Clima, un gioco per divulgare i cambiamenti

La novità «L’affresco del clima» è adatto a tutti. Anche a Bergamo laboratori animati da tre facilitatori. «Di fronte alla crisi ognuno può fare la propria parte»

Il riscaldamento globale è la sfida più formidabile della nostra epoca. Da almeno trent’anni sono note le conseguenze delle emissioni di gas serra, dovute soprattutto all’uso intensivo dei combustibili fossili. Eppure i passi avanti per costruire un nuovo sistema energetico, fondato sull’efficienza e le fonti rinnovabili, sono ancora del tutto insufficienti. Ognuno deve fare la propria parte: la politica, le imprese, le persone. Per divulgare le conoscenze sulla crisi in atto e le azioni necessarie può essere molto utile anche un gioco come «L’affresco del clima».

Ce ne parla Stefano Villa, 32 anni, di Pedrengo, professione sviluppatore di software nell’ambito dell’energia in un’azienda di Seriate, molto sensibile ai temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità. «Ho trovato nell’”Affresco del clima” un’opportunità di divulgazione. Anche se chiamarlo gioco è un po’ riduttivo, è basato su un mazzo di carte per educare sulle cause e gli effetti dei cambiamenti climatici. “La Fresque du Climat”, nella versione originale, è nato in Francia nel 2017 per iniziativa di un docente universitario, Cédric Ringenbach. Inizialmente aveva destinato il laboratorio, costruito sui rapporti dell’Ipcc, il forum scientifico delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ai propri studenti, poi l’ha esteso a tutti. In Francia sono già state coinvolte oltre 400mila persone, 520mila nel mondo. L’obiettivo è arrivare a un milione entro la fine dell’anno».

La diffusione dell’iniziativa avviene grazie ai «facilitatori», in Francia più di 15mila, almeno 150 in Italia, di cui tre nella Bergamasca: oltre a Stefano, suo fratello Luca, 33 anni, di Almè e Andrea Gastoldi, 32 anni, di Cologno al Serio. «L’associazione dell’Affresco del clima – spiega Stefano Villa – parte dai facilitatori, le guide che organizzano i laboratori. Negli ultimi mesi ne abbiamo tenuti tre in provincia, con il gruppo “Ambiente e benessere”, costituito insieme ad altri amici per informare sul tema della sostenibilità . Il laboratorio si sviluppa su tavoli con otto o sei persone per ciascuno e dura tra le due e mezza e le tre ore. Nella prima fase, chiamata della “Comprensione”, tramite 42 carte da gioco, si compongono cause ed effetti dei cambiamenti climatici. Nella seconda, “Creatività”, si decora il quadro creato dalle carte. Nella terza, “Riflessione”, si discute su quanto ognuno di noi può fare per cercare di mitigare la crisi climatica. Il nostro obiettivo è organizzare il maggior numero possibile di laboratori nella Bergamasca per raggiungere sempre più persone. L’appello è rivolto a tutti. Del gioco ci sono tre versioni: una per bambini, una intermedia per adolescenti e una standard. A partire dagli 8, 9 anni chiunque può giocare. Per organizzare laboratori e parteciparvi si può contattare l’associazione tramite la mail [email protected], le pagine dei principali social oppure direttamente un facilitatore: il mio numero di telefono è 342 988 4333 e la mia mail [email protected]».

«Il laboratorio – evidenzia Stefano Villa – è molto coinvolgente perché, attraverso il confronto al tavolo con gli altri partecipanti, si costruisce insieme il quadro. Se ci sono più tavoli, si può creare anche un po’ di competizione, votando quello decorato meglio. L’obiettivo non è deprimere, ma creare un feedback di azione». «Nell’ultima parte – continua Stefano Villa – proponiamo varie attività, tra cui il “Triangolo dell’inazione”. Da un lato ci sono i governi, dall’altro le singole persone, dall’altro ancora le aziende. Il singolo dice che non può fare niente per risolvere la crisi climatica, perché i governi e le aziende devono intervenire. I governi altrettanto, perché la gente non li vota se si prendono decisioni controcorrente. Le aziende dicono che devono intervenire i governi, perché altrimenti sono svantaggiate nella competizione globale. Il nostro perimetro è quello del singolo: ognuno di noi, in base alle proprie disponibilità, deve dire “comincio io!” e un po’ per volta può fare in modo che le cose cambino partendo dal basso. Per esempio, a casa cambiare gli infissi e usare con più attenzione il termostato permette di ridurre i consumi energetici in modo significativo. Certo: la ristrutturazione del patrimonio edilizio richiede molti investimenti, per cui gli incentivi pubblici sono fondamentali. Anche nella mobilità non si può pensare di sostituire tutte le auto con quelle elettriche: è insostenibile, la congestione resta, c’è il problema di com’è prodotta l’energia. Bisogna incentivare alternative all’auto privata. La raccolta differenziata è fondamentale, ma non prendere l’aereo ha un impatto enormemente maggiore sulle emissioni. Occorre creare sensibilità, perché questi temi a volte sono trattati male e le soluzioni possibili non sono messe ai giusti livelli».

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