I Nomadi: a Trescore la festa per i nostri 60 anni in musica

L’INTERVISTA. l gruppo lunedì al Bum Bum Festival. Beppe Carletti: «A Bergamo è come tornare a casa. All’inizio del concerto la canzone scritta per noi da Ligabue che racconta la nostra storia».

I Nomadi di Beppe Carletti tornano al «Bum Bum Festival» di Trescore per la festa dei sessant’anni del gruppo. Il concerto al Parco Le stanze è fissato per lunedì (inizio ore 21; ingresso libero). L’album e il singolo «Cartoline da qui» stanno andando bene sostenuti da un fitta tournée che attraversa l’Italia da mesi. La canzone scritta da Ligabue per i Nomadi è un regalo che li rappresenta al meglio, anche se difficilmente si ascolta in radio. Poco importa a Beppe che sa di trovare tanto pubblico ad ogni tappa. «Ci stiamo trasferendo dalla Calabria alla Campania e il caldo non manca. Va tutto bene. Sono il più vecchio della compagnia, ma resisto. Ogni sera la soddisfazione è tanta. Ormai è una festa continua. Non ho mai visto così tanta gente ai concerti dei Nomadi e sì che ne ho fatti! La gente ci sta dando una testimonianza di affetto che non ci aspettavamo così calorosa. È bello dopo sessant’anni di storia del gruppo vedere il pubblico che è parte integrante della nostra lunga storia. Un pubblico che è sempre più multigenerazionale. C’è gente che ci segue da tanto tempo e ragazzini che arrivano ora insieme ai nonni, ai genitori. È la famiglia Nomade; una cosa bella».

Il Liga vi ha proprio fotografati in «Cartolina…».

«È la nostra canzone, la nostra storia, il pezzo cruciale di quest’album dei sessant’anni. Luciano si è ispirato alle immagini raccolte nella mostra dedicata ad Augusto a Reggio Emilia. È molto bella. Lui l’ha visitata ed è nata di getto la canzone. Parla di noi, della nostra terra, della strada fatta. Avere una canzone così in un disco dove trovi due testi di Guccini letti da Neri Marcorè e una poesia di Giorgio Faletti, non è da tutti i giorni. Tre firme così fanno la differenza. Anche le altre canzoni sono buone, non c’è niente di banale: raccontiamo quello che vediamo intorno e anche le storie della nostra gente».

Come ha reagito il popolo nomade?

«La canzone la facciamo all’inizio del concerto. Partiamo prima con la poesia di Francesco, poi attacchiamo il brano di Ligabue e il pubblico già la canta anche se i nostri pezzi non passano mai in radio. Siamo la radio di noi stessi. Giriamo per paesi e città e facciamo sentire le nostre canzoni».

Perché le radio non passano i vostri pezzi?

«Forse perché ci considerano datati, non al passo con i tempi. Ora ascolti la radio e trovi solo un certo tipo di musica. Mi dispiace; la proposta è a senso unico. La realtà della musica è anche quella dei Nomadi che riempiono le piazze. Questo ci fa capire che in fondo non c’è proprio bisogno delle radio per vivere e suonare».

A proposito, voi suonate dal vivo a dispetto di chi programma i concerti al millesimo e sembra che porti in scena del materiale sonoro pronto all’uso.

«Lasciamo perdere, anche l’abuso dell’Auto-tune è una follia. Noi suoniamo e cantiamo dal vivo. Penso che certi aggeggi andrebbero usati con criterio e solo in certi casi. Altrimenti andrebbero aboliti. Se ascolti la musica che viene da fuori non è così carica di effetti. Qui da noi i ragazzi vanno avanti con questo correttore d’intonazione e non mi sembra una bella cosa. Non c’è rispetto per la musica. Qualcuno mi darà del bacchettone, ma non importa. Credo che sia giusto che canti chi ha voce per cantare. È anche vero che ognuno è libero di esprimersi come crede. Ora il momento è così, non so quanto durerà».

Tornate in Bergamasca, una terra che vi ama da sempre.

«Torniamo lì anche più d’una volta l’anno e la gente arriva sempre sotto il palco ad abbracciarci. Anche stavolta canteremo insieme. A Trescore sarà come tornare a casa. Emozionante. C’è gente che conosciamo da anni, abbiamo tanti amici in zona. Il legame con la comunità nomade di Bergamo è fortissimo».

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