Se l’aorta si dilata, meglio saperlo per tempo

CHIRURGIA VASCOLARE. L’eventuale rottura, con conseguente emorragia porta alla morte in moltissimi casi.

L’aneurisma aortico è la vasculopatia più frequente di questo vaso cardiaco. Consiste in una dilatazione permanente e progressiva dell’aorta che può provocarne la rottura con conseguente emorragia che esita nella morte nella maggior parte dei casi. A seconda del distretto anatomico, si distinguono aneurismi dell’aorta addominale, più frequenti, e di quella toracica. L’aterosclerosi è una delle principali cause di dilatazione aneurismatiche, mentre i fattori di rischio più frequenti sono il fumo, l’ipertensione, e gli altri fattori, nonché l’ereditarietà tra i fattori di rischio non modificabili.

Per ovvi motivi è fondamentale diagnosticare la presenza dell’aneurisma prima della rottura. L’intervento deve essere eseguito in elezione e non in emergenza/urgenza. Per diagnosticare la presenza di un aneurisma è sufficiente eseguire un esame ecografico (meglio se eco-doppler) dell’aorta che consente di visualizzare le dimensioni dell’aorta. Eventualmente, in caso di presenza della dilatazione, è così possibile definirne i diametri e l’estensione. Il diametro dell’aorta, per un uomo di corporatura normale, è di circa 1,5 cm. Un valore di 3 cm deve far sospettare la presenza di una patologia dilatativa, meritevole di controlli nel tempo. In genere gli aneurismi dell’aorta si operano quando il diametro supera i 5 cm.

Oggi l’approccio chirurgico è prevalentemente di tipo endovascolare. Oltre a una minore invasività, durata dei ricoveri e mortalità a 30 giorni, questo approccio riduce il numero di complicanze e si traduce in un miglioramento della qualità della vita nei pazienti. Nel caso dell’aneurisma dell’aorta addominale non rotto oggi si utilizzano in 7 casi su 10 (erano il 40% nel 2015).

Questi interventi vengono pianificati studiando nel dettaglio la conformazione dei vasi e le loro dilatazioni. La Chirurgia vascolare dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, diretta da Stefano Pirrelli, utilizza tutte le più recenti tecnologie, come la diagnostica con software dedicate alla ricostruzione di immagini, in primo luogo dell’aorta, in 3D e 4D.

«È importante che il paziente sia valutato da chirurghi vascolari che operano in centri con alti volumi di attività e con elevata esperienza sulla chirurgia dell’aorta – spiega Pirrelli -. Non per tutti i pazienti è preferibile l’approccio endovascolare. In base ad una serie di fattori che vanno valutati, va individuato il miglior trattamento possibile con i minori rischi. Ciò è possibile nei centri che offrono la possibilità di studiare ogni singolo caso con un approccio multidisciplinare», come avviene all’ospedale «Papa Giovanni XXIII».

A causa dell’invecchiamento demografico e dell’adozione di stili di vita non adeguati – alimentazione scorretta, eccesso di alcool, fumo sedentarietà – il peso di patologie ai danni del sistema cardiocircolatorio è destinato ad aumentare, con conseguenze gravi in termini di capacità di risposta dei sistemi sanitari ai bisogni di assistenza e cura dei pazienti. Le malattie cardio, cerebro e vascolari spiegano più del 30% dei decessi tra gli over 70 e circa il 40% degli anni di vita persi a causa di malattia, disabilità o mortalità nella stessa fascia d’età. L’evoluzione del contesto demografico ed epidemiologico, aggravato dagli effetti della pandemia da Covid-19 ha fatto aumentare l’attenzione della comunità medico-scientifica e dei decisori pubblici verso le patologie cardiache, cerebrali e vascolari.

Di fondamentale importanza, naturalmente, è la prevenzione dei fattori di rischio cardio-cerebro-vascolari. L’ipertensione arteriosa raggiunge una prevalenza del 36% nelle persone di età 50-69 anni e si registra più negli uomini che nelle donne. L’Ipercolesterolemia arriva al 31% per la stessa fascia di età e genera in Italia costi sanitari diretti superiori a un miliardo di euro, tra costi di ospedalizzazione, farmaci e assistenza specialistica. Il diabete nel 2021 è del 6,3% a livello nazionale.. Nel 2019 il diabete ha causato, in Italia, 21.739 decessi con un tasso di mortalità per 10.000 abitanti pari a circa 3,3 negli uomini e 2,3 nelle donne. I costi associati al diabete si stimano in circa 20 miliardi di euro l’anno.

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