Nascite, a marzo tornano a crescere
nella Bergamasca: +2,25% rispetto al 2020

Dati in linea con l’andamento nazionale: in Lombardia calano ancora, ma in misura minore.

La conferma o lo stravolgimento di questo primo indizio arriverà solo nei prossimi mesi. Ma il dato consegna una tendenza importante, forse all’antitesi di quelle che potevano essere le ipotesi: la pandemia non ha frenato il desiderio di costruire una famiglia. Nonostante le incertezze e i timori, le paure sanitarie e anche economiche, i riflessi psicologici della tragedia, la natalità è tornata a crescere.

Lo rivelano gli ultimi dati dell’Istat sulle nascite di marzo 2021, cioè il termine delle gravidanze iniziate a giugno 2020 quando la prima ondata era alle spalle: a marzo di quest’anno, nella Bergamasca, si sono contate 635 nascite contro le 621 di marzo 2020, quindi con un incremento del 2,25%. Ed è rilevante, questo «segno più», in una fase storica dove la natalità segna costantemente una picchiata: almeno dal 2013 la parabola è in continua discesa anche in provincia di Bergamo, con cali annui compresi tra il -1,03% (nel 2016 rispetto al 2015) e il -7,31% (nel 2020 sul 2019); e se nel 2012 in terra orobica erano nati 10.928 bimbi, lo scorso anno i fiocchi rosa o azzurri sono stati appena 7.670.

Ora, appunto, c’è un primo mese di inversione di tendenza. È successo anche a livello nazionale, oltre che locale: a marzo 2021 le nascite in Italia sono state 32.941, +3,73% rispetto alle 31.757 del marzo 2020; una contrazione persiste invece a livello regionale, con un arretramento dell’1,88% (5.598 nati a marzo 2021, contro i 5.705 di marzo 2020) che comunque pare «fisiologico» con la discesa demografica che si leggeva anche nel pre-Covid.

Ma il Covid, appunto, come ha impattato sui progetti di vita? Secondo l’Istat, occorre ragionare mese dopo mese: l’esplosione improvvisa e violenta del virus ha frenato i propositi, la prima «libertà» dopo il dramma ha rilanciato la scelta. «Si può senz’altro ritenere che la situazione di incertezza prevalsa con l’avvio del primo lockdown abbia influenzato la scelta di rinviare il concepimento», si legge nel rapporto annuale dell’istituto di ricerca presentato nei giorni scorsi, che parte dalle cifre sulle nascite di novembre (concepite a febbraio) e dicembre 2020 (concepite a marzo). «Il calo osservato anche a gennaio», aggiunge l’Istat, «che accentua quello degli ultimi due mesi del 2020, lascia pochi dubbi sul ruolo svolto dalla particolare situazione di incertezza innescata dalla pandemia. I bambini nati a febbraio 2021 sono stati concepiti principalmente a maggio 2020, alla fine del periodo di isolamento primaverile, e la marcata attenuazione della discesa potrebbe derivare da tale sviluppo. Il mese di marzo 2021 mostra una prima inversione di tendenza: rispetto allo stesso mese del 2020 i nati aumentano del 3,7% (32.941, circa 1.200 in più), con un incremento più sostenuto nel Mezzogiorno (8%). Per questa ripartizione si potrebbe ipotizzare un recupero nei mesi estivi dei concepimenti rinviati in primavera che hanno dato luogo alla perdita particolarmente consistente di gennaio 2021. A marzo 2021, il Nord-ovest è l’unica area in cui si registra ancora una variazione negativa (-0,6%) seppure molto attenuata rispetto ai mesi precedenti».

La Bergamasca sembra inserirsi nella tendenza nazionale. A dicembre 2020 le nascite erano crollate addirittura del 20,62% (del 10,29% invece a livello nazionale): la conseguenza dello choc che la pandemia ha portato a marzo 2020. La risalita della natalità, dopo il bilancio positivo di marzo 2021, proseguirà ancora? La pandemia, mette in guardia l’Istat, «aggrava una situazione demografica di per sé fragile». E se a giugno 2020 il virus sembrava quasi sconfitto, quindi dando fiducia alle famiglie, la strada verso la normalità ha però poi trovato altre due ondate pandemiche.

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