Oppenheimer trionfa agli Oscar, resta fuori Garrone

CINEMA. Emma Stone e Cillian Murphy migliori attori. Il film italiano «Io capitano» cede il passo.

Con ben sette Oscar la notte degli Oscar 2024 è stata di Oppenheimer: miglior film, miglior attore protagonista (Cillian Murphy) e comprimario (Robert Downey Jr), miglior regista Christopher Nolan e poi montaggio, fotografia e miglior colonna sonora originale: il maxi-biopic di Universal sul padre della bomba atomica Robert J. Oppenheimer, arrivato alla vigilia con ben 13 nomination, ha fatto man bassa di premi in una serata senza incidenti e in cui la politica non è rimasta in panchina.

L’Italia ha incassato la delusione di Matteo Garrone, arrivato in finale con l’odissea dell’emigrazione «Io Capitano» e battuto da «La zona di interesse», il film importante e terribile del britannico Jonathan Glazer sull’Olocausto raccontato da fuori delle mura di Auschwitz che ha conquistato anche l’Oscar per il miglior sonoro.

Spiazzata la Barbie di Greta Gerwig fin dall’inizio della stagione dei premi, l’unico potenziale rivale di Oppenheimer era rimasto «Povere creature!» di Yorgos Lanthimos. Leone d’Oro a Venezia, l’eccentrico remake della saga di Frankenstein ha portato a casa quattro premi su undici candidature, tra cui production design, make up e costumi più la statuetta per migliore attrice Emma Stone.

«Lanthimos mi ha regalato una seconda vita con Bella Baxter», ha detto la star che, al secondo Oscar dopo «La La Land», ha battuto l’altra favorita Lily Gladstone di «Killers of the Flower Moon» di Martin Scorsese: l’unico duello che aveva veramente creato suspense fino all’ultimo. Se la Gladstone avesse vinto, sarebbe stata la prima nativa americana a vincere una dei più prestigiosi onori di Hollywood . Il film di Scorsese aveva avuto 10 nomination ed è lo sconfitto della serata.

Scarsi i successi delle donne dopo l’esclusione di Greta Gerwig dai premi alla regia: sia Celine Song che Justine Triet (che per «Anatomia di una caduta» ha vinto però il premio per la sceneggiatura originale con il marito Arthur Harari) hanno ceduto il passo a Nolan che si conferma il più influente regista della sua generazione. «Barbie», rivale di «Oppenheimer» fin dal giorno in cui a luglio uscirono in simultanea nelle sale, è rimasta quasi a bocca asciutta, con l’unica statuetta per la miglior canzone originale, What was i made for di Billie Eilish e del fratello Finneas che ha battuto in casa I’m Just Ken presentato da Ryan Gosling nella stupefacente performance vestito di rosa shocking con decine di ballerini in stile vecchia Hollywood.

Il conflitto tra Israele e Hamas, al centro di proteste fuori dal Dolby, era nella testa della gente anche dentro la cerimonia: la Eilish, Ramy Yousef, Mark Ruffalo, Ava du Vernay sono state tra le star che hanno messo la spilletta rossa della campagna Artists4 Ceasefire mentre Glazer, premiato per il film sulla Shoah, ha parlato di «tutte le vittime della deumanizzazione», sia i palestinesi intrappolati nella Striscia che gli ostaggi catturati il 7 aprile dai miliziani di Hamas.

Non è stato l’unico conflitto evocato al Dolby: Mstyslav Chernov, il regista di «20 Giorni a Mariupol» premiato per il miglior documentario, ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina mentre un fotogramma del vincitore del 2023, Navalny, è stato proiettato in apertura del segmento in Memoriam con l’accompagnamento di «Partirò» di Andrea Bocelli con il figlio Matteo.

C’è stato poi un siparietto tra Donald Trump e Kimmel: l’ex presidente non ha resistito dal fare una tirata sulla sua piattaforma Truth Social contro «il peggior conduttore di sempre», al che l’host, leggendo la «recensione» prima che calasse il sipario, ha commentato: «Grazie per aver guardato, ma non è passata l’ora del coprifuoco in prigione?».

I due attori non protagonisti hanno regalato i momenti più emozionanti: sia Da’vine Joy Randolph per «The Holdovers - Lezioni di vita», che Downey Jr. avevano la vittoria in tasca e i loro discorsi dal podio hanno fatto ridere e piangere. Da’vine ha singhiozzato evocando tutte le persone che l’hanno accompagnata nella vita a partire dalla madre, Downey Jr. si è rivolto alla moglie, «il mio veterinario, che mi ha trovato quando ero un cucciolo randagio abbandonato e mi ha riportato alla vita. Io - ha aggiunto l’attore uscito da una serie di battaglie contro ogni tipo di dipendenza che lo avevano portato a passare quasi un anno in prigione e altri in riabilitazione - avevo più bisogno di questo film che loro di me».

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