Fumo, il vizio è «digitale»: allarme tra gli under 25

LA RICERCA. Tra i fumatori lombardi uno su quattro usa dispositivi elettronici. Fuma il 45% dei giovani. La Lilt: danni per la salute anche dalle novità 2.0.

È il «fumo 2.0», ma non è certo smart: resta sempre pericoloso, sebbene i rischi siano poco noti o sottovalutati. Oggi, tra i fumatori lombardi – e verosimilmente anche tra quelli bergamaschi – uno su quattro è «digitale»: il 24% utilizza cioè principalmente o esclusivamente dispositivi elettronici, dalle sigarette elettroniche al tabacco riscaldato e allo «svapo», con un aumento di 8 punti percentuali rispetto a un anno fa. E la tendenza dilaga soprattutto tra i giovani: tra i fumatori dai 18 ai 24 anni, ben il 54% fa uso di questi dispositivi. Oltre la nuvola di fumo prende forma un fenomeno in evoluzione.

Il «vizio» è più diffuso tra gli uomini (fuma il 41% di loro, contro il 35% delle donne), ma soprattutto impressiona il trend generazionale: si dichiara fumatore il 45% dei 18-24enni, la fascia anagrafica col dato più elevato, contro ad esempio il 35% dei 55-64enni e il 26% dei 65-74enni

Cade il 31 maggio la Giornata mondiale senza tabacco, e come ogni anno la Lilt Lombardia – la Lega italiana per la lotta contro i tumori – posa la lente sulle (cattive) abitudini attraverso una ricerca svolta da Swg, attraverso un campione che ricalca la struttura della popolazione regionale, e dunque attendibile anche su scala provinciale. Se è vero che l’incidenza complessiva dei fumatori cala (3 punti percentuali in meno rispetto a un anno fa), dentro questa platea si coglie una sorta di rimescolamento del mercato, al cui interno è dirompente l’impatto delle nuove «tecnologie».

I dati

Il 38% degli adulti lombardi fuma (era il 41% nel 2024), mentre una fetta esattamente identica non fuma; in mezzo c’è un 24% di ex fumatori. Il «vizio» è più diffuso tra gli uomini (fuma il 41% di loro, contro il 35% delle donne), ma soprattutto impressiona il trend generazionale: si dichiara fumatore il 45% dei 18-24enni, la fascia anagrafica col dato più elevato, contro ad esempio il 35% dei 55-64enni e il 26% dei 65-74enni.

Il 15% della popolazione fa uso di dispositivi per il tabacco riscaldato (si sale al 22% tra i 18-34enni), il 7% scegli le sigarette elettroniche usa e getta, il 10% dichiara di impiegare dispositivi di «svapo» con nicotina, l’8% «svapa» senza nicotina, mentre il 6% dei lombardi fa uso di cannabis o cannabis light (l’11% nella fascia 18-34 anni)

Le modalità

All’interno di questa parola, «fumatori», si spalanca un universo fatto di modalità differenti. Si consumano meno le sigarette tradizionali (pur restando scelte dal 23% della popolazione e, da un’altra prospettiva, dal 32% dei fumatori), e appunto decolla quell’ampio armamentario di novità più o meno recenti.

Tenendo conto che una persona può fumare anche con più modalità, il 15% della popolazione fa uso di dispositivi per il tabacco riscaldato (si sale al 22% tra i 18-34enni), il 7% scegli le sigarette elettroniche usa e getta, il 10% dichiara di impiegare dispositivi di «svapo» con nicotina, l’8% «svapa» senza nicotina, mentre il 6% dei lombardi fa uso di cannabis o cannabis light (l’11% nella fascia 18-34 anni). Fatto 100 il numero di fumatori, appunto il 32% rimane fedele alle «bionde» classiche, il 24% invece usa i dispositivi elettronici (lo scorso anno era solo il 16%), mentre la restante parte si divide tra i fumatori «onnivori» (17%), quelli «occasionali» (18%) e quelli «di nicchia» (8%).

«Allarme tra i giovani»

«Registriamo un grosso allarme sul cambiamento del tipo di fumo», rileva Lucia De Ponti, presidente della Lilt Bergamo, «soprattutto tra i giovani». Oltre all’uso in sé, a preoccupare è la percezione: «Dalla ricerca – prosegue De Ponti – emerge come nell’immaginario comune i dispositivi digitali non siano un pericolo per la salute, siano uno stile di vita glam e non impattano sull’ambiente: ecco, sono tutte affermazioni profondamente sbagliate. Il fumo da tabacco e anche le sigarette elettroniche comportano danni per la salute e anche per l’ambiente».

Se n’è discusso anche giovedì a Palazzo Lombardia a Milano, sede della Regione, alla presentazione dei risultati dell’indagine di Swg per Lilt. Un’occasione per rinnovare il gioco di squadra: «Investire nella prevenzione – ha ribadito Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare – e soprattutto tra i giovani è fondamentale. Regione Lombardia è fortemente impegnata nel rafforzare le reti territoriali e gli interventi integrati tra sanità, scuola e mondo del lavoro per offrire ai cittadini strumenti concreti di informazione, supporto e disassuefazione dal fumo».

I costi della dipendenza

Il costo sociale e sanitario è pesantissimo: come emerso alla presentazione dei risultati, in Lombardia ogni anno muoiono 9mila persone per patologie riconducibili al fumo, a partire dai tumori. C’è poi pure un costo economico, visto che mediamente un fumatore lombardo «brucia» 1.362 euro per questi acquisti. Il 40% dei fumatori riconosce di essere fortemente dipendente dalla nicotina, una condizione più diffusa tra over 55, consumatori di dispositivi «digitali» e fumatori «onnivori». Il 66% dei fumatori lombardi ha provato a smettere almeno una volta, e chi manifesta questa intenzione lo fa soprattutto perché sta male psicologicamente o fisicamente.

«C’è una pubblicità martellante legata ai nuovi dispositivi per il fumo, veicolati anche da influencer e dai social – sottolinea De Ponti -. È un tentativo delle multinazionali del tabacco di riposizionarsi su questi nuovi segmenti, vista la diminuzione dei fumatori tradizionali»

E c’è chi non vuole smettere

Eppure, c’è anche chi proprio non vorrebbe smettere. Perché? Perché «fumare mi piace e non intendo smettere» è la risposta più gettonata (la indica il 38% di chi vuole continuare a farlo), ma al tempo stesso si consolida un messaggio secondo cui fumare «digital» è alla moda, e allora si prosegue. «C’è una pubblicità martellante legata ai nuovi dispositivi per il fumo, veicolati anche da influencer e dai social – sottolinea De Ponti -. È un tentativo delle multinazionali del tabacco di riposizionarsi su questi nuovi segmenti, vista la diminuzione dei fumatori tradizionali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA