Van De Sfroos: il tuono della musica contro la guerra

L’intervista Il cantautore il 21 aprile al Creberg. Sul palco i brani di «Maader Folk» e i classici: «Le canzoni e la poesia alternativa alle bombe e alle mitragliatrici».

Le canzoni di «Maader Folk» sono rimaste per lungo tempo a decantare, ora salgono sul palco con Davide Van De Sfroos che le ha scritte. Sedici concerti alle spalle, molti altri a venire, compreso quello del 21 aprile al Creberg Teatro di Bergamo (inizio ore 21; biglietti disponibili), la tournée restituisce dal vivo quel canzoniere, insieme ai classici del cantautore laghée.

Sul palco sette polistrumentisti

Scritte con calma, registrate prima del Covid, vien da chiedersi se siano cambiate in questi anni. «Si sono evolute ulteriormente - spiega Davide Bernasconi -. Erano già cambiate dalla versione chitarra e voce registrata qui in cucina, sette anni prima di arrivare in studio. Il disco è rimasto fermo per due lockdown, e ora che le canzoni escono allo scoperto esplodono. È la prima volta che portiamo sul palco un album esattamente com’è stato suonato, con sette musicisti polistrumentisti. Il tour sta andando benissimo. Una volta sapevi che il tuo lavoro era prendere la chitarra, imboccare un po’ di strade e finire la serata sul palco. Poi tutto a un tratto questo è diventato un sogno impossibile. Le meraviglie del palco sono state tolte, le meraviglie del pubblico impossibili da raggiungere. Ora ci si ritrova e nasce un groviglio di emotività nuova, percepibile. È un piacere cantare un disco che ha aspettato tanto».

«L’alternativa all’odio e all’indifferenza è che si continuino a fare le cose belle che sappiamo fare. Io con la chitarra, altri con la penna o la semplice voce»

Dopo «Goga Magoga», introspettivo, onirico, lacerato, «Maader Folk» torna a casa. Parla di spaesati, di muratori, delle valli che partono dal lago, di donne rimaste sole perché gli uomini vanno in guerra. La storia non cambia mai?

«Nella situazione, lo dico anche dal palco, non puoi far finta che fuori dal teatro vada tutto bene. Finiti in un cantone i virologi ora siamo tutti esperti di geopolitica e di affari militari. Ma non c’è un grande Risico, le inquadrature sono tragiche, anche se si parla di fiction, di news, fakenews. Come bambini che hanno combinato un guaio, tutti si danno la colpa, mentre intere nazioni stanno morendo. E allora c’è da chiedersi quale sia l’alternativa a questo scenario, alla sirena, alla bomba, alla mitragliatrice. Potrebbe essere il silenzio, ma non è. Semmai è il tuono della musica, della poesia, di un attore che recita, di un testo declamato. Tutto quello che riempie il silenzio di cose emotivamente potenti, costruttive.

Quindi l’alternativa alla guerra è che si continui a fare con le nostre armi quello che sappiamo. Io ho la chitarra, lei la penna, qualcuno ha un altro suono di strumento, la semplice voce. Dobbiamo continuare a mettere sul campo della “madre folk” le cose belle che abbiamo da offrire. Altrimenti lasceremo che l’odio e l’indifferenza infettino tutto, peggio di un virus. La cosa più terribile è normalizzare l’orrore, assuefarsi ad esso. I primi giorni di guerra non riuscivi ad avvicinarti a quelle immagini in tv, non ci credevi. Adesso i telegiornali sono

«Nel mio ultimo disco c’è il paese con le sue storie, c’è l’isola, la valle. Ci sono gli uomini che vanno e tornano»

un turbine di notizie, anche contrastanti; mentre mangi hai davanti morti, gente insanguinata, dolente. Qualcuno dice che è tutto finto, un videogame, altri sostengono che è vero. Si va di racconti contrastanti, intanto il mondo trema. La “Maader Folk” in qualche misura aveva già raccontato questo. Io ho scritto “Fiaada” dieci anni prima che ci togliessero il respiro».

Al centro del disco c’è di nuovo il lago: un luogo di storie, abitato da personaggi, un luogo dell’anima da dove parte tutto.

«C’è il paese, con le sue storie, c’è l’isola, la valle. Ci sono gli uomini che vanno e tornano. C’è il lago, c’è l’alto lago dove il fiume Adda si confonde con l’acqua del Lario. Vengono citate la Valtellina, la Valsassina. Dopo due dischi, “Yanez” e “Goga Magoga”, nei quali ho parlato di me, delle mie debolezze, volevo tornare a raccontare la gente».

«Sto lavorando sulla pagina bianca. Mi hanno affidato altre quattro puntate del “Mitonauta” che stiamo già girando e andranno in onda su Rai2 in estate, ad agosto»

Visto che le canzoni hanno avuto il loro tempo per crescere, sta scrivendo altro, per la pagina, il pentagramma?

«Sto lavorando sulla pagina bianca. Mi hanno affidato altre quattro puntate del “Mitonauta” che stiamo già girando e andranno in onda su Rai2 in estate, ad agosto. Il programma era andato bene, la gente si era abbastanza entusiasmata; allora ripartiamo con lo stesso stile: micro ballate, racconti, cose mie. Tutto scritto. Nel periodo invernale poi è venuta fuori l’esigenza di aggrapparmi di nuovo alla pagina. Ho scritto parecchio, sia come appunti, diari di viaggio, storie. Non nascondo che l’idea di una “psicofavola” per bambini, buona per tutti, mi sta accarezzando con insistenza. Ho la casa piena di taccuini, devo trovare il momento giusto per fare il focus».

© RIPRODUZIONE RISERVATA