Impianti sportivi, bufera bollette: «Nessun aiuto ma resistiamo»

Crisi energetica. La catena Sportpiù, con diecimila iscritti, si è vista triplicare le spese. Il titolare: la burocrazia non ci dà una mano, un anno per far allacciare il fotovoltaico.

Se il settore delle piscine pubbliche non se la passa bene, a causa dell’aumento dei costi energetici che fa seguito a due anni di chiusure dovute al Covid, non va meglio per le private. Come quelle, sia interne che esterne, di cui sono dotati i resort della catena del fitness Sportpiù costituita da sei strutture, compresi i city club, fra Bergamo, Curno, Cenate e Zingonia, nei confini di Verdellino (in ciascuna possono entrare solo i soci).

Una catena storica presente in Bergamasca dal 1982 con più di 10mila iscritti e che dà lavoro a circa 170 persone: «Nonostante questi numeri che danno l’idea dell’importanza sul territorio di realtà come la nostra – sostiene dal resort di Zingonia lo storico titolare Dario Gamba, 82 anni, che gestisce la catena insieme a figli e nipoti – noi per le nostre piscine, oltre che per le palestre, non abbiamo ricevuto aiuto da nessuno. E ne andiamo fieri. Giusto però farlo presente visto che nel caso di alcune piscine pubbliche vediamo che arrivano in salvataggio consistenti fondi pubblici».

Il riferimento è ad alcuni impianti natatori salvati recentemente dagli enti locali come la piscina di Osio Sotto riscattata dal Comune versando più di 3 milioni di euro e pagando pure circa 80mila euro di utenze lasciate dal precedente gestore. Anche per la catena Sport più il peso dell’aumento delle bollette energetiche comincia a farsi insostenibile.

Gli investimenti

Al centro di Zingonia la spesa rispetto l’anno scorso è triplicata, passando a trimestre da circa 8 a 25mila euro: «Pensate – evidenzia ancora Gamba – a un simile aumento moltiplicato per sei strutture. Pochi giorni fa io sono andato dalla mia commercialista con le bollette in mano e le ho domandato: “Come si fa a andare avanti così?” E lei mi ha risposto: “Bisogna resistere”».

Gamba è anche deluso dal fatto che gli investimenti fatti nel settore delle energie sostenibili non stanno dando il ritorno sperato: «Abbiamo speso – rivela – 350mila euro per dotare il resort di Zingonia di un impianto fotovoltaico che stiamo ancora pagando. E nonostante ciò ci arrivano bollette astronomiche. Certo è che la burocrazia non aiuta: ci abbiamo messo un anno per far allacciare i pannelli fotovoltaici alla rete elettrica: se si fossero mossi prima avremmo potuto almeno avere un anno di risparmi prima di affrontare la crisi energetica in cui ci troviamo ora».

I contributi

Da buon imprenditore Gamba non è però tipo a cui piace lamentarsi. Con i figli e i nipoti si è subito rimboccato le maniche: «Lo Stato – conclude – non ci aiuta e nemmeno i Comuni, se si escludono i contributi datici durante il Covid che, però, sono stati una goccia nel mare dei costi di gestione che abbiamo dovuto sostenere pur non lavorando. Noi vogliamo rimanere protagonisti sul territorio e, per questo motivo, per attirare nuova clientela continueremo ad avanzare proposte nuove. Speriamo davvero di farcela».

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