Giovani alla Carrara, con Forever Young il dialogo è aperto

PROGETTO. Negli spazi dell’Accademia sei eventi rivolti agli under 30 hanno intrecciato cultura e attualità con una risposta di partecipazione positiva. Il 28 novembre la serata conclusiva sul tema della violenza di genere: percorsi guidati, talk e letture.

Si chiude la sera del 28 novembre Forever Young, il progetto che da giugno ha portato all’Accademia Carrara centinaia di under 30 trasformando il museo in un luogo di incontro, dialogo e sperimentazione. Un festival in sei serate, sostenuto da Fondazione Alfaparf, che ha intrecciato arte e attualità affrontando creatività di genere, guerra e pace, sostenibilità, generazioni a confronto, salute mentale e – per il finale – violenza di genere. «Il nostro obiettivo – racconta Giulia Barcella, project manager di organizzazione e sviluppo museale e curatrice di Forever Young – era rafforzare il rapporto tra il museo e la generazione under 30: una fascia che spesso perdiamo dopo i percorsi fatti in museo durante la scuola. Volevamo che si sentissero parte della Carrara, non semplici visitatori».

Format accessibile

Un intento che ha guidato fin dall’inizio la struttura delle serate: «Abbiamo pensato a un format accessibile, aperto, gratuito per loro. E soprattutto costruito insieme. Non un’offerta calata dall’alto, ma un museo che impara dai giovani quanto loro imparano dal museo». La risposta del pubblico ha confermato la direzione: tra le 200 e le 500 presenze a serata, con ragazzi e ragazze coinvolti nelle visite interattive, nei talk e negli spazi informali del giardino.

Leggere il presente

Per Barcella, il punto di partenza è sempre stato la collezione della Carrara, ma con una finalità diversa da quella tradizionale: «L’arte non è solo un patrimonio da ammirare, è un mezzo per leggere il presente. Le opere ci permettono di parlare di guerra, di genere, di ambiente, di relazioni. Offrono un linguaggio comune che fa da ponte tra passato e futuro». E infatti Forever Young non ha voluto proporre visite frontali: «Abbiamo deciso per esperienze partecipate, che creassero scambi e riflessioni. Le persone devono potersi riconoscere nei temi che il museo affronta, fare domande e raccontarsi», aggiunge la curatrice.

Opere ed esperienze personali

La conclusione del festival non poteva che toccare un tema urgente. «Parlare di violenza di genere in un museo – sottolinea Barcella – significa riconoscere che il patrimonio culturale non racconta solo storie, ma anche che oggi abbiamo bisogno di nuove narrazioni. L’arte può aiutarci a capire come siamo arrivati fin qui e come possiamo cambiare». La serata conclusiva si aprirà alle 18.30 con «Storie di Arte e di Donne», un percorso guidato a cura del Forever Young Team e La Città dei Mille tra opere, letteratura ed esperienze personali dedicato ai vissuti femminili. Seguiranno il talk con Adelaide Corbetta e un rappresentante della Polizia di Stato, le letture delle art women stories intese come icone di libertà da Virginia Romana, ritratta da Botticelli, ad Artemisia Gentileschi, da Frida Kahlo a Peggy Guggenheim, e l’intervento «Praticare alleanze» dell’attrice Giulia Scotti.

La forza del team

Uno dei pilastri dell’intero progetto è il Forever Young Team, una ventina di giovani che ha affiancato la Carrara nella progettazione: «Sono loro il cuore pulsante del progetto – dice Barcella –. Portano idee, linguaggi, sensibilità. Nel 2026 vogliamo allargare questo gruppo. Dare spazio a una generazione che spesso viene ascoltata poco, non perché non abbia niente da dire, ma perché raramente le viene chiesto». Guardando al futuro, Barcella vede Forever Young come un modello: «Per noi, Forever Young non è solo un festival, ma un modo di pensare il museo. E continueremo a coltivarlo».

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