(Foto di Behrooz)
OCULISTICA. I disturbi più comuni nei mesi freddi, iperlacrimazione e secchezza oculare (occhio secco).
Anche gli occhi possono «avere freddo». Proprio così. L’aria fredda e gli sbalzi termici, infatti, possono causare diversi problemi, da un’eccessiva lacrimazione fino a disturbi più seri come la congiuntivite. Il riverbero della neve, poi, ora che la stagione sciistica è iniziata, può favorire la comparsa della cheratite attinica. Come proteggerli allora? E come alleviare o risolvere eventuali disturbi? Lo abbiamo chiesto dal dottor Claudio Savaresi, responsabile dell’Unità Operativa di Oculistica del Policlinico San Marco.
«Innanzitutto il freddo. Quando l’occhio viene esposto a temperature basse, i vasi sanguigni della congiuntiva (la membrana trasparente che riveste la parte bianca dell’occhio) si restringono, per un effetto chiamato di vasocostrizione e per difendersi viene prodotta una quantità maggiore di lacrime. Le lacrime, o per meglio dire il film idrolipidico, hanno infatti una funzione protettiva creando una sorta di pellicola che riveste il bulbo oculare dagli agenti e aggressioni esterne. Un altro elemento che può causare disturbi agli occhi è il vento, che favorisce l’evaporazione del film lacrimale rendendoli quindi più “secchi” e vulnerabili. A mettere a repentaglio la salute degli occhi contribuiscono poi anche gli sbalzi termici. Durante la stagione invernale infatti è facile spostarsi da ambienti caldi a freddi e viceversa. Questo passaggio repentino tra diversi livelli di temperatura altera il metabolismo della superficie lacrimare. Infine, anche le radiazioni UV, in ambienti con neve e ghiaccio, possono mettere a dura prova la salute degli occhi, contribuendo all’affaticamento visivo e all’irritazione oculare».
«Come si può in parte evincere da quanto detto sopra, i disturbi più comuni nei mesi freddi sono l’iperlacrimazione e la secchezza oculare (o occhio secco). Nel primo caso, l’eccessiva lacrimazione, conseguente all’esposizione a freddo e vento, può causare visione offuscata e disagio, specialmente se le lacrime non defluiscono correttamente. I sintomi legati invece alla secchezza oculare sono irritazione, prurito e bruciore, arrossamento e sensazione di corpo estraneo. Oltre ai fastidi, però, la secchezza dell’occhio e l’alterazione dell’equilibrio che regola la secrezione e la distribuzione del film lacrimale possono esporre a un maggior rischio di congiuntivite, ovvero l’infiammazione della congiuntiva, la sottile membrana trasparente che ricopre la superficie anteriore e la zona palpebrale interna. Essendo l’occhio meno protetto, infatti, aumenta la possibilità che agenti patogeni – virus oppure batteri - si insinuino e causino infezioni. Inoltre, un occhio secco è più esposto anche alla frizione della palpebra che può provocare da semplici arrossamenti fino alla rottura dei capillari dell’occhio con conseguente emorragia. Per chi ama sciare o andare sullo snowboard, senza proteggere adeguatamente gli occhi, il rischio invece è quello di sviluppare una cheratite attinica, un’infiammazione della cornea simile a un’ustione causata dall’esposizione ai raggi UV, che risulta aumentata in presenza di neve (la neve riflette fino all’80 per cento della luce solare)».
«Contro la disidratazione oculare, sia in ottica preventiva sia per alleviare i fastidi, una buona abitudine sarebbe utilizzare lacrime artificiali per mantenere l’occhio sempre ben idratato e ristabilire la barriera protettiva. Utile, poi, è sempre proteggere gli occhi quando le condizioni meteo sono impegnative e se si va sule piste da sci. In ogni caso però, se ci sono dei problemi è meglio non sottovalutare e consultare uno specialista oculista perché potrebbero essere indicate terapie specifiche».
© RIPRODUZIONE RISERVATA