Prostata, rene e vescica si curano con il robot

TUMORI UROLOGICI. In tutti i casi è bene monitorare i soggetti a rischio e usare subito strumenti diagnostici avanzati.

Novembre è il mese del Movember, la campagna dedicata alla salute maschile e, in particolare, alla prevenzione dei tumori che colpiscono l’uomo, come quelli di prostata, rene e vescica. «È un’occasione per ricordare quanto la diagnosi precoce e la tecnologia possano fare la differenza nella lotta contro queste malattie - commenta Angelo Porreca, Responsabile dell’Unità di Urologia presso Humanitas Gavazzeni e docente alla Humanitas University.

Il tumore alla prostata

Il tumore alla prostata è una neoplasia che interessa la ghiandola prostatica, i cui fattori acceleranti includono età avanzata, obesità, dieta ricca di grassi saturi e familiarità. Nelle fasi iniziali è quasi sempre del tutto asintomatico, motivo per cui non bisogna aspettare la comparsa di disturbi per rivolgersi all’urologo. «Il carcinoma prostatico nella stragrande maggioranza dei casi non dà alcun segno di sé- spiega il professor Porreca- e viene scoperto solo grazie al controllo del PSA e alla visita specialistica. Quando compaiono sintomi, in genere si tratta di una malattia avanzata e possono manifestarsi riduzione del flusso urinario e dolore osseo se sono presenti metastasi. Ecco perché la diagnosi precoce resta l’arma più efficace, attraverso il dosaggio del PSA e la valutazione urologica periodica, soprattutto dopo i 50 anni o prima in presenza di familiarità».

Il tumore del rene

Le cause del tumore del rene, analogamente, non sono sempre chiarissime. Sono fattori di rischio il fumo, l’obesità, l’ipertensione, l’esposizione a sostanze chimiche, età superiore ai 60 anni e sesso maschile. Nella quasi totalità dei casi il tumore renale è asintomatico nelle fasi iniziali e viene scoperto in maniera incidentale durante un’ecografia o una TAC eseguita per altri motivi. Solo molto raramente si manifestano sangue nelle urine, dolore al fianco o una massa palpabile, segni che solitamente compaiono in fase avanzata.

Il tumore alla vescica

Il tumore alla vescica rappresenta circa il 3% di tutti i tumori e colpisce in particolare gli uomini tra i 60 e i 70 anni. Corrono maggiori rischi i fumatori e coloro che seguono un’alimentazione troppo ricca di fritture e grassi. Alcune categorie professionali sono più esposte di altre, come quelle dei lavoratori dell’industria tessile, dei coloranti, della gomma e del cuoio, esposti a sostanze pericolose, come le amine aromatiche e le nitrosamine.

«Fondamentale il monitoraggio»

«In tutti i casi è fondamentale il monitoraggio nei soggetti a rischio e l’uso tempestivo di strumenti diagnostici avanzati» commenta il professor Porreca, aggiungendo: «Oggi disponiamo di metodi innovativi in grado di integrare la semplice valutazione del PSA: diagnostica endoscopica avanzata, TAC ad alta risoluzione, RM multiparametrica e tecnologie digitali avanzate, che ci permettono di scovare con grande precisione lesioni sempre più piccole».

I trattamenti

I trattamenti di tali patologie variano dalla sorveglianza attiva, alla radioterapia, all’ormonoterapia, fino alla chirurgia radicale. Ed è qui che entra in gioco la robotica. Con il sistema Single Port, in particolare, è possibile intervenire con un’unica incisione di circa 3 cm, attraverso la quale il chirurgo, seduto alla consolle, manovra bracci robotici miniaturizzati e un endoscopio flessibile in 3D ad alta definizione. «I vantaggi sono evidenti – aggiunge Porreca - minore dolore post-operatorio, riduzione del sanguinamento, tempi di degenza più brevi, recupero funzionale più veloce».

Con la robotica è possibile eseguire prostatectomie radicali nei casi di tumori alla prostata, nefrectomie parziali per quelli che colpiscono il rene e cistectomie radicali per le neoplasie della vescica. Conclude Porreca: «La precisione del gesto chirurgico robot-assistito significa offrire una chirurgia oncologica di qualità superiore, con minor impatto sul paziente e migliori risultati funzionali. Non è solo una questione di togliere il tumore, ma di preservare la qualità di vita dell’uomo dopo l’intervento».

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