Il martirio di San Giovanni Battista trova voce nel suono di quattro sassofoni

I COLORI DELL’ARIA 5. Il progetto ideato da Alessandro Bottelli approda domenica 25 giugno nella chiesa parrocchiale di Stezzano. Sarà eseguita una nuova composizione di Castagnetti ispirata al grande dipinto di Diotti con la «Decollazione».

«I colori dell’aria» è un progetto concertistico ideato lo scorso anno da Alessandro Bottelli, direttore artistico della rassegna «Box Organi. Suoni e parole d’autore» e della «Notte bianca jazz-organistica» di Lallio, nato per valorizzare, grazie a brani strumentali creati ad hoc da compositori professionisti, il patrimonio artistico-culturale del territorio.

In tal modo si intende dare al pubblico la possibilità di apprezzare sotto una luce completamente diversa – quella del linguaggio dei suoni – opere di notevole fattura e pregio iconografico, spesso di autori anonimi e, nella maggior parte dei casi, relegate ai margini dei grandi flussi turistici.

Il Vagues Saxophone Quartet

Giunto al suo quinto appuntamento – dopo i sorprendenti e lusinghieri riscontri ottenuti a Tavernola Bergamasca, Santa Croce di San Pellegrino Terme, Bergamo (chiesa di San Nicolò ai Celestini) e Lallio (chiesa quattrocentesca di San Bernardino) –, «I colori dell’aria» approda anche a Stezzano nella sontuosa e armonica chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, in occasione delle annuali feste patronali. È qui, infatti, che domenica 25 giugno alle 16 si esibiranno i giovani e attivissimi componenti del Vagues Saxophone Quartet (Andrea Mocci sax soprano, Francesco Ronzio sax contralto, Mattia Quirico sax tenore, Salvatore Castellano sax baritono), una formazione già coronata da numerosi riconoscimenti (premio speciale del Concorso Internazionale «Luigi Nono» nel 2016, primo premio assoluto al Concorso Internazionale per concertisti «Cosima Wagner» di Bellagio e al Concorso Internazionale per solisti e gruppi cameristici «C. M. Giulini» di Bolzano nel 2022), da presenze a rassegne e festival di rilievo (Milano Musica, Società del Quartetto e Festival 5 Giornate di Milano) e dalla pubblicazione del primo disco per l’etichetta Da Vinci. L’ensemble, che si caratterizza per una vivace e fattiva partecipazione alla creazione di nuove partiture, lavora spesso a stretto contatto con i compositori.

Da Musorgskij a Piazzolla e Sting

E per l’occasione, oltre ad eseguire brani di Rossini (alcune popolari ouverture da sue opere), Heiner Wiberny, Modest Musorgskij (una selezione dai celebri Quadri di una esposizione e

una elaborazione originale, realizzata dal compositore bergamasco Davide Mutti, del poema sinfonico La notte di San Giovanni sul Monte Calvo), Astor Piazzolla (Close your eyes and listen, La Muerte del Angel), Sting (I’ve been down so long, Valparaiso), Paolo Coggiola e Michael Nyman (Songs for Tony), terrà a battesimo anche un recentissimo lavoro commissionato a Riccardo Castagnetti (organista, clavicembalista, compositore e musicologo modenese) e ispirato al grande dipinto di Giuseppe Diotti con la Decollazione di San Giovanni Battista, che è possibile ammirare in una cappella della Parrocchiale.

Contrasti sonori tra luce e ombra

Scrive Castagnetti a proposito della nuova partitura: «Ho utilizzato l’esacordo Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La e l’inno Ut queant laxis resonare fibris, il noto canto liturgico riferito alla festa della natività di San Giovanni Battista, che ricorre il 24 giugno. Il brano è ispirato alla vicenda terrena della cattura e della decapitazione del Battista, e si chiude con la risurrezione spirituale e “musicale” della sua memoria nell’esacordo. Voce che grida nel deserto, luce che rischiara le tenebre: l’esistenza di Giovanni Battista, il precursore, si consuma nell’annuncio, promessa di un compimento del quale non potrà essere testimone. Ad essere inghiottiti dall’oscurità qui sono però i carnefici e gli spettatori che osservano indifferenti il martirio. L’intensità luminosa della testimonianza del Santo buca la tela e si diffonde come un inno di lode che rompe il silenzio. Ut queant laxis | Resonare fibris: “Affinché possano cantare con voci libere e pure”. Già nella prima strofa dell’inno a San Giovanni Battista le gesta divine risuonano nel canto. Non è casuale che proprio a partire dalle iniziali di ciascun versetto, il monaco Guido d’Arezzo abbia tratto i nomi delle note musicali: Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La. La mia composizione per quartetto di saxofoni Resonare fibris trae ispirazione dalle suggestioni cromatiche di Giuseppe Diotti (1779-1846), artista cremonese che dal 1811 ricoprì l’incarico di direttore e docente di pittura presso la neonata Accademia Carrara di Bergamo, e che, con grande maestria pittorica, anima la superficie del quadro mediante un denso contrappunto tra claritas e obscuritas dal quale emerge il desiderio di portare alla luce ciò che è nascosto. L’inno Ut queant laxis risuona debolmente all’inizio del brano, appena percepibile: la morte apparentemente si appresta a vincere, la tenebra a trionfare. L’introduzione dell’esacordo esprime una tensione tra il buio opprimente della tela e una luce che non può essere sopraffatta. Finalmente la melodia dell’inno emerge come un canto in cui attesa e speranza trionfano sull’oscurità».

«I colori dell’aria 5» – Concerto per San Giovanni Battista è promosso e organizzato con il patrocinio e il sostegno del Comune di Stezzano in collaborazione con la Parrocchia. Ingresso libero. Per info: 388.5863106.

© RIPRODUZIONE RISERVATA