
La salute / Bergamo Città
Martedì 24 Giugno 2025
Tumori, oltre seimila nuove diagnosi all’anno: «Ma si guarisce di più»
IL MONITORAGGIO. Sono maggiormente colpiti gli uomini. La fotografia realizzata da Ats. Zucchi: sopravvivenza in aumento grazie a screening e miglioramenti terapeutici.
La lente s’è posata sull’ultimo triennio, il periodo 2022-2024, quello del ritorno alla normalità dopo la pandemia, e ha indagato una delle patologie che più condiziona la vita delle persone: il tumore. In Bergamasca, in media, ogni anno sono 6.760 le nuove diagnosi di tumore maligno, «con una sostanziale stabilità nel corso degli ultimi anni», spiega Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico aziendale dell’Ats che ha elaborato i dati.
Un monitoraggio, questo, che si inserisce anche nelle attività del Dipo, il Dipartimento interaziendale provinciale oncologico, che ha recentemente rinnovato i propri regolamenti insieme alle altre strutture analoghe che svolgono la funzione di coordinare le attività di Asst ed enti privati su alcune specialità. «L’obiettivo – approfondisce Zucchi – è scattare una fotografia di alcuni fenomeni legati all’oncologia per proporre un quadro uniforme e valutazioni uniformi che possano supportare l’attività e i progetti delle strutture sanitarie».
I tumori più diffusi
La bussola dei numeri racconta i dettagli della patologia oncologica: ne sono colpiti maggiormente i maschi (in media in Bergamasca nel 2022-2024 sono emersi 3.610 casi annui, a fronte dei 3.150 delle donne), le cui forme tumorali più diffuse sono quelle della prostata (720 casi l’anno in media, un tumore su cinque tra gli uomini), dei bronchi e dei polmoni (497), del colon-retto (379), della vescica (344) e del fegato (207), mentre tra le donne circa il 29% dei casi è un tumore della mammella (909 diagnosi annue), seguito dai tumori del colon-retto (310), di bronchi e polmoni (226), della tiroide (137) e del pancreas (137).
L’incidenza in Bergamasca
L’incidenza complessiva dei tumori in Bergamasca – pari a 59,2 nuovi casi annui ogni 10mila abitanti – è «moderatamente più alta rispetto alla media lombarda (che si attesta a 57,3 casi ogni 10mila abitanti, ndr), ma comunque all’interno degli intervalli di confidenza», spiega Zucchi, facendo riferimento ai margini di oscillazione delle rilevazioni statistiche. In generale, comunque, la frequenza del cancro è più elevata tra gli uomini. Perché? «Dipende da diversi aspetti e varia a seconda delle singole forme tumorali – specifica Zucchi -, con differenze a volte anche molto forti legate sia all’esposizione a diversi fattori di rischio sia all’ambito genetico sia alle differenze di genere».
Il dato confortante, prosegue l’epidemiologo, è che «è in elevato aumento la sopravvivenza al tumore». Succede «sia per l’anticipazione diagnostica legata agli screening, che permettono di intercettare precocemente la forma tumorale, sia per i miglioramenti clinici e terapeutici – rimarca Zucchi -. Anche per questo è importante proseguire nelle attività di screening».
I programmi di prevenzione
Sono tre i programmi di prevenzione più diffusi, quelli ormai attivi da anni tramite le classiche «lettere d’invito». Per lo screening mammografico (donne 50-74 anni) il tasso di adesione è attorno al 60%, e «Bergamo risulta tra i più performanti a livello regionale – segnala Zucchi –. Nello screening colon-retto (rivolto a donne e uomini 50-74enni, ndr) l’adesione è sotto il 45%, ma con un progressivo miglioramento negli ultimi anni. Lo screening per il tumore della cervice uterina (rivolto alle donne 25-64enni con diverse modalità, ndr) ha ora un’adesione media del 55%, con un forte impatto positivo dell’introduzione del test Hpv per il papilloma virus». La conseguenza è chiara: «L’integrazione tra programmi di screening e presa in carico oncologica precoce risulta cruciale. L’identificazione dei tumori in fase iniziale (stadio 1-2, ndr) è più frequente tra i pazienti sottoposti a screening, con ricadute positive in termini di sopravvivenza e qualità della vita».
Dalla diagnosi alla cura, in preparazione dei nuovi lavori del Dipo è stata mappata anche l’attività di ricovero per patologie oncologiche: nel 2024 sono stati 9.365 i ricoveri ad «alta specificità oncologica» (questa la definizione tecnica) negli ospedali bergamaschi, il dato più alto dal 2018. L’attenzione si posa anche sull’aspetto più delicato, l’accompagnamento dei malati terminali negli ultimi momenti di vita: quando la patologia diventa incurabile, ci si prende cura della persona. È questo il ruolo delle cure palliative, e la rilevazione dell’Ats indica che nell’ultimo triennio il 65% dei pazienti deceduti per tumore è stato assistito con cure palliative: «Un livello di presa in carico molto elevato – aggiunge Zucchi -, abbondantemente sopra la media nazionale». Proprio le cure palliative sono al centro di un altro dipartimento interaziendale coordinato dall’Ats, insieme ai dipartimenti per la riabilitazione e l’ematologia-trasfusione.
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