«Cantao», tutti in scena per solidarietà. «La malattia si combatte anche così»

LA STORIA. Giorgio Cavagnis, da dirigente a Palafrizzoni ad anima di «Tao», tra musica e amicizia.

Se l’associazione Amici del Moyamoya di Scanzorosciate avesse un inno, sarebbe più simile a «Rimmel» di De Gregori o «Ymca» dei Village People? In fondo poco importa, il ritmo è comunque quello dell’amicizia, l’obiettivo la solidarietà e l’aiuto alle persone che devono affrontare questa malattia cerebrovascolare rara, in giapponese chiamata Moyamoya perché avvolge il cervello in una sorta di «nuvola di fumo», causando un restringimento progressivo delle arterie che lo riforniscono di sangue.

A portare la musica in questo contesto di aiuto reciproco è il gruppo Tao (acronimo scherzoso di «Trattamento anti-depressivo obbligatorio») di Ranica, di cui fa parte anche Giorgio Cavagnis, fresco presidente dell’Ordine degli architetti bergamaschi e dj per passione: una compagnia che si è inventata una forma di volontariato un po’ inusuale. Un’attività che, come chiarisce Giorgio, «fa molto bene anche a chi la compie», perché rinsalda i legami di amicizia e spinge a mettersi in gioco in tanti modi diversi.

«L’associazione - sottolinea Giusi Rossi - fornisce gratuitamente supporto logistico ed economico a pazienti colpiti da questa rara patologia. Collaboriamo con lo staff di neurochirurgia del dottor Luigi Andrea Lanterna dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo».

La manifestazione «Cantao»

Giorgio da qualche anno è diventato direttore artistico di una manifestazione, che si chiama «Cantao», uno show dal formato divertente e originale, che si ispira alle kermesse canore come «Tale e quale show» e il Festival di Sanremo, mettendo però in primo piano un gruppo di talentuosi «artisti per caso». L’idea nasce dall’amicizia di lunga data tra Giorgio e Giusi Rossi, presidente degli Amici del MoyaMoya, associazione nata 14 anni fa, che oggi conta circa 130 volontari.

«L’associazione - sottolinea Giusi Rossi - fornisce gratuitamente supporto logistico ed economico a pazienti colpiti da questa rara patologia. Collaboriamo con lo staff di neurochirurgia del dottor Luigi Andrea Lanterna dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo». Un’amicizia riscoperta di recente: «Giusi e io ci conosciamo da tanto tempo - spiega Giorgio -, ci siamo persi di vista per qualche anno, poi, in modo altrettanto casuale, ci siamo ritrovati. Mi ha raccontato del suo progetto, nato quando sua sorella Monica si è ammalata, e insieme abbiamo pensato di promuovere un’iniziativa che abbina la raccolta fondi con la gioia di stare insieme».

Cosa fa Cantao

Il Cantao va in scena già da qualche anno, e ora si propone di sostenere in particolare la realizzazione della «Casa di Monica 2», un secondo appartamento per accogliere persone malate di MoyaMoya in terapia all’ospedale Papa Giovanni XXIII e le loro famiglie dopo quello realizzato nel 2017.

«Spesso - spiega Giusi Rossi - i pazienti e i loro familiari arrivano da lontano per curarsi a Bergamo, punto di riferimento per le terapie. Per questo abbiamo realizzato la “Casa di Monica” al Villaggio degli Sposi, poco distante dall’ospedale, un appartamento che può ospitare due nuclei familiari. Le richieste sono sempre tante, per questo è nato il sogno di allestire e aprire un altro spazio analogo. Ora stiamo aspettando i permessi necessari per iniziare i lavori di ristrutturazione». L’ospitalità offerta dall’associazione, supportata dai volontari, è familiare e «calda», secondo il suo stile abituale: «Cerchiamo di far sentire queste persone come a casa» sorride Giusi.

Una volta conosciuto il progetto, Giorgio e la compagnia del Tao si sono chiesti come contribuire a questa iniziativa: «Abbiamo capito che serviva una mano, e ci siamo chiesti come poterla dare in modo più sistematico rispetto alle donazioni sporadiche e individuali. Quindi, abbiamo deciso di dare impulso a questa nuova iniziativa, il Cantao, una kermesse musicale, che coinvolge artisti improvvisati e non professionisti. Ognuno porta in scena un numero, non necessariamente musicale. C’è chi non vuole cantare e preferisce, per esempio, raccontare barzellette».

Il successo dello spettacolo

Lo spettacolo è molto curato in tutti i suoi aspetti: «Siamo molto attenti ai dettagli - spiega Giorgio - compresi i costumi e il trucco. All’inizio lo facevamo per gioco, tra amici, in un locale. Poi, quasi per scherzo abbiamo iniziato a cercare uno spazio più strutturato. L’anno scorso ci siamo esibiti nello Spazio Polaresco, in città, quest’anno al Teatro di Rosciate, davanti a un pubblico di quasi trecento persone, registrando un fantastico sold-out». In platea c’erano anche il sindaco di Scanzorosciate Paolo Colonna, quello di Carona Aldo Ruffini e alcuni assessori.

I biglietti, come sempre, erano a offerta libera, devoluti all’associazione: «Gli artisti erano tutti molto gasati e calati nella parte. Giusi, che abita a Scanzorosciate, dove ha sede l’associazione, ci ha aiutato a ottenere il teatro. Noi ci siamo messi in gioco per reclutare i protagonisti dello show, che avessero voglia di partecipare. Non è facile esibirsi davanti a un pubblico così numeroso, perciò non era scontato trovarli».

