La copertura totale frena
la mutazione della variante Delta

Il virologo Broccolo: «Nei paesi in cui si vaccina di più si riducono le possibilità che il virus arrivi a mutazioni pericolose»

La copertura globale della popolazione con il vaccino anti Covid-19 è decisiva per impedire che la variante Delta, dominante in Italia come nella maggior parte del mondo, possa accumulare mutazioni che la rendano più pericolosa. Lo indicano i primi dati su questo tema, relativi a 16 Paesi compresa l’Italia e raccolti da Ting-Yu Yeh e Gregory Contreras, dell’Università del Maryland. I dati sono disponibili online sulla piattaforma medRxiv, che accoglie gli articoli in attesa di revisione da parte della comunità scientifica.

«Presentiamo la prima prova che il tasso di copertura della vaccinazione è inversamente correlato alla frequenza di mutazione della variante Delta del virus SarsCoV2 in 16 Paesi», scrivono i ricercatori, e i dati «indicano con forza che la vaccinazione piena anti Covid-19 è cruciale per sopprimere le mutazioni emergenti». Alla luce di questi dati, osservano, la vaccinazione globale, ossia della popolazione mondiale, è decisiva per prevenire la trasmissione del virus, ed è necessario continuare ad adottare le strategie di mitigazione e la sorveglianza genomica.

Per il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca, i risultati della ricerca sono importanti, innanzitutto perché «nei Paesi in cui si vaccina di più si riducono le possibilità che il virus arrivi a mutazioni più pericolose». È vero inoltre, ha aggiunto l’esperto, che «la strategia di vaccinazione da sola non basta: è necessario anche continuare a utilizzare le misure di prevenzione, come indossare la mascherina e adottare il distanziamento. Sono tutte forme forti di riduzione del virus».

Questo è vero, prosegue Broccolo, soprattutto considerando che i dati più recenti sull’efficacia dei vaccini anti Covid-19, pubblicati sul New England Journal of Medicine, indicano una copertura dell’88%. Guardando solo ai dati italiani, ha proseguito il virologo, «i dati relativi ai tamponi molecolari indicano che dall’inizio dell’estate a oggi l’indice di positività è aumentato di 5-6 volte, passando dall’1,2% del 16 giugno alle attuali oscillazioni comprese fra il 6% e il 9%». Se complessivamente, dal 28 dicembre 2020, nella maggior parte dei casi sequenziati/genotipizzati (57,9%) è stata individuata la variante Alfa, dal 3 luglio al 16 agosto si osserva una predominanza della variante Delta. «Nel periodo più recente, infatti, a conferma di quanto osservato nell’ultima indagine rapida (20 luglio 2021) - si legge nel 7° rapporto sulle varianti dell’Iss - il numero di segnalazioni di casi causati dalla variante Delta in Italia (82,4%) ha superato nettamente quelli causati dalla variante Alfa (7,9%)».

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