«Convivo dalla nascita col buio, ma lo considero un vantaggio»

LORENZO LAZZARI . Affetto da retinite pigmentosa, il giovane di Cologno vive con un solo decimo di vista.

«Le voci - scrive Paolo Giordano - nel buio hanno più carattere». Lorenzo Lazzari, 17 anni, ipovedente, di Cologno al Serio, l’ha scoperto partecipando come volontario alle cene promosse dall’associazione Omero, in cui le persone per una sera si trovano nella stessa situazione dei ciechi. C’è un fascino particolare in queste «Cene al buio», che si svolgono in locali completamente oscurati. I commensali non possono usare la vista, devono quindi affidarsi al supporto dei volontari non vedenti, che li accompagnano in ogni momento.

«Al buio - sottolinea Lorenzo - le persone dicono davvero ciò che pensano senza paura di essere giudicate. Pongono domande sincere sulla vita e la condizione di chi non vede. È un’esperienza che segna nel profondo, e che poi rimane nel cuore». In comune con i più diffusi «appuntamenti al buio» in cui si incontrano per la prima volta persone che non si conoscono, queste cene hanno la capacità di mettere in comunicazione mondi diversi in modo inedito ed emotivamente coinvolgente.

Le cene al «buio»

Dal punto di vista «pratico» si tratta di una cena a menu fisso che si svolge in un luogo completamente buio: «L’oscuramento viene realizzato con cura per eliminare ogni fonte di luce. Poi entriamo in gioco noi nella veste di camerieri non vedenti. Per servire a tavola usiamo dei carrelli e ci muoviamo attraverso un sistema di tappeti a terra. Intratteniamo le persone raccontando la nostra storia, le nostre abitudini, l’esperienza e le iniziative dell’associazione. Ogni serata è diversa e sorprendente, ognuno ha una reazione personale e curiosa a ciò che accade. C’è chi viene con la famiglia oppure con un gruppo di amici. Dopo un po’ a me capita spesso di non fare più caso al fatto che ci muoviamo tutti nell’oscurità. Ci sono persone che esprimono osservazioni inaspettate, offrendoci lo spunto per riflettere su noi stessi. Mi sono trovato ad affrontare con alcuni invitati aspetti della mia vita quotidiana sui quali non mi ero mai soffermato».

Il clima particolare di questi incontri crea una connessione più autentica e stimola ognuno a indossare i panni dell’altro, creando una singolare relazione di empatia. Per partecipare bisogna contattare l’associazione Omero: gli appuntamenti, ora sospesi per l’estate, riprenderanno a settembre.

Il carattere «solare» di Lorenzo lo aiuta anche nelle difficoltà

Lorenzo è iscritto al quarto anno dell’Itis Pietro Paleocapa: «Seguo l’indirizzo di Meccanica, meccatronica ed energia. Penso che lo stile della mia scuola sia moderno, al passo con i tempi. Mi trovo molto bene nonostante i miei problemi di vista, con cui faccio i conti dalla nascita, a causa di un nistagmo che deriva dalla retinite pigmentosa. Ho un residuo di circa un decimo, che per me è molto prezioso, ma l’evoluzione della malattia è poco nota, perciò non so cosa mi riserva il futuro. Intanto mi sottopongono a controlli medici regolari».

Non si fa comunque influenzare troppo da questo limite fisico, che fino ad ora non gli ha impedito di vivere pienamente: «Devo fare i conti con questa condizione dalla nascita e lo considero un vantaggio. È un problema che ho da sempre e al quale crescendo mi sono abituato. Da bambino non mi rendevo conto di tante cose, col tempo ho capito che cosa posso fare, cosa mi è invece precluso, quali attività richiedono lo sviluppo di abilità e strategie diverse. Ho sempre mantenuto un atteggiamento positivo, perché ho capito presto che chiudermi in me stesso e disperarmi non serve a niente».

Il suo carattere solare lo ha aiutato a stringere nuove amicizie: «A volte capita che le persone con disabilità finiscano per frequentare centri e compagnie composte da persone simili a loro. Anch’io frequento amici che hanno problemi visivi come me, e fanno parte dell’associazione Omero e all’Unione Ciechi, ma anche altri che non rientrano in questi circoli. Mi piace uscire, sperimentare situazioni diverse, e nonostante questo non mi è capitato di trovarmi a disagio o di avere particolari problemi». Nei percorsi che conosce, Lorenzo si muove tranquillamente da solo: «Non chiedo aiuto per spostarmi in città o nelle vicinanze di casa mia. Se devo recarmi invece in un posto nuovo o lontano dai miei percorsi abituali la prima volta preferisco essere accompagnato».

