«Gamec valorizzerà le opere di Manzù»

LA NUOVA SEDE. Il direttore Giusti: «Nei lavori dell’artista cercheremo chiavi di lettura per il nostro tempo». Il presidente Barcella: metteremo in evidenza la sua arte ma non pensiamo a una sezione monografica.

La collezione Manzù, donata agli inizi degli anni Ottanta dallo scultore alla città di Bergamo, rappresenta uno dei nuclei principali del patrimonio espositivo della Gamec, insieme alle raccolte Spajani e Stucchi. Dipinti e sculture, di piccole e grandi dimensioni, fortemente rappresentative della produzione dell’artista. Dall’opera in marmo «Grandi amanti», che accoglie i visitatori all’ingresso del museo, al «Cardinale seduto», alla «Signora giapponese». Sino al «Ritratto di Pio» e all’«Erbario», opere che hanno arricchito successivamente la collezione grazie alla Banca Popolare di Bergamo e alla Fondazione Credito Bergamasco. Opere che, come le altre, nella futura sede della Galleria d’arte moderna e contemporanea – in via di realizzazione in quello che fu il Palazzetto dello Sport di Bergamo – troveranno una nuova e più visibile collocazione. In dialogo tra loro e non raggruppate in un’unica sezione, concezione ormai ritenuta superata nei musei moderni.

Spiega il direttore Lorenzo Giusti, che «Gamec è – e ancor di più dovrà essere in futuro – un museo del presente, un museo plurale. Non credo quindi che debba lavorare sulla storicizzazione dell’opera di Manzù, ma può sicuramente dare un contributo importante per l’attualizzazione del pensiero dell’artista, cercando nella sua opera delle chiavi di lettura per il nostro tempo». Una lettura aggiornata della produzione artistica dello scultore bergamasco, così anche da farlo conoscere a quel pubblico che poco sa di questo autore. «Penso più a una integrazione del lavoro di Manzù all’interno dei futuri percorsi museali - continua Giusti – con una presenza anche significativa negli spazi dedicati alle collezioni, ma non a una presentazione monografica, rigida, del patrimonio dell’istituzione».

Della possibilità di realizzare un museo ex novo dedicato all’artista parla il presidente di Gamec, Alberto Barcella, che premette: «Diamo per assodata la valutazione estremamente positiva del valore artistico di Manzù e qualsiasi iniziativa che promuova l’arte del ‘900 è ben vista. Quella del nuovo museo è un’idea stimolante ma non dimentichiamoci che una volta aperto deve vivere e il patrimonio espositivo, benché significativo, da solo non basta. Servono idee, temi nuovi da proporre e una gestione dinamica, capace di attrarre visitatori, fondamentali per tenere in vita un museo e per produrre risorse. L’offerta per il pubblico va rinnovata di continuo e non è semplice farlo». Oggi in Gamec – è sotto gli occhi di tutti – la collezione permanente è sacrificata per mancanza di spazi. «Nella nuova sede sarà ricostruita e arricchita grazie anche alla generosità dei donatori – continua Barcella –. Abbiamo numerose opere di pregio ma non sono certo esaustive di tutta l’arte moderna italiana ed europea, il percorso espositivo andrà studiato e orientato alla comprensione della contemporaneità. Questo non esclude di lavorare sulle opere del Novecento. Nella “Trilogia sulla materia” largo spazio è stato dato alla contemporaneità in rapporto all’arte consolidata del ’900. Continueremo a seguire questa linea».

C’è da parte di Gamec «piena disponibilità a valorizzare le opere di Manzù, che in parte ci sono state donate dalla famiglia dello stesso artista – conclude Barcella – ma una sezione solo dedicata a Manzù non rientra nelle nostre finalità. La sua produzione sarà di certo messa in evidenza. La nuova sede richiederà uno sforzo notevole, dovremo proporre un’offerta culturale continuativa e adeguata ai nuovi spazi. Nella consapevolezza che le opere, anche quelle più straordinarie, da sole non bastano a tenere in vita un museo».

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