Disastro di Pioltello, sabato il ricordo
«Dossier sulla sicurezza delle ferrovie»

Nella tragedia del treno del 2018 hanno perso la vita tre donne. La cerimonia a Caravaggio. «Il Consiglio regionale discuta lo stato della rete».

«Il diritto alla sicurezza sui treni deve essere garantito senza se e senza ma. Le nostre pendolari che hanno perso la vita, non devono essere ricordate solo per le statistiche della sicurezza e degli incidenti. Le persone non sono numeri, sono vite: valori inestimabili che i loro famigliari non avranno mai più indietro». Si chiude così il comunicato unitario dei vari comitati pendolari della Lombardia all’approssimarsi del 2° anniversario della tragedia di Pioltello.

Tre nomi rimasti nella memoria di tutti, quelli delle vittime. Giuseppina Pirri aveva 39 anni ed era di Capralba, Ida Milesi 61, Pierangela Tadini 51: entrambe di Caravaggio. Erano a bordo del treno 10452 che da Cremona portava a Milano: tre carrozze deragliate poco dopo la stazione di Pioltello, a causa di «uno spezzone di rotaia di 23 centimetri che si è spezzato» ricordano i pendolari.

Sabato saranno passati 2 anni dalla tragedia e i familiari insieme ai pendolari di quella linea saranno ancora lì a ricordarle. Alle 9,15 l’appuntamento è alla stazione di Capralba, nel cremonese, appena al di là del confine: alle 9,40 si salirà sul treno per scendere a Caravaggio 5 minuti dopo e dalla stazione raggiungere in corteo largo Cavenaghi per la cerimonia conclusiva. Ma soprattutto «per non dimenticare, per chiedere verità, giustizia e sicurezza» scrivono i pendolari.

«Doveva essere sicuro»

«Quell’incidente è costato la vita a Ida, Giuseppina e Pierangela: tre donne lavoratrici, pendolari che quotidianamente affrontavano una dura giornata lavorativa nelle peripezie dei viaggi quotidiani» prosegue il comunicato unitario. «Avevano scelto di prendere il treno, che nonostante tutto è e dovrebbe essere il mezzo più sicuro rispetto alla macchina. Quella mattina però la fatalità è diventata tragica realtà. Quel treno che correva verso Milano, ha finito la sua corsa in mezzo ad un campo e le nostre pendolari in un attimo hanno perso tutto, vite, sogni e speranze».

Una tragedia che ha segnato profondamente tutti, le famiglie delle vittime, i «97 tra feriti gravi e lievi che hanno subito traumi psicologici e disturbi da stress come indicato nell’inchiesta». Finora «stando alle evidenze dell’inchiesta, la Procura ha contestato la responsabilità di dipendenti e tecnici Rfi e dell’Agenzia Nazionale per la sicurezza delle Ferrovie». Nell’attesa che la giustizia faccia il suo corso (sperando che sia più veloce della media Trenord), i pendolari chiedono a gran voce una cosa sola: sicurezza.

Il pericolo corre sui binari

«Chiediamo pertanto a Regione Lombardia, nella persona del presidente Attilio Fontana, all’assessore ai trasporti (la bergamasca Claudia Terzi - ndr) e all’intera aula di portare al primo Consiglio regionale, un dossier sullo stato della rete lombarda, con le criticità ancora presenti e quelle risolte».

In realtà, tecnicamente parlando, questo dossier sarebbe di competenza Rfi (la società delle ferrovie che si occupa delle infrastrutture, binari in primis) che a sua volta dovrebbe girarla alla Regione. Che pare si sia già mossa autonomamente, e da tempo, in questa direzione, ma le risposte probabilmente non sono quelle attese dai pendolari. Vero è che Rfi ha già relazionato 2 volte su investimenti previsti, manutenzione compresa, in sede di 5ª Commissione consiliare, ma i pendolari chiedono qualcosa di più mirato sulla sicurezza e nel posto più importante della Regione, il Consiglio. Una richiesta solo apparentemente simbolica.

Anche perché i guasti sulla rete non sono purtroppo un episodio isolato: il 13 ottobre scorso tra Casaletto Vaprio e Crema, sulla Treviglio-Cremona c’è stata la rottura di una ganascia del binario e a settembre dell’anno prima un giunto si era rotto tra Monza e Arcore. Fortunatamente non ci sono state vittime, ma la paura rimane. E sabato il ricordo di Giuseppina, Ida e Pierangela serve anche per ripetere, ancora una volta, «mai più».

© RIPRODUZIONE RISERVATA