Sensibilizzare il prossimo

A Bergamo si sposta con disinvoltura, anche se a volte deve fare i conti con qualche criticità: «In via XX Settembre, per esempio, mancano ancora i Loges, il sistema di pavimenti tattili, ma avendola percorsa molte volte ormai, comunque riesco ad attraversarla lo stesso. Mi sono reso conto camminando per le strade che molti non hanno consapevolezza della ricaduta delle loro azioni sugli altri, e in particolare sulle persone con disabilità. Anche per questo sono fondamentali le attività di sensibilizzazione come le cene al buio, che allargano la conoscenza della situazione e delle necessità delle persone non vedenti. Mi è capitato di trovarmi nel mezzo di una manifestazione e di essere quasi travolto dal flusso della folla, senza che nessuno si rendesse conto che stavo solo cercando di attraversare la strada per andare a prendere l’autobus, benché abbia cercato di dirlo. Forse un po’ di attenzione e riguardo in più non guasterebbero. Non pretendo che mi stendano il tappeto rosso, mi basta un po’ di buon senso. Penso che tutti abbiano il diritto di potersi muovere in modo sicuro. È un aspetto che si ripercuote in modo molto significativo sulla nostra qualità di vita».

Lorenzo è entrato anche nel comitato studentesco del suo istituto: «Per motivi di impegno scolastico vi trascorro tanto tempo e mi sembra importante impegnarmi attivamente accanto ai miei coetanei. Nello studio sono affiancato per qualche ora da un assistente alla comunicazione che mi aiuta nel velocizzare la lettura di testi e lo studio. Per il resto posso contare sull’aiuto di schemi e mappe. Nella lettura mi stanco moltissimo, e l’impegno che devo mettere nel riconoscere ogni singola lettera mi distrae dal contenuto, perciò preferisco ascoltare, usando strumenti come gli audiolibri o la sintesi vocale».

Lo studio è la sua passione

Strada facendo si è appassionato allo studio: «Sono egualmente portato per le materie umanistiche e scientifiche. Mi interessa il campo che ho scelto, i sistemi di fluidi, le questioni fisiche legate alle turbine e all’ottimizzazione, ma mi piace anche la lettura. Mio nonno Pierangelo mi ha trasmesso l’interesse per la storia». Sin da piccolo, infatti, lo ha affiancato nella cura delle sue collezioni di oggetti legati al mondo contadino e agli antichi mestieri.

Pierangelo Esposito ha raccolto oltre 15 mila oggetti in quarant’anni di vita e ha fondato l’associazione Frammenti di storia che promuove mostre, incontri, approfondimenti e interventi didattici: «Negli ultimi tempi - spiega Lorenzo - ci siamo concentrati in particolare sulle biciclette d’epoca da lavoro, ognuna con il suo set di accessori. Mi piace molto affiancare mio nonno nella raccolta e nella ricerca, conosco a fondo ogni oggetto, la sua storia, le sue funzioni e gli aneddoti legati ai proprietari. Sulla bici dell’arrotino, per esempio, c’è la mola, collegata a un meccanismo che la fa girare e alcune casse, che un tempo erano la soluzione più comoda per portare in giro degli attrezzi. Gli artigiani, insomma, si portavano in giro la bottega in bicicletta». Così ha imparato a conoscere e apprezzare la cultura e la tradizione contadina del nostro territorio: «È un modo - sottolinea - per conoscere la storia da un diverso punto di vista, più concreto».

Fra gli hobby di Lorenzo per un certo periodo c’è stato anche il teatro: «Ho frequentato per quattro anni la Smop (Scuola musical original people) di Sara Battisti, una compagnia inclusiva e attenta alle abilità di tutti i suoi componenti. Mi sono divertito molto e la recitazione mi è stata molto utile per superare la timidezza e instaurare relazioni migliori e più dirette con gli altri. In seconda superiore però ho smesso, perché non riuscivo più a conciliare l’impegno delle lezioni e delle prove con lo studio».

Si è dedicato a molte attività sportive: «Ho iniziato con il nuoto, la disciplina che mi ha fatto conoscere l’associazione Omero, poi ho seguito corsi di autodifesa, e nell’ultimo anno Dario Merelli mi ha proposto di entrare nella squadra di torball. Non ne sapevo molto e ho scoperto che mi piace moltissimo».

Il campo di gioco è diviso in due da corde munite di campanelli, il pallone emette suoni, i giocatori in campo indossano una benda che impedisce completamente la vista e possono tirare e fare gol nella porta avversaria affidandosi solo all’udito. «È uno sport inclusivo che l’associazione Omero porta anche nelle scuole. Ho iniziato anch’io a giocare con i miei compagni, che hanno apprezzato molto l’originalità di questo sport, ovviamente accessibile anche ai normovedenti. L’anno prossimo spero di poter giocare tutto il campionato con la squadra di Omero».

I sogni nel cassetto

Quando pensa al futuro Lorenzo, come ogni ragazzo della sua età, è pieno di entusiasmo, di speranza, di sogni nel cassetto: «Dopo il diploma mi piacerebbe proseguire gli studi alla facoltà di Ingegneria gestionale, un ambito ampio che per me ha molti aspetti interessanti. Il mondo in cui viviamo è complicato per tutti, anche se per le persone con disabilità lo è un po’ di più. Penso però che mettendoci un po’ di coraggio e ingegno le difficoltà si possano superare. Come accade che ci siano persone che arrivano dal nulla e ottengono un grande successo, credo che lo stesso sia possibile anche ai giovani come me, anche se bisogna mettersi in gioco fino in fondo e individuare tra mille strade possibili le soluzioni più adatte alle proprie caratteristiche».

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