
La Buona Domenica / Isola e Valle San Martino
Domenica 13 Luglio 2025
Un nido per rialzarsi e curare le ferite: «Ogni tassello mi ha riparato il cuore»
LA STORIA. La solitudine dopo la crisi del matrimonio, a Baccanello un tetto accogliente dove ripartire.
«Questa è la vera natura della casa – scrive John Ruskin –, il luogo della pace; il rifugio, non soltanto da ogni torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia»: Nino Ficuciello lo ha scoperto solo dopo aver perso la sua, e dopo aver sperimentato la solitudine fino alle sue estreme conseguenze.
Nino ha 70 anni ed è in pensione. Faceva il parrucchiere nel suo salone, aveva una bella famiglia: «C’erano giorni – spiega – in cui abbassavo la saracinesca con un nodo alla gola perché non era stata una giornata abbastanza produttiva, però mi bastava sapere che sarei tornato a casa per sotterrare qualsiasi pensiero negativo».
La crisi del matrimonio
La crisi del suo matrimonio ha aperto una crepa nella sua vita, che si è allargata sempre di più: dopo la separazione ha dovuto vendere il salone e poi è rimasto senza riferimenti, senza denaro, senza un alloggio, finché si è trovato a dormire in un riparo di fortuna, fatiscente, senza riscaldamento, vergognandosi di fronte ai suoi due figli: «Non mi guardavo più allo specchio, perché non riuscivo a riconoscermi».
«Me ne sono andato da casa portando con me solo qualche valigia, pensando che ce l’avrei fatta da solo, ma non è stato così»
Un posto dove stare
Nel Convento di Baccanello di Calusco d’Adda ha trovato un posto dove stare e un’occasione di riscatto grazie al progetto «Casa nel chiostro», nato per aiutare persone come lui: padri separati in situazioni difficili. Così Nino ha iniziato un percorso di rinascita: «San Giovanni XXIII chiamava questo luogo “il mio caro nido”. Ed è questo che rappresenta per me, un nido, dove i rami dell’albero sono così robusti e intrecciati da annientare la paura di cadere ancora». Ci è voluto molto coraggio, ma Nino il 23 maggio scorso ha raccontato la sua storia in pubblico, alla prima «Manifestazione della speranza» per il Giubileo con il Vescovo Francesco Beschi a Sotto il Monte: «L’ho fatto – spiega – per dare coraggio ad altri che possono trovarsi nella mia stessa situazione».
«Non si parla molto dei padri separati»
Come una barca che si infrange sugli scogli, una relazione naufragata spinge a mettersi in discussione: «Ho perso tutti i miei punti di riferimento – racconta Nino –. Me ne sono andato da casa portando con me solo qualche valigia, pensando che ce l’avrei fatta da solo, ma non è stato così. Non si parla molto dei padri separati, eppure ce ne sono tanti che si trovano in situazioni davvero difficili, costretti a vivere in macchina, per strada o in ripari di fortuna. Altri sono costretti a chiedere aiuto economico per avere semplicemente un pasto caldo, una doccia, un cappotto meno sudicio».

Sono condizioni che si riflettono in modo significativo sul rapporto con i figli: «Non puoi certo permetterti di ospitare i ragazzi all’interno di un’auto o di un tugurio. Allora finisci per vederli sempre meno, mentre fai i conti con una beffarda vergogna».
«Dieci Natali senza nessuno»
In quei momenti Nino ha provato un profondo smarrimento, attraversando momenti molto oscuri: «Mi commuovo se ripenso ai tempi del passato, quando avevo dimenticato totalmente cosa significhi stare insieme. Ricordo dieci lunghissimi Natali trascorsi senza nessuno. Mi infilavo nel letto sotto una montagna di coperte, al buio, e chiudevo gli occhi pur di non farmi disintegrare dalla solitudine. Quanti giorni di dolore ho vissuto nell’assordante mutismo di una stanza. La disperazione ti provoca una disconnessione dalla realtà, arrivi a fare brutti pensieri, a immaginare che non ci sia una via d’uscita dal tuo fallimento personale. Rifletti sul senso delle cose, sulle volte in cui hai dato importanza alle banalità. Senza figli mi sentivo come se non fossi mai esistito».
L’evoluzione della struttura
Nel Convento di Baccanello, costruito nel Seicento, si respirano quiete e pace: «Nel 2017, quando i Frati minori hanno iniziato a pensare al futuro di questa struttura – spiega Danilo Riva, che ora ne è il responsabile – annunciando che non avrebbero più potuto occuparsene, l’Ordine francescano Secolare - Fraternità Santa Maria degli Angeli ha proposto di assumersene la gestione, mantenendo viva la spiritualità francescana. Così è nata l’Associazione Convento Francescano di Baccanello - Aps, e insieme abbiamo pensato a una destinazione che rispondesse a reali emergenze di povertà presenti sul territorio, ancora prive di risposte. È nato quindi il progetto “Casa nel chiostro” per i padri separati e persone in condizioni di grave marginalità sociale. Da allora abbiamo accolto una sessantina di persone, in collaborazione con altre strutture e realtà diverse del territorio. Abbiamo previsto che si possano fermare fino a un anno, valutando singolarmente ogni situazione». Non è solo accoglienza, ma promozione sociale: «Alla base – chiarisce Danilo – c’è un rapporto di fiducia, e l’impegno a fornire ai padri gli strumenti per rialzarsi dal periodo di difficoltà e recuperare la propria identità e autonomia».

Alcuni locali del convento sono stati adattati per ospitare in forma temporanea i padri separati: «Per ognuno – sottolinea Danilo, che fa parte dell’Ordine francescano Secolare – viene costruito un percorso personalizzato in collaborazione con i servizi sociali del comune di residenza, ma anche con associazioni, enti e istituzioni, per accompagnare le persone verso l’autonomia». Col tempo sono stati creati veri e propri appartamenti: «Dalle prime stanze in condivisione per più padri – aggiunge Nino – sono stati realizzati appartamenti dove ognuno ha i propri servizi e può eventualmente ospitare anche i figli con maggiore autonomia. Questo è stato possibile grazie alla generosità di tante persone e all’opera dei volontari che si impegnano, perché il convento possa essere un luogo che offre nutrimento e calore, nel senso più vero degli insegnamenti cristiani».
Povertà di relazioni
L’Associazione - grazie alla mobilitazione di amici e volontari - offre accompagnamento spirituale e psicologico per aiutare le persone a superare i momenti di difficoltà. Allo stesso tempo mette in atto azioni di supporto per le fragilità che possono riguardare la salute, le dipendenze, la perdita del posto di lavoro e tanto altro (per saperne di più si può anche consultare il sito associazionebaccanello.it).
Vita di comunità
«La povertà più grande che emerge dalle storie delle persone che si rivolgono a noi – sottolinea Danilo – è quella di relazioni. Anche per questo è così importante che il Convento sia un luogo dove si svolge un’intensa vita di comunità. Ogni anno viene organizzata nel chiostro del Convento una rassegna teatrale, che aiuta a valorizzare questo luogo come snodo di incontro e dialogo. Anche la cultura diventa strumento di cura e riflessione. C’è il gruppo famiglie, i Volontari della contrada Baccanello che promuovono attività e feste, ogni estate organizziamo un Cre per i ragazzi legato ai temi francescani legati alla cura del Creato».
È folto anche il gruppo di persone che manifestano la cura per il Convento attraverso azioni concrete, dal taglio dell’erba nelle ampie aree verdi alla manutenzione delle luci, all’ordine e pulizia degli ambienti, e ancora il coro, il gruppo liturgico, gli addetti alle pulizie della chiesa e ai paramenti. Ancora intatta la stanza dove Angelo Roncalli amava trascorrere qualche giorno di vacanza, trasformata in un piccolo museo.
«Nel posto giusto»
In questo modo il Convento di Baccanello, con la sua rete di volontari, continua a mantenere viva la luce e la spiritualità portate avanti nel passato dai Frati Minori: «Continua a dare coraggio a quelli come me – sottolinea Nino – che pensavano di aver perso tutto e che mai sarebbe arrivata una rinascita. Vivo nel convento da quasi quattro anni. È stato mio figlio maggiore ad accompagnarmi il primo giorno. Appena ho messo un piede dentro, ho avvertito una strana sensazione, un’energia inspiegabile. Fin dall’inizio ho sentito di essere arrivato nel posto giusto. I giudizi intorno non erano tutti benevoli, alcuni pensavano che non sarei stato capace di resistere nemmeno una settimana».
Nino, invece, ha iniziato la sua metamorfosi, che lo ha cambiato in meglio, restituendolo a se stesso: «Sono rimasto oltre il tempo limite, perché ho iniziato a dare il mio contributo in ogni modo: occupandomi delle piccole manutenzioni, dando una mano nell’organizzazione della vita comunitaria, mettendomi al servizio del convento. Sono una sorta di custode, mi occupo anche di suonare manualmente le campane a mezzogiorno. E ogni volta che lo faccio è come se i rintocchi fossero note di speranza destinate al mondo fuori, con cui voglio urlare che sono ancora qui, vivo e sereno».
Piccoli grandi miracoli
Col passare del tempo è riuscito anche a medicare le ferite delle relazioni familiari: «Da quando vivo qui è cambiato il rapporto con i miei figli. Ora ci sentiamo costantemente, ci vediamo, ogni tanto li ospito nel mio appartamento. Sono la parte migliore di me, hanno proseguito gli studi e continuano a darmi grandi soddisfazioni. Sono passati da questo luogo medici, professionisti, uomini con storie importanti, tutti accomunati dalla stessa situazione di fragilità, e ne sono usciti migliorati. Per me il progetto “Casa nel chiostro” ha avuto lo straordinario potere di sovvertire ogni cosa, anche le terribili mancanze».
Un percorso come quello di Nino è il frutto di attenzione, cura, un «lavoro di squadra», in cui ogni componente della comunità di Baccanello aggiunge un piccolo pezzo: «Ho avuto accanto persone che hanno saputo aiutarmi a ricostruire l’equilibrio – continua Nino –. Gli spazi di ascolto con educatori e assistenti sociali, i progetti di beneficenza, gli incontri formativi, gli spettacoli. Ogni tassello ha riparato qualcosa nel mio cuore. Lo scorso anno ho avuto i miei figli qui la sera della Vigilia di Natale, un evento magnifico e straordinario. Uno dei piccoli, grandi miracoli, che continuano a stupirmi. Baccanello è un luogo dove l’amore si moltiplica».
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