Travolto da un muletto a 38 anni: «Quel carrello non era adatto al carico»

FILAGO. Le richieste di condanna per il decesso, il 5 novembre 2018, di Matteo Regazzi travolto da un muletto che trasportava una bobina.

Il 5 novembre 2018, Matteo Regazzi venne investito da un muletto che trasportava una bobina del peso di 270 chili. Il trentottenne, dipendente della Elettrobonatese di Bonate Sopra, si trovava con un collega nella sede della Diesse Rubber Hoses di Filago. L’elettricista stava sistemando dei cavi dopo averli smantellati. Tredici giorni dopo l’incidente, morì. Ma le responsabilità dell’accaduto, per la Procura di Bergamo, non sono solo in capo al carrellista.

Nel processo per omicidio colposo, davanti al giudice Donatella Nava, il pm Giancarlo Mancusi, dopo aver ricostruito l’evento, ricordando quanto emerso a dibattimento, ha invocato la condanna più alta per l’ad della Diesse G. D. S.: tre anni e mezzo di reclusione. Due anni per C. P., titolare della Elettrobonatese, e un anno e quattro mesi per il carrellista L. S. (con le attenuanti generiche).

Il pm ha infatti evidenziato la «inidoneità» di quei carrelli per «trasportare quel carico», citando quanto rilevato anche da Ats, e la loro successiva sostituzione. «In caso di frenata brusca, la bobina scivola», e la frenata «c’è stata, i segni sono di circa 90 centimetri». Inoltre, «la visibilità per il conducente era estremamente limitata». In primo piano, quindi, le misure di sicurezza: il documento di valutazione rischi, ma anche quello che le aziende avrebbero – secondo il pm – dovuto condividere in quanto «c’era una sinergia costante e pluriennale». E ancora, la segnaletica «non chiara, né per gli elettricisti né per i carrellisti».

Il pm esclude possa esserci, nell’incidente, un concorso di responsabilità con la vittima: la sala dove erano stati smantellati i cavi non era abbastanza ampia per poterli allineare e riavvolgere. Quindi l’operazione viene effettuata al di fuori della stanza. E mentre è chino a lavorare, Regazzi viene colpito dal muletto. Il mezzo arriva «facendo una curva stretta, mentre le indicazioni raccomandavano un raggio più ampio», e la velocità prevista («a passo d’uomo») era «superata».

L’avvocato di parte civile Francesca Pierantoni, che assiste la sorella della vittima, ha ricordato che la giovane «ha perso il suo unico fratello». Rimarcando che «la mancanza di Matteo è un dolore che permane», per la sorella e i genitori, che ieri in aula hanno rivissuto gli ultimi momenti di vita del loro caro. Il 13 maggio, le conclusioni delle difese. Repliche il 13 luglio.

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