«Lotto contro tumore e fibromialgia, ma ora punto alla mezza maratona»

Roberta Pomè. Il ruolo dello sport, con le Pink Ambassador della Fondazione Veronesi, e la passione per la cucina.

Una buona dose di coraggio, entusiasmo in abbondanza, un pizzico di allegria: una delle grandi passioni di Roberta Pomè, 55 anni, di Bergamo, è la cucina. La sua specialità è miscelare ingredienti diversi in modo creativo per dare vita a ricette originali e gustose. Ma lo stesso processo di sperimentazione e ricerca di equilibri sempre nuovi funziona anche, in modo simbolico, nella vita di tutti i giorni. «Noi dobbiamo abbracciare il dolore - scrive il poeta giapponese Kenji Miyazawa - e bruciarlo come combustibile per il nostro viaggio». È una sfida ardua, faticosa, ma Roberta l’ha accolta, nonostante un tumore al seno e la fibromialgia, una condizione di dolore cronico e diffuso.

È entrata a far parte delle Pink Ambassador di Bergamo, un gruppo di una ventina di donne impegnate nella sensibilizzazione e nella raccolta di fondi per sostenere la ricerca sui tumori femminili. Un’iniziativa della Fondazione Veronesi che ha generato un’importante rete di sostegno fra persone che hanno affrontato un tumore.

Il ruolo della prevenzione

«Ho scoperto il cancro in uno stadio iniziale grazie alla prevenzione. Ripeto ogni anno pap test, ecografia e mammografia. Mi sono salvata per due volte grazie a questi esami. La prima nel 2007 quando mi hanno diagnosticato e poi asportato un pre-carcinoma al collo dell’utero. La seconda nel 2016 quando, nel corso di un check-up generale, l’ecografia e mammografia al seno hanno messo in evidenza delle microcalcificazioni maligne». Roberta non ha avuto il tempo di rendersi conto pienamente di ciò che le stava accadendo. In quel momento così complicato si è sentita smarrita: «Non ho fatto nemmeno in tempo ad assimilare la notizia, perché sono stata sommersa dagli eventi: le visite, gli interventi chirurgici, le terapie. All’inizio ho ceduto alla tentazione di tenermi dentro la paura e l’angoscia, volevo essere forte per non spaventare le persone che avevo accanto. Poi però la psicologa mi ha spiegato che sarebbe stato meglio condividere le emozioni con la mia famiglia per stemperarle». Le operazioni sono state tre, una quadrantectomia e due radicalizzazioni, perché i contorni del tumore non erano ben definiti: «Sono state ravvicinate, una a dicembre 2016, poi a gennaio 2017 e l’ultima a febbraio, che si è rivelata risolutiva, tanto che poi sono stata sottoposta a un ciclo di radioterapia, ma ho potuto evitare la chemio».

Per quanto i medici le abbiano assicurato che ormai «è sparito tutto» Roberta deve proseguire i controlli: «Ogni volta - spiega - la cosa peggiore sono le attese degli esiti». Terminate le terapie per il tumore al seno, però, Roberta ha iniziato ad avvertire i sintomi della fibromialgia: «Sentivo una stanchezza insolita, che non riuscivo a spiegare, e dolore in diverse parti del corpo. Il primo episodio è stato un mal di testa fortissimo, nel periodo tra l’ultimo intervento e l’inizio della radioterapia. Non riuscivo a farmelo passare, sono dovuta andare al Pronto soccorso».

Dopo un’estate felice di vita all’aria aperta e di lunghe camminate in montagna, la situazione è peggiorata: «Forse la soddisfazione di essere arrivata alla fine di un percorso difficile mi ha sostenuto per un po’ e ha rallentato la progressione dei sintomi. Dall’autunno, però, mi sono accorta di essere completamente priva di energia, mi sembrava di non riuscire più a fare nulla». Gli specialisti ai quali si è rivolta non capivano quale fosse il problema: «Non si parla molto di fibromialgia, è una condizione poco conosciuta. Oltre al dolore e alla debolezza che sentivo durante il giorno, talvolta lavorando al computer provavo un senso di annebbiamento. Di notte, poi, non riuscivo più a dormire. Continuavo a girarmi e a muovere le gambe, anche in modo inconsapevole e involontario, come accade con la sindrome delle gambe senza riposo».

La diagnosi giusta

Erano sintomi poco specifici che i medici tentavano di curare come se fossero indipendenti l’uno dall’altro: «A un certo punto, però, un reumatologo ha iniziato a parlare di fibromialgia, così è saltata fuori la diagnosi, che si fa per esclusione, eseguendo diversi test». Subito Roberta ha iniziato le cure: «È stato un percorso molto lungo, compiuto con la consapevolezza che purtroppo non si può guarire. Mi sono documentata e ho scoperto che lo sport poteva essere un aiuto fondamentale. All’inizio gli stessi medici che mi seguivano mi hanno scoraggiato, dicevano che potevo fare al massimo un po’ di stretching. Io però sono ostinata e mi sono iscritta lo stesso in palestra, dove grazie all’aiuto di una personal trainer ho messo a punto un programma personalizzato. All’inizio facevo moltissima fatica, a volte non riuscivo a completare la seduta. Col tempo però le mie condizioni sono sensibilmente migliorate, oggi mi alleno per due giorni in palestra con un fitto programma di esercizi, due con le Pink Ambassador di Fondazione Umberto Veronesi e di domenica con mio marito Roberto».

