«L’albero degli zoccoli», il ricordo per recuperare la civiltà contadina

LA RASSEGNA. A Villa di Serio mostra su luoghi e retroscena del capolavoro di Ermanno Olmi, rievocazioni del film e delle tradizioni agricole. «Per confrontarsi con le nostre radici».

«”L’albero degli zoccoli” è una storia per confrontarsi con le radici, non per rimpiangerle, ma per capire di quanto ci siamo impoveriti nella nostra fretta di correre, non si sa dove e perché». Così il regista concittadino Ermanno Olmi (1931-2018) definì il proprio capolavoro, Palma d’Oro a Cannes nel 1978, interpretato da contadini e gente della campagna bergamasca e ambientato nella Bassa, tra Martinengo, Mornico e Palosco. Racconta, dall’autunno 1897, un anno nella vita delle famiglie Batistì, Runk, Finard e Brena, che condividono la stessa cascina.

Sugli ingressi delle abitazioni del centro storico sono state collocate, come in un museo a cielo aperto, una sessantina di targhe con una fotografia d’epoca e una didascalia per rievocare le caratteristiche sociali e architettoniche degli stalli, gli edifici esistenti prima delle ristrutturazioni moderne che hanno riguardato Villa di Serio come il resto della Bergamasca e gran parte dell’Italia

Mario Morotti, sindaco di Villa di Serio, nonché duca del Ducato di Piazza Pontida, lo storico sodalizio culturale di Bergamo, si riallaccia a quella necessità di confrontarsi con le radici contadine che accomunano i nostri territori per presentare la rassegna «Ricordando “L’albero degli zoccoli”». «L’iniziativa è del Comune, con la collaborazione di Traiettorie Instabili, Il Cantiere, Oratorio, Pianura da Scoprire, e conclude il progetto, con il contributo della Regione, “La nuova Storia” per formare giovani guide del territorio», spiega Mario Morotti. «Si lega all’opera di recupero delle origini agricole realizzata con “I segreti degli stalli: la storia che abbiamo vissuto”». Sugli ingressi delle abitazioni del centro storico sono state collocate, come in un museo a cielo aperto, una sessantina di targhe con una fotografia d’epoca e una didascalia per rievocare le caratteristiche sociali e architettoniche degli stalli, gli edifici esistenti prima delle ristrutturazioni moderne che hanno riguardato Villa di Serio come il resto della Bergamasca e gran parte dell’Italia. Quel mondo contadino perpetuatosi intatto per secoli e trasfigurato con la forza di un uragano soprattutto dalla sbornia del boom economico nei primi anni Sessanta del Novecento, come documenta mirabilmente l’opera fotografica di un altro grande bergamasco, Pepi Merisio. «A Villa di Serio il ricordo del passato proseguirà con altre iniziative», continua Mario Morotti. «In questo percorso recuperiamo la tradizione agricola bergamasca con “L’albero degli zoccoli”, che ne è l’icona». Villa di Serio, poi, sta diventando una piccola capitale bergamasca della cultura. «A maggio – ricorda con orgoglio il sindaco – abbiamo ospitato la regista Liliana Cavani e il soprano Tiziana Fabbricini per la rievocazione, con le due protagoniste, della storica rappresentazione scaligera della “Traviata” diretta da Riccardo Muti nel 1990. L’affollato incontro era nell’ambito di Festival in Villa, sempre più di respiro internazionale, con stelle della lirica e della classica in arrivo».

Le iniziative a Villa di Serio per ricordare il film di Olmi cominceranno venerdì prossimo, 20 giugno (ore 18), con l’inaugurazione della mostra «Luoghi e retroscena del film “L’albero degli zoccoli”» a cura di Maurizio Plebani, aperta fino al 4 luglio nella Sala delle Carrozze. Seguirà la conferenza ad immagini sul capolavoro tenuta dallo stesso Plebani, appassionatissimo cultore del film. «La mostra – segnala – è nata per il 40° del film e poi sempre rinnovata e arricchita: documenta, con venti pannelli fotografici, dove è stato girato, come sono cambiati i luoghi delle riprese, le origini del capolavoro, con aneddoti e curiosità. Una sorta di pallottoliere fotografico si focalizza sui personaggi e gli interpreti, con il ritratto sul fronte e le informazioni sul retro». «Nell’ultimo anno – ricorda Plebani – ci hanno lasciato, a 89 anni, l’indimenticata, affabile, maestra di vita Maria Teresa Brescianini, di Palosco, la Vedova Runk, e Pierangelo Bertoli di Mornico al Serio, il secondo figlio della famiglia dei Finard, a soli 61 anni. In mostra ci sarà anche il tabarro indossato da Luigi Ornaghi, il Batistì, donato dalla sorella Bruna e appartenente a loro padre. Molti degli abiti degli interpreti del film erano portati sul set da loro stessi. Il Batistì veste il tabarro nella scena del taglio del platano per ricavare il legno per lo zoccolo del figlio Minek. Un piccolo allestimento con un vero platano e gli attrezzi ricostruisce il momento della lavorazione dello zoccolo». «La conferenza – riprende Plebani – dimostra come niente nel film sia casuale: personaggi, luoghi, storie, sequenze sono il frutto dell’immaginazione del regista alimentata dalla sua reale esperienza della civiltà contadina». Olmi, nato a Bergamo alla Malpensata, imparò ad amare il mondo contadino quando da Milano, dove viveva con la famiglia, si trasferì a Treviglio a casa della nonna materna, come sfollato durante la guerra, in un luogo che era già la meta delle vacanze in campagna. Il regista custodisce nella memoria gli scorci a lui noti di Treviglio, quando cerca i set per «L’albero degli zoccoli», girato tra il 1976 e il 1977: nella Gera d’Adda trova una situazione già cambiata radicalmente dall’industrializzazione e si sposta tra Serio e Oglio, un’area, all’epoca, rimasta più rurale. Oggi la Bassa orientale si è tal punto trasformata che Olmi faticherebbe anche lì a rinvenire scorci campagnoli intatti.

Gli appuntamenti

La rassegna a Villa di Serio continuerà, nella Sala delle Carrozze, sabato 28 giugno (ore 16,30) con «Scasera», una conferenza-spettacolo con spunti dal film per ricordare antiche tradizioni e usanze contadine, di e con Alberto Di Monaco e Maurizio Plebani. Sempre nella Sala delle Carrozze, domenica 29 giugno (ore 18), «Albero nostro», il docufilm di Federica Ravera uscito nel 2018 per il 40° del film, un’affettuosa raccolta di testimonianze di attori e maestranze, con una splendida intervista a Olmi, di cui l’autrice fu collaboratrice negli ultimi quattordici anni di carriera. La proiezione sarà preceduta (ore 16) dall’esibizione del Gruppo Luciano Ravasio & Friends, con arrangiamenti di canti popolari presenti nel film, nel parco di Villa Valli, per la prima volta aperta al pubblico dopo la recente acquisizione da parte del Comune di Villa di Serio.

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