
Fara Gera d’Adda, si ribalta col furgonato. Ubriaco, tira calci: arrestato
FARA GERA D’ADDA. Aveva un tasso alcolemico di 2,47. Prima ha rifilato uno schiaffo a un pompiere poi ha sputato a una carabiniera
Due cugini di origini marocchine sono finiti fuori strada mercoledì 3 settembre, poco dopo le 20, con il loro furgonato Volkswagen sulla provinciale 184 bis a Fara Gera d’Adda. Il mezzo ha sfondato il guardrail e si è ribaltato rimanendo in bilico su una piccola pendenza. I due sono rimasti feriti in modo lieve. Un uomo, 34 anni, residente a Gorgonzola (Milano), palesemente ubriaco (2,47 il tasso alcolemico rilevato un paio d’ore dopo l’incidente, ma alla guida del mezzo ha detto che c’era il cugino), ha dato in escandescenze aggredendo i soccorritori e alla fine è stato arrestato dai carabinieri di Fara Gera d’Adda per resistenza a pubblico ufficiale.
L’aggressione a una carabiniera
Giovedì il giudice Sara de Magistris ha convalidato l’arresto, scarcerando il giovane e disponendo nei suoi confronti l’obbligo di firma due volte la settimana. Il 34enne, artigiano edile, dopo l’incidente si è mostrato subito molto agitato. Ha rifilato uno schiaffo a uno dei vigili del fuco intervenuti per mettere in sicurezza il furgonato, poi ha minacciato i carabinieri e infine ha sputato addosso a una militare dell’Arma che cercava di calmarlo. È stato così ammanettato, ma neanche così si è calmato. Nonostante fosse a terra, scalciava i soccorritori che cercavano di sistemarlo su una barella per portarlo in ospedale. Si è allora deciso di mettergli un secondo paio di manette fissato alla cinghia dei calzoni perché non fosse più in grado di muovere le braccia. Per immobilizzare le gambe gli è stata invece applicata una fascetta da elettricista alle caviglie. Anche al pronto soccorso si è mostrato aggressivo.
La fatica di trovare testimoni
Il 34enne, che ha un precedente per guida di ebbrezza, ha detto di essere laureato in Matematica in Marocco e di essersi poi diplomato in un centro professionale in Italia. È sposato e ha una figlia di due anni e quattro mesi. «Avevo bevuto tre bottiglie di vino – ha spiegato durante l’interrogatorio di convalida –. Dopo l’incidente non mi ricordo più nulla. Prometto di non bere più, non vedo l’ora di riabbracciare la mia bimba», ha aggiunto in lacrime. Su richiesta del difensore Simona Prestipino, il processo per direttissima è stato aggiornato al 5 novembre. Dopo l’incidente sulla strada si era fermata una ventina di persone, alcune delle quali hanno chiamato i soccorsi, mentre altre fotografavano col cellulare il mezzo ribaltato. Successivamente i carabinieri hanno faticato a trovare qualcuno disposto a testimoniare.
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