Ecco il simulatore di vecchiaia: un test gratuito per sperimentare le paure di un «ottantenne»

Il test che permette di passare da 60 a 80 anni in 5 minuti si può fare al Domitys Quarto Verde.

Ottant’anni e sentirli tutti. Ma per l’anagrafe ne ho solo 60. La domanda che mi sono sempre posto: «Come sarò da vecchio, casomai arrivassi a 80 o 90 anni?» ha ricevuto una risposta. E a dirla tutta mette ansia. L’interrogativo – per chi volesse togliersi il dubbio – lo scioglie il «simulatore di vecchiaia» che in 5 minuti mostra ogni ostacolo che ti aspetta quando l’inesorabile decadentismo fisico (anche per chi ora è un adone) renderà difficile ogni azione quotidiana. «L’esperienza si può fare gratuitamente al Domitys Quarto Verde di via Pinamonte da Brembate 5 a Bergamo - dice la general manager Orietta Coppi - , basta prenotarsi allo 035.2296601 o tramite mail [email protected], tutti i giorni, escluso domenica, fino al 19 giugno, dalle 10 alle 18».

Sotto l’occhio vigile di un’assistente vengo preparato con fasce, pesi, bardature stile avatar in ogni parte del corpo: mani, gomiti, collo, caviglie, ginocchia, un giubbotto di 10 kg (nulla da invidiare rispetto all’antiproiettile sperimentato in territorio di guerra in Libano) e per finire una visiera che appena indossi ti svela cos’è la cataratta e una cuffia che ti rende mezzo sordo. Il «rito» della vestizione è seguito con sorrisini da chi assiste, ma l’ilarità svanisce subito appena compio un paio di passi, strisciando come su una pista di pattinaggio. È un’esperienza che ti fa riflettere.

Capisci non solo l’importanza di mantenersi attivi, di arrivare in forma ai famosi «anni d’argento», di cambiare fin che si è in tempo uno stile di vita un po’ sregolato: il simulatore fa conoscere ciò che realmente provano oggi gli anziani senza che nessuno possa immaginarselo.

Il primo step di questo test è alzarsi con il peso degli anni in più per raggiungere un divano a tre metri di distanza. Un po’ di titubanza iniziale, poi avanzo come un elefante in una cristalleria conscio che potrei creare disastri e farmi anche male se non m’aggrappo a qualcosa. Raggiunta la meta, azionare il telecomando per accendere la tv è un gioco da ragazzi, ma con la vista che mi ritrovo ci vorrebbe una versione braille e siccome sono mezzo sordo alzo il volume che m’ascoltano fino in Piazza Sant’Anna. Il simulatore provoca una serie di paure. La prima è senza dubbio quella di cadere facendo le scale o semplicemente camminando (basta tappeti nelle case degli anziani). La sensazione di insicurezza è costante. Poi subentrano il disagio (aprire una bottiglia è un’impresa), la fatica (sudo come non mai), la spossatezza (distendersi sul letto è una liberazione). Scoprire sulla propria pelle cosa significhi invecchiare, sbatterti in faccia una realtà alla quale se sarai fortunato un giorno o l’altro dovrai fare i conti non è solo ciò che in apparenza può sembrare un esercizio ludico.

È una presa di consapevolezza dei futuri propri limiti riguardanti mobilità, perdita di forza, capacità di presa e di coordinazione.

Il simulatore (prodotto da un’azienda tedesca) è utilizzato per la formazione e l’aggiornamento del personale medico e paramedico, per lo sviluppo prodotti e servizi per la terza età. Non è un viaggio nel tempo. E nulla ha a che vedere con le divertenti app che invecchiano i volti. Si toccano con mano la terza e quarta età. E con esse l’ansia di un futuro pieno di incertezze.

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