Ha conosciuto l’attività di questo gruppo per caso, leggendo un articolo su una rivista: «Ho sempre desiderato entrarci, fin dalla diagnosi di cancro al seno, ma in quel momento a Bergamo non c’era ancora. Poi finalmente nel 2021 è stato avviato e ho presentato la mia candidatura. Sono stata felicissima quando mi hanno accettato: per me rappresenta una doppia sfida, contro il tumore e la fibromialgia. È bellissimo far parte di questo gruppo, mi ha cambiato la vita, come se mi avesse aperto un mondo in cui non sono più sola. Non riguarda solo lo sport, ma anche tutto il resto. Quest’anno ho affrontato gli abituali controlli più serenamente, proprio grazie alle altre donne del gruppo. Farne parte fa bene all’anima. Ho stretto nuove amicizie, ma soprattutto ho trovato un luogo dove ci sproniamo a vicenda».

«Le mie compagne d’avventura non mi hanno lasciato mai sola. Ora che mi sono ripresa non vedo l’ora di partecipare alla mezza maratona di novembre. È una sfida con me stessa, per il gruppo e per la nostra “causa”, perché corriamo per la ricerca»

Roberta nell’ultimo anno ha dovuto affrontare anche un’altra fastidiosa battuta d’arresto: «Ho avuto un edema osseo con frattura da stress al ginocchio e ho dovuto fermarmi per due mesi. Amici e parenti intorno a me, preoccupati, mi hanno invitato a smettere definitivamente, ma hanno dovuto accettare che l’attività fisica era diventata una parte essenziale della mia vita. Ho seguito un intenso programma di riabilitazione, scegliendo attività come cyclette e mountain bike. Ho praticamente un’équipe che mi segue, per riprendermi ho fatto ricorso a trattamenti diversi come magnetoterapia e tecarterapia. Volevo ad ogni costo ricominciare a correre, e ci sono riuscita. Le mie compagne d’avventura non mi hanno lasciato mai sola. Ora che mi sono ripresa non vedo l’ora di partecipare alla mezza maratona di novembre. È una sfida con me stessa, per il gruppo e per la nostra «causa», perché corriamo per la ricerca. Anche gli eventi che promuoviamo per raccogliere fondi, come aperitivi, tornei e corsi, sono tutti finalizzati al benessere della persona, creano relazioni e sensibilizzazione».

«Quando ho scoperto la celiachia ho approfondito la conoscenza delle farine naturalmente senza glutine e ho raccolto le mie esperienze in due libri di ricette»

Roberta è celiaca e nel percorso di indagine sulla fibromialgia ha scoperto di avere anche la tiroidite di Hashimoto, patologia cronica di origine autoimmune. «Anche per questo - spiega - ho sempre curato in modo particolare l’alimentazione, dedicandole studio e attenzione. Ho imparato a leggere con attenzione le etichette e l’ho insegnato anche alle mie figlie. Per studiare un piano nutrizionale corretto per me mi sono rivolta a un dietologo, e seguendo i suoi consigli ho cercato combinazioni che mi aiutassero sia nella prevenzione dei tumori sia nello svolgimento di attività fisica intensa. Mi piace molto stare in cucina, una passione che ho ereditato da mia madre. Quando ho scoperto la celiachia ho approfondito la conoscenza delle farine naturalmente senza glutine e ho raccolto le mie esperienze in due libri di ricette. Il primo «I miei bocconcini: con farine naturalmente prive di glutine» insegna a realizzare pane, pizze e focacce. Il secondo invece uscirà a breve ed è dedicato ai dolci: «Crostate, torte e biscotti», sempre con farine senza glutine, classificandole in base agli ingredienti, usando grassi e zuccheri diversi». Prima della pandemia conduceva corsi online e in presenza. Gestisce un sito internet a tema ricettariodiroberta.it e un account Instagram @dalricettariodiroberta. «Le norme anti-Covid mi hanno costretta a rallentare negli ultimi anni, ora sto riprendendo questa attività, che svolgo anche attraverso lezioni individuali».

Una spinta per reagire

Gli ostacoli che ha incontrato hanno messo alla prova la sua pazienza e la sua ostinazione: «Dopo aver scoperto il cancro, la fibromialgia e la tiroidite ero piena di rabbia, ma sono riuscita a usarla in modo positivo, tramutandola in una spinta per reagire. I momenti difficili ci sono, ma non penso mai di mollare tutto, non è degno di una Pink Ambassador. Quando mi sento giù guardo le altre e mi rialzo. Grazie a loro ho trovato nuova fiducia e speranza, ho dato più valore alla mia vita. Tra le “Pink” ci sono anche donne che non amano la corsa, ma poi il gruppo le trascina e riescono lo stesso a percorrere dieci chilometri insieme: il potere del gruppo».

«Bisogna trovare la forza di uscire, reagire e vivere. Anche per questo ora è così importante andare a Roma il 13 novembre per la mezza maratona»

Secondo lo scrittore americano Jonathan Safran Foer, sofferenza «è una parola che definisce il nostro sguardo ancor più di ciò che stiamo contemplando». Anche Roberta ha acquisito una prospettiva e una sensibilità diversa. Parla di sé sul suo profilo @lamiavitaconlafibro per incoraggiare e affiancare altre persone come lei, perché se il dolore colpisce duramente «Bisogna comunque trovare la forza di uscire - conclude Roberta -, reagire e vivere. Anche per questo ora è così importante andare a Roma il 13 novembre per la mezza maratona con le Pink Ambassador, anche se non dovessi riuscire a percorrere quei 21 chilometri fino in fondo, ma è importante darsi un obiettivo. Mi sento fortunata nonostante ciò che mi è capitato».

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