate anche a se stesso. Mentre ne parlo ho la pelle d’oca».

Senza Stefano l’ipotesi Pooh è definitivamente tramontata, anche se resta il ricordo di un repertorio importante, imperdibile. Le canzoni sono materia viva. Che rapporto intrattiene con tale materia?

«Durante la reunion e l’ultima tournée ogni sera dal palco ricordavo alla gente che la musica avrebbe continuato a vivere al di là dei Pooh. E questo sta avvenendo. Anzi, sotto certi aspetti l’attenzione al nostro catalogo è persino aumentata. La pubblicazione della nostra discografia da parte di Mondadori, lo scorso anno, lo ha dimostrato. I numeri sono interessanti, persino inaspettati. Guardando la nostra storia, con l’opportuno distacco, riesco a fare un punto oggettivo, ad avere la consapevolezza di quanto essa abbia rappresentato e continui a rappresentare».

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