Dialogo sulla pace, monsignor Pizzaballa: «Il comportamento delle Chiese in Russia e in Ucraina è vergognoso»

IL CONVEGNO. Il futuro cardinale in Seminario a Bergamo per una riflessione sull’enciclica «Pacem in Terris»: «Se le Chiese fossero unite in Russia e in Ucraina certamente ci sarebbero diverse prospettive». E ancora: «Pare che la pace sia lontana dalla propria vita, e invece ci deve riguardare».

«È importante, per la Chiesa e le Istituzioni religiose, cristiane e non, essere autonome rispetto alle autorità civili». A riguardo «il comportamento delle Chiese in Russia e in Ucraina è vergognoso»: così si è espresso il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa – che il 30 settembre 2023 sarà creato cardinale da Papa Francesco a Roma –, nel corso dell’evento «La pace: tra profezia e diplomazia», oggi (23 settembre) a Bergamo, organizzato da Fondazione Papa Giovanni XXIII, Istituto Paolo VI e Opera per l’Educazione Cristiana.

Nel 60esimo anniversario della «Pacem in Terris», l’ultima enciclica di Giovanni XXIII (11 aprile 1963) autorità ecclesiastiche, diplomatici e storici si sono confrontati sul tema della pace in una due giorni tra Concesio (paese natale di Papa Montini) e Bergamo, terra di Giovanni XXIII. In Seminario, nella mattinata di sabato 23 settembre, monsignor Pizzaballa ha dialogato con Staffan de Mistura, Ambasciatore di lungo corso delle Nazioni Unite, in un incontro introdotto da Armando Santus, presidente della Fondazione Papa Giovanni XXIII e moderato da Alberto Ceresoli, direttore de «L’Eco di Bergamo». Erano presenti, in una sala ipogea gremita, il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi e don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII.

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«Se le Chiese fossero unite in Russia e in Ucraina certamente ci sarebbero diverse prospettive» ha aggiunto il patriarca latino, come riporta anche l’Agenzia Sir. La riflessione di monsignor Pizzaballa si è concentrata anche sul tema dell’indifferenza rispetto alla pace: «L’indifferenza è uno dei problemi di oggi. In generale, soprattutto in Occidente, è molto più fragile il senso di comunità, che significa anche senso di appartenenza. Dove l’attenzione è sull’individuo è chiaro che viene meno l’interesse per i grandi ideali, per la situazione dei popoli. Una delle povertà di oggi è questa incapacità di guardare oltre se stessi. Pare che la pace sia lontana dalla propria vita, e invece ci deve riguardare».

Il patriarca di Gerusalemme, riflettendo sulla eredità dell’enciclica «Pacem in Terris» di Giovanni XXIII ha definito il pontefice bergamasco «una persona autentica, libera, vera» e ha parlato della necessità di promuovere una «pace integrale» che «consideri insieme diplomazia, giustizia, verità, e perdono». Grande attenzione dal patriarca anche alla situazione di Gerusalemme e del Medio Oriente, dove «il dialogo interreligioso più efficace è quello che coinvolge direttamente le persone e le autorità religiose locali, che hanno dirette relazioni con il territorio: il dialogo deve essere un luogo di incontro».

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