Sant’Agata, si riscopre il disegnatore Bovarini

Satira Si inaugura venerdì 10 pomeriggio alle 18.30, nella Sala civica in Città Alta, «Habeas Corpus», mostra che omaggia, a 35 anni dalla scomparsa, un bergamasco protagonista di una stagione molto fertile del fumetto e dell’illustrazione italiana, collaboratore di «Linus» e di «Musica Jazz».

Un disegnatore di indiscusso pregio e dal tratto molto riconoscibile. Un tratto a china, con il pennino e con il pennello a secco, un po’ cupo, grottesco, e con una vena surrealista. Si inaugura venerdì 10 alle 18.30, nella Sala civica di Sant’Agata, in Città Alta, «Habeas Corpus», la mostra che omaggia, a 35 anni dalla scomparsa, Maurizio Bovarini, protagonista di una stagione molto fertile del fumetto e dell’illustrazione italiana.

Bovarini nasce nel 1934 a Bergamo e respira da subito il mondo della carta stampata. A pochi metri da casa, infatti, c’è la sede dell’Istituto italiano di Arti grafiche. Le sue prime illustrazioni risalgono agli anni ’50, poi nel decennio successivo inizia a collaborare con il «Corriere dei Piccoli». La sua carriera prosegue con la collaborazione con le riviste satiriche francesi degli anni ’60 a quelle italiane dei ’70 e ’80, passando per «Linus» e il Festival dell’Umorismo. Sarà sulle pagine dei supplementi di «Linus» che i lettori più attenti imparano a riconoscere il suo segno veloce e preciso, spietato ed espressionista. La produzione di Bovarini, che dalla metà degli anni Settanta si fa rappresentare da Quipos, agenzia di fumettisti e disegnatori fondata da Coleta Goria e Marcelo Ravoni, è ricca e poliedrica. Pubblica sulle riviste, costruisce libri, lavora con i periodici disegnando strisce, vignette, illustrazioni e copertine. Fino alla scomparsa, avvenuta nel 1987, cura la rubrica disegnata «Fffortissimo» sulle pagine di «Musica Jazz», per la quale realizza anche copertine per dischi.

«Abbiamo avuto la fortuna di poter accedere all’archivio custodito dalla famiglia di Bovarini – spiega Paolo Valietti, curatore della mostra per Moltimedia Fattoria digitale – e abbiamo selezionato 170 disegni originali che abbiamo raggruppato in tre diverse sezioni, una dedicata al fumetto, un’altra che testimonia la sua passione per il jazz attraverso i ritratti dei principali artisti della scena internazionale. L’ultima, dal titolo “Eia eia trallallà”, è una potente satira giocata sulle frasi care al fascismo. Questa mostra – sottolinea Valietti – è il tentativo, sartoriale, di mostrare come tutti questi ritagli, cuciti insieme con cura e attenzione, possano essere confezionati nell’abito di un autore di classe».

Presenti all’inaugurazione della mostra Paolo Imperdonato e Boris Battaglia, condirettori di «Quasi - La rivista che non legge nessuno», che daranno vita, insieme a Paolo Valietti, a un dialogo sull’artista.

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