
Cultura e Spettacoli / Isola e Valle San Martino
Sabato 19 Aprile 2025
«I festival in crisi, ma vitali per i paesi»: ora provano a fare rete
SPETTACOLI . Serata tra addetti ai lavori e istituzioni dopo lo stop al «Filagosto». Pesano norme incerte e burocrazia. Incontri per costruire una «piattaforma».
Bonate Sopra
Festival musicali, sagre ed eventi sul territorio bergamasco faranno sempre più fatica. L’orizzonte è grigio, se non peggio. Un po’ ci si è messo di mezzo il Covid, indubbiamente. Alcuni non hanno saputo rialzarsi. Ma c’erano già, e ci sono, sempre più ostacoli che si frappongono, minando l’esistenza di queste iniziative di aggregazione, di valorizzazione del territorio e della sua cultura in senso ampio. Nel giro degli ultimi dieci anni si sono più che dimezzate.
Lo stop al Filagosto
È di pochi mesi fa l’annuncio che il più che ventennale Filagosto Festival (nato del 2003) ha chiuso i battenti. Sulla scorta delle tante testimonianze di dispiacere e incoraggiamento – provenienti da mezza Italia: Como, Pavia, addirittura dal Sud – è stato messo in cantiere il «Filago Summer Tour», cinque-sei eventi da fine maggio a settembre, itineranti sul territorio per tener viva la fiaccola.

L’incontro a Bonate Sopra
E giovedì sera nella Sala civica di Bonate Sopra c’è stato il primo di un «ciclo di incontri sulla sostenibilità delle iniziative culturali e musicali nella provincia di Bergamo», promosso da Associazione FilagoGiovani, Lo spirito del Pianeta e Comune di Bonate Sopra. Presenti oltre ottanta addetti del settore. Un primo incontro-confronto a cui ne seguiranno altri: segno dell’intento di costruire una sinergia per dare vita a una piattaforma di proposte pratiche.
Così come molto concrete sono le difficoltà riscontrate dagli organizzatori di eventi, illustrate giovedì a rappresentanti delle istituzioni: oltre al sindaco di Bonate Sopra Matteo Rossi, c’erano i consiglieri provinciali Erik Molteni, delegato allo sviluppo territoriale, e Massimiliano Serra, Terzo settore e associazionismo, e il consigliere regionale Michele Schiavi.
I problemi per gli organizzatori dei Festival
Quanto ai problemi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Tutti hanno condiviso una premessa: è vero che le manifestazioni muovono economia, con un indotto anche importante, di cui beneficia variamente il territorio. Ma a conti fatti chi investe lo fa «per continuare a coltivare un sogno», diceva Ivano Carcano, de «Lo spirito del Pianeta». A margine molti non nascondono che più che guadagnare è facile rimetterci: si tratta sostanzialmente di volontariato.
L’incertezza normativa
A pesare è una crescente incertezza normativa. Uno dei grandi nodi si chiama «sicurezza», con interpretazioni normative che cambiano da un territorio all’altro, e adempimenti non di rado aggiunti all’ultimo, appena prima dell’evento, ha rilevato per esempio Giuseppe Carminati, presidente di Filagosto. Del resto, ha aggiunto Carcano, «capisco bene che un funzionario si chieda perché debba rischiare in prima persona e dar l’ok al rispetto delle leggi di sicurezza, quando per primo sa quanto siano variabili le interpretazioni». Carcano non si nasconde: «Alzi la mano chi non ha pensato di lasciare. Le nostre leggi sono molto interpretative. È un aggravio di tempo, di denaro e stress. Qualcuno di noi forse non farà il suo evento dall’anno prossimo, e allora tutti saremo un po’ più poveri».
La «giungla normativa» cresciuta a seguito dei tragici fatti di Torino (nel 1983, un cortocircuito in un cinema con 83 morti) è un ostacolo non facile da affrontare, e i rappresentanti istituzionali in primis si sono trovati tutti concordi. Perché se è indubbio che «le manifestazioni portano vivacità, inclusione, aggregazione di giovani, è altrettanto facile capire che il territorio senza festival ed eventi si impoverisce» ha osservato Michela Benaglia, del «Young’n Town Festival», che si è fermato dopo il Covid. E così si allenta anche il presidio del territorio.
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