La passione per la musica

Giorgio Cavagnis, con una lunga carriera da architetto, per tanti anni dirigente del Comune di Bergamo, a capo di diversi settori, ora è fra l’altro presidente del Consiglio provinciale dell’Ordine degli Architetti, ma ha sempre continuato a coltivare la sua passione per la musica e nel tempo libero ama fare il dj: «Ho iniziato per divertimento negli anni Settanta, mi piace farlo in occasione delle feste, sempre con intento benefico, cercando di ritagliare qualche spazio di volontariato ai tanti impegni professionali».

Il Moyamoya music festival

Dal 16 maggio parteciperà anche alla nona edizione del Moyamoya music festival con 10 giorni di musica, concerti, animazione, karaoke, djset e buon cibo all’area feste del Comune di Scanzorosciate. Per conoscere tutte le l’attività dell’associazione si può consultare il sito www.amicidelmoyamoya.org. Quest’anno Giorgio è riuscito a portare sul palco ben 44 artisti: «Siamo partiti dal nucleo abituale della Compagnia del Tao, composto da una ventina di persone. L’età media per noi viaggia intorno ai sessant’anni ma abbiamo coinvolto anche tanti giovani. Giusi ci ha affiancato con il suo entusiasmo contagioso e la sua energia. Ci hanno affiancato anche tanti volontari dell’associazione, uniti dal desiderio di dare una mano. Così è nato questo spettacolo, andato in scena poco tempo fa, importante non solo per il reperimento di risorse ma anche per l’azione di sensibilizzazione per far conoscere una patologia molto rara di cui si parla poco».

La preparazione è stata un’occasione per stare insieme in modo un po’ diverso dal solito: «Ovviamente l’abbiamo portata avanti in modo un po’ casereccio - chiarisce Giorgio -. Come direttore artistico io seleziono i brani e preparo una scaletta, in modo che possa risultare piacevole per gli spettatori. Le proposte spaziano tra generi, artisti ed epoche diverse, da brani di Lucio Battisti e Mina fino alla disco-music anni ’70, intervallati da qualche sketch comico. Ognuno deve arrivare con il suo pezzo pronto, immaginiamo che i nostri artisti si esercitino in casa, magari in garage. Poi ci ritroviamo sul palco, ma spesso non c’è tempo per una vera e propria prova generale. Il momento del debutto è emozionante, in scena ci sono sempre i primi dieci secondi di esitazione, poi però diventa tutto bellissimo».

Così anche gli imprevisti fanno parte integrante dello spettacolo benefico: «Spesso in scena capita qualcosa di inaspettato, quest’anno per esempio a un certo punto abbiamo dovuto affrontare un blackout. Per fortuna il nostro dj Vito è stato bravissimo a risolvere l’inconveniente facendo ripartire le nostre apparecchiature. Poi uno dei nostri giovani presentatori ha introdotto un pezzo facendone una descrizione impeccabile, peccato che poi sia andata in scena una canzone diversa. Anche questi intoppi finiscono per rendere l’insieme ancora più genuino e coinvolgente. Basta prenderli nel modo giusto, con leggerezza, un po’ come accade nella vita quando capita di affrontare qualche difficoltà imprevista. Gli errori capitano a tutti».

Il pubblico è sempre parte attiva dell’esibizione: «Per noi è il vero protagonista. Ci sostiene e accompagna, comprendendo pienamente lo spirito dell’iniziativa, regalandoci tanti applausi, e spesso cantando con noi».

Dalle coreografie di balletto classico tratte dal «Lago dei cigni» ai brani di musical celebri come “Grease”, e ancora dai monologhi comici alla musica da discoteca, il «Cantao» piace, proprio perché è un collage di tanti elementi, che affianca momenti più ritmici e concitati a quelli meditativi e romantici

Anche la preparazione dello spettacolo ne costituisce una parte integrante: «Di sicuro rafforza i legami di amicizia e impegno comune - osserva Giorgio -. Condividiamo tanti momenti divertenti, e quando tutto finisce ci sentiamo un po’ orfani, almeno finché non ripartiamo con il progetto successivo. In genere per portare in scena uno dei nostri “Cantao” ci vogliono almeno tre mesi: quest’anno per essere pronti ad aprile abbiamo iniziato subito dopo le vacanze di Natale, cercando di definire almeno i dettagli più importanti come il luogo dello spettacolo e i partecipanti. Abbiamo visto che il format funziona se ci sono almeno 15 pezzi in scaletta».

Dalle coreografie di balletto classico tratte dal «Lago dei cigni» ai brani di musical celebri come “Grease”, e ancora dai monologhi comici alla musica da discoteca, il «Cantao» piace, proprio perché è un collage di tanti elementi, che affianca momenti più ritmici e concitati a quelli meditativi e romantici: «Quest’anno sul palco c’erano persone di generazioni diverse, dai venti ai 65 anni. Ognuno ha messo i suoi talenti a servizio di tutti, con l’obiettivo comune di offrire un sorriso e aiutare persone più fragili».

Una lunga storia all’insegna della solidarietà

Il gruppo del Tao aveva iniziato a dedicarsi alla solidarietà tanti anni fa: «Il nostro primo spettacolo è nato per raccogliere fondi per il terremoto in Irpinia. Strada facendo ci siamo accorti di quanto fare del bene fosse importante anche per noi. In genere andiamo in scena una volta all’anno, di più sarebbe impossibile. La nostra, a differenza dei reality televisivi, non è una gara: alla fine vincono tutti, la conclusione dello spettacolo è sempre un numero che accoglie la partecipazione di artisti e pubblico per cantare tutti insieme. Siamo creativi e ci piace inventare situazioni diverse, ci stiamo già mettendo in moto per l’anno prossimo, sarebbe bello trovare un nuovo spazio in città. Il nostro premio è la gioia di aver dato una mano a persone che ne hanno bisogno».

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