Tingere i filati con la pietra: l’Ue premia l’idea di Dyeberg con Fili Pari

Da una parte Dyeberg. azienda di Villa d’Almè che si occupa di tintura di filati con tradizione centenaria (iniziata come Tintoria bergamasca, diventata nel 1988 Dyeberg spa e poi nel 1999 passata nelle mani dei dipendenti). Dall’altra Fili Pari srl, start up innovativa del settore fashion-tech che progetta materiali e prodotti innovativi a partire dal marmo.

Pre pandemia, grazie a una serie di conoscenze comuni e di eventi e fiere del settore, le due realtà entrano in contatto e decidono di lavorare insieme per creare qualcosa di nuovo. L’obiettivo è la realizzazione di una tintura a basso impatto ambientale che utilizzi polvere di pietra per «dare colore» direttamente al filato. Un progetto che unisce la tecnologia dell’azienda: in particolare un processo brevettato che permette di tingere un chilo di filato con uno d’acqua (col metodo tradizionale se ne usano 150); con la conoscenza della pietra naturale, che già la start up utilizza abbinata al mondo tessile con la tecnica della spalmatura, ossia dell’accoppiamento al tessuto.

Partnership tutta al femminile e under 40, che ha visto coinvolte Chiara Greco, responsabile ricerca e sviluppo di Dyeberg, la bergamasca Francesca Pievani e Alice Zantedeschi, fondatrici di Fili Pari, vincitrice di un bando europeo, il bando Elit, 2020, nato per incentivare sinergie tra aziende per progetti di sostenibilità e innovazione tecnologica, che ha assegnato 70 mila euro per il progetto di ricerca orobico con l’aggiunta di un servizio di «tutor» da parte dell’Ue per oltre un anno.

«L’idea è arrivare ad un prodotto finito da lanciare sul mercato -racconta Chiara Greco-: abbiamo già qualche prototipo ma la strada è lunga. Dobbiamo studiare a fondo le performance del filato con tintura di pietra naturale ad esempio alla luce o agli sfregamenti. E poi per ora stiamo lavorando solo su un tipo di marmo scuro, mentre con gli incontri col tutor europeo si è paventata la possibilità di provare anche con altri tipologie. Noi in Dyeberg da sempre facciamo ricerca e questo va nell’ottica di una produzione più green con un processo che risparmia acqua e con prodotti (come il marmo) più naturali. Nel progetto poi è entrato negli ultimi mesi anche un altro giovane collaboratore di Dyeberg, Diego Albani Rocchetti».

«Essendo una start up innovativa siamo molto attenti ai bandi -spiega Francesca Pievani- e questo ci era piaciuto subito perché oltre a finanziare la ricerca, andava anche ad accompagnarla con un mentor. L’obiettivo è ottenere soluzioni più sostenibili: il mercato della tintura è uno di quelli con un impatto ambientale più importante perché utilizza solitamente agenti chimici e acqua in grande quantità». Con la parola chiave che è collaborazione: «Dyeberg ha i macchinari, una storia importante alle spalle e una rete di fornitori e vendita sviluppata. Noi una conoscenza e esperienza del materiale già applicato al tessile anche se in modo diverso. Ora uniamo le forze per dare vita ad un progetto nuovo».

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