Da MasterChef alla chitarra, Joe Bastianich in concerto a Treviglio

L’intervista L’11 luglio sul palco all’Area Fiera con la band La Terza Classe: «Un viaggio nella musica d’America con canzoni coinvolgenti e allegre».

Ristoratore, imprenditore di successo, autore, personaggio tv, ideatore e fondatore di una community dedicata al food&beverage, Joe Bastianich è anche un musicista appassionato che, appena può, imbraccia la chitarra. Dove trovi il tempo di fare ogni cosa è difficile da pensare per chi non ha mentalità multitasking. Lui arriva dappertutto, ma alla musica tiene molto. Ha registrato il suo primo disco con il gruppo napoletano La Terza Classe ed ora lo porta in tournée facendo tappa l’11 luglio al «Revel» di Treviglio; il concerto è all’Area Fiera (ore 21.30; ingresso gratuito fino alle 20.45; biglietti disponibili). Da

«Nel tempo libero cerco di fare le cose che mi danno tanta soddisfazione come la musica. Andare in tour per me è come andare in vacanza»

«MasterChef» all’album «Good Morning Italia» il passo è breve se a farlo è un istriano emigrato con la famiglia in America, tornato sui suoi passi con un pugno di belle canzoni che profumano di folk e bluegrass a stelle e strisce, mantenendo qualche sentore mediterraneo. «La musica è un po’ un’evoluzione, il mio lavoro principale, la ristorazione, non è che mi coinvolga direttamente sempre di più, ci sono altre persone che la tirano avanti e possono fare a mano di me», spiega Bastianich. «E allora nel tempo libero cerco di fare le cose che mi danno tanta soddisfazione come la musica. Andare in tour per me è come andare in vacanza».

Nel nuovo disco si celebra l’incontro tra un americano di origini italiane e dei musicisti napoletani con la passione per la musica rock, folk, blues, Americana. Come nascono certe affinità?

«Diciamo che il mondo quando sto in Italia è piccolo e la gente che è appassionata di musica prima o poi s’incontra. Con La Terza Classe abbiamo la passione in comune per questa tipologia di musica, per un tipo di scrittura. Da lì nasce tutto».

C’è anche una canzone cantata in italiano, più altre otto tracce in inglese. Che rapporto ha con la musica italiana?

«Mio papà suonava la fisarmonica, mio zio era un musicista di professione. Avevano a che fare con la grande musica di tradizione, anche istriana. Il mio rapporto con la musica italiana è aperto. Ho conosciuto tanti artisti facendo i concerti. Sono cresciuto con la classica “roba americana” degli anni ’70, con Crosby, Stills & Nash, con Neil Young e cose del genere. La musica italiana è stata una scoperta arrivata più tardi. Una scoperta che continua. Mi piacciono i cantautori degli anni ’70, ’80, De André moltissimo».

Se in cucina si ricercano sempre soluzioni innovative, tenendo ferma la tradizione, nella musica come si muove? Ha delle figure a cui sente di ispirarsi?

«Certamente. Penso a Bob Dylan, sicuramente a Bruce Springsteen, Ray Charles, Johnny Cash. Quel mondo mi appartiene e mi affascina in modo particolare».

Leggi l’intervista integrale sulla copia digitale de L'Eco di Bergamo dell’11 luglio

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