Asma grave: con i farmaci «biologici» forte riduzione del cortisone

Pneumologia All’ospedale «Papa Giovanni XXIII» è attivo dal 2018 un ambulatorio di secondo livello.

L’asma porta con sé fastidiosi sintomi che variano nel tempo, nell’intensità e nella frequenza. La «fame d’aria» causata dalla infiammazione e dalla broncocostrizione (cioè il restringimento delle vie aeree) viene placata in genere con i farmaci cortisonici e broncodilatatori inalatori. Ma l’utilizzo cronico del cortisone sistemico, usato nei casi più gravi, comporta effetti collaterali anche gravi. Rende più suscettibili alle infezioni ad esempio ed aumenta il rischio di alterazione metabolica, che può portare l’organismo ad obesità e diabete. Favorisce fenomeni di psicosi. L’utilizzo cronico del cortisone può portare anche a un danneggiamento dei tessuti, all’osteoporosi, alla cataratta e al glaucoma.

Oggi esistono alternative efficaci ai cortisonici sistemici. Queste nuove terapie specifiche sono gli «anticorpi monoclonali» o «farmaci biologici». Si tratta di cure estremamente efficaci e prescrivibili solo da centri pneumologici e allergologici selezionati. Il loro impiego è indicato quando il soggetto asmatico è colpito dalla forma grave della malattia, cioè quando si verificano frequenti fenomeni infiammatori di tipo 2. Rientra in questa categoria poco meno del 4% di tutti i pazienti adulti con asma.

«Le stime ci dicono che sono circa 3.000 i soggetti asmatici in provincia di Bergamo che possono avere la forma grave della malattia. La maggior parte di loro può oggi essere curata con farmaci biologici che permettono di ridurre di oltre l’80% gli episodi di riacutizzazione»

«Le stime ci dicono che sono circa 3.000 i soggetti asmatici in provincia di Bergamo che possono avere la forma grave della malattia. La maggior parte di loro può oggi essere curata con farmaci biologici che permettono di ridurre di oltre l’80% gli episodi di riacutizzazione – spiega Fabiano Di Marco, direttore della Pneumologia del Papa Giovanni XXIII -. Oggi solo una piccola percentuale di questi pazienti sta ricevendo la terapia con i farmaci biologici. Noi invitiamo i soggetti asmatici, che incorrono in frequenti crisi di sintomi a farsi valutare in un centro specialistico, perché gli effetti collaterali, in acuto e in cronico, dell’assunzione di cortisone sistemico in continuo o più volte all’anno sono davvero devastanti per la salute. I farmaci biologici permettono di ridurre notevolmente la terapia cortisonica. Nel 60-70% dei casi si arriva a sospenderne del tutto l’assunzione».

All’ospedale Papa Giovanni XXIII è attivo dal 2018 un ambulatorio di secondo livello di Pneumologia per l’asma grave, di cui è responsabile Gianluca Imeri. Perché un paziente sia accettato nell’ambulatorio specialistico deve essere indirizzato dagli specialisti pneumologi dell’ospedale oppure della rete provinciale. Una volta fissato l’appuntamento, il medico pneumologo dovrà anzitutto distinguere i veri e propri casi di asma grave da quelli in cui l’asma è di difficile controllo. Ciò può avvenire per fattori non riconducibili alla malattia, quali errate diagnosi, tecnica inalatoria non corretta, scarsa aderenza alla terapia da parte del paziente oppure casi di comorbidità.

I pazienti con asma grave possono essere individuati grazie ad una serie di esami non invasivi, come le prove di funzionalità respiratoria e gli esami di laboratorio

I pazienti con asma grave possono essere individuati grazie ad una serie di esami non invasivi, come le prove di funzionalità respiratoria e gli esami di laboratorio. Nelle forme gravi infatti si registrano alti livelli di anticorpi attivatori dell’infiammazione bronchiale, come le immunoglobuline E (IgE). Fondamentale è la misurazione del livello degli eosinofili, speciali globuli bianchi che agiscono nell’azione infiammatoria in risposta alle malattie allergiche. Lo specialista pneumologo, accertata la presenza di alti valori di queste cellule nel sangue, potrà individuare la terapia più indicata per ciascun caso.

«Ognuno di questi farmaci va a colpire in modo specifico un agente della cascata infiammatoria, bloccandone o modulandone l’attività – sottolinea Di Marco -. La scelta del farmaco più adatto rientra in un vero e proprio approccio di medicina di precisione. Al centro del percorso di cura è il paziente, non la malattia